Questa mattina, al Giornale Radio Uno (quindi non Radio Mosca) si facevano i conti in tasca delle prime dichiarazioni di Berlusconi sul suo primo Consiglio dei Ministri: Silvio Berlusconi ha proposto l’abolizione dell’ICI sulla prima casa. L’ICI è un’imposta comunale, quindi i suoi soldi finiscono nelle tasse dei comuni italiani: ogni anno entrano nelle casse municipali circa dieci miliardi di euro, ovvero il 30% circa del loro intero bilancio. Imponendo l’abolizione dell’imposta sulla prima casa, ci sarà un taglio delle entrate di circa tre miliardi l’anno. Un’abolizione, come ho già fatto notare, che sarà comunque inutile per le famiglie italiane, visto che spendono in media poche centinaia di euro l’anno per questa imposta, a differenza dei ricchi proprietari di megaville.
Per legge, il bilancio deve quadrare, quindi i comuni avranno due strade: o aumentano le entrate (aumentando altre tasse o concedendo nuove licenze edilizie, completando la cementificazione dell’Italia) o tagliare i servizi. In alternativa, può essere lo Stato centrale a erogare nuovi finanziamenti, ma il problema sarebbe lo stesso: o alza le tasse o taglia le spese. Non oso neppure ricordare l’opzione tre: l’emissione di nuovo debito pubblico sarebbe il colpo di grazia per un Paese il cui intero PIL già non basta a coprire i suoi debiti, e che in questo senso è il peggior Paese del mondo, come ho già fatto notare.
L’altro provvedimento annunciato da Berlusconi è il bonus bebé: considerando che i bebé nati ogni anno in Italia sono circa 200mila, allo Stato toccherà sborsare almeno altri 200 milioni di euro (non so come la prenderà la Lega, visto che questi soldi finiranno anche nelle tasche di extracomunitari e romeni).
Non dimentichiamo poi la bomba sganciata da Berlusconi nell’ultimo giorno di campagna elettorale: l’abolizione del bollo auto. Per mettere in atto questa mossa, occorrono altri quattro miliardi di euro l’anno, portando a poco più di sette miliardi di euro il denaro che Berlusconi dovrà trovare per queste manovre.
Già oggi Berlusconi ha ammesso che si dovranno adottare decisioni impopolari: il pesce comincia a puzzare, e sono passati solo due giorni. Non solo: è addirittura preoccupato che i conti pubblici lasciati in eredità dal centrosinistra non siano buoni, e incaricherà una due diligence di soggetti indipendenti, al fine di verificare la situazione. Mi pare metta già le mani avanti: «Non possiamo mantenere le promesse a causa del buco della sinistra», quindi non sarà certo colpa del fatto che l’ha sparata troppo grossa, salvo accorgersi di non potercela fare. Staremo a vedere: nel caso accada, comunque, so già come rispondere.
Dopo questa mera considerazione matematica, faccio qualche considerazione personale: l’arrivo di Berlusconi rischia di produrre una compressione delle entrate dello Stato. Nelle sue parole, Berlusconi ha spesso affermato che gli italiani sono incoraggiati ad evadere a causa delle tasse troppo alte, ma abbiamo già visto che negli ultimi due anni, con Prodi, chi ha pagato più tasse sono stati i più ricchi (e a maggior ragione Berlusconi, che era il più ricco d’Italia): ma le parole di Berlusconi, affermando ciò, possono (e probabilmente lo faranno) innescare un processo di giustificazione dell’evasione, rafforzata dal fatto che il precedente governo Berlusconi ha abusato dello strumento del condono. Risultato: compressione delle entrate dello Stato, e ancora meno soldi per attuare il faraonico programma del PdL. Qualcuno penserà che sto esagerando, ma è stato già dimostrato che questo effetto, con Berlusconi, si è sempre avuto, e i proclami fatti sinora hanno effettivamente tale conseguenza.
Magari troverà qualche espediente per far quadrare i conti: possiamo solo sperare che essi non siano troppo dannosi.
Dreaming Argentina…
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