La guerra di Alitalia che distruggerà il Paese

La questione Alitalia è ormai una guerra, non più una trattativa. I partecipanti sono la Compagnia Aerea Italiana che vuole rilevare solo ciò che è buono, il Governo che vuole dargliela e i sindacati che devono tutelare i propri iscritti. A guardare rimangono i cittadini italiani, che pagheranno tutto quanto c’è di brutto. A pagare siamo sempre noi, ma non è una novità. Il problema, semmai, riguarda il futuro.

Da ormai una settimana i tre eserciti sono seduti al tavolo delle trattative. La CAI dice che “o si mangia questa minestra o saltate (voi) dalla finestra”. I sindacati dicono che piano industriale ed esuberi sono poco trasparenti e senza garanzie. Fantozzi, commissario di Alitalia, si schiera con la CAI: sindacati, o firmate o butto i vostri iscritti sulla strada. Il Governo cerca di mediare, ma sta più con la CAI che con i lavoratori.

Vedevo Tremonti, a Ballarò, qualche giorno fa: qualcuno gli chiedeva il conto, delle spiegazioni. “Perché è fallita la trattativa con AirFrance, che avrebbe rilevato beni, debiti e avrebbe licenziato meno di un terzo delle persone che vuole licenziare la CAI?” Tremonti glissava: non c’è più AirFrance, non parliamo di AirFrance! La soluzione AirFrance, infatti, avrebbe permesso di non caricare il Paese di nuovi debiti, avremmo migliorato le condizioni degli italiani, che invece pagheranno sempre di più per avere gli stessi servizi (e forse meno) che avevano prima (perché gli interessi sui debiti si mangiano un terzo di quello che paghiamo per la Pubblica Amministrazione). Ma questo nessuno lo dice. E mi pare ovvio.

Ma torniamo alla trattativa. La CAI dice che non vuole trattare, che l’offerta è quella, prendere o lasciare. Fantozzi e il Governo dicono che l’alternativa è il fallimento.

Dall’altra parte i sindacati rischiano di implodere. Se firmano un contratto del genere, il sindacato perderà tutta la credibilità, e questo, se ancora è possibile, peggiorerà la situazioni dei lavoratori, che perderanno potere durante la contrattazione con le imprese: meno stipendi, meno assicurazioni, meno sicurezza, meno tutto.

Se invece non firmano, allora gli organi d’informazione di governo (la RAI) e di Forza Italia (Mediaset) entreranno in campo annunciando che i sindacati sono i cattivi, che vogliono la rovina di Alitalia, che vogliono buttare sul lastrico migliaia di lavoratori. Alcuni organi di informazione già lo stanno facendo: attacchi preventivi per fare pressioni sul sindacato.

In entrambi i casi, il sindacato, e con esso i lavoratori, ne usciranno a pezzi. Questa strategia suicida sarà la nostra rovina. Pensateci: sindacati, governo e imprese si incontrano periodicamente per discutere degli stipendi dei lavoratori, per adeguarli all’inflazione. Le imprese fanno un’offerta “prendere o lasciare”, il Governo fa finta di mediare e intanto istruisce i media per fare pressioni sul sindacato, e il sindacato o firma perdendo credibilità o non firma esponendosi agli attacchi dei presunti giornalisti al servizio del signorotto.

Una volta si trattava: le imprese volevano dare poco, i sindacati volevano molto, il Governo interveniva e alla fine si trovava un accordo nel mezzo (qualche volta un po’ a favore delle imprese, altre volte dei sindacati, dipendeva dal Governo in carica, ma era un gioco che, tutto sommato, funzionava).

Oggi invece siamo al ricatto sotto l’egida del Governo (che tanto si sa, gli iscritti ai sindacati votano a sinistra, sono dei comunisti mangiabambini, giusto?).

Che questo Governo Berlusconi sia a favore delle imprese lo sapevamo: il Presidente del Consiglio possiede televisioni, case editrici, case cinematografiche, giornali, squadre di calcio, chi più ne ha più ne metta. Come imprenditore e capo del Governo, poi, deve costantemente tenere d’occhio gli interessi in gioco (i suoi, in particolare). Le autostrade necessitano di un nuovo regolamento? Detto-fatto: un regolamento a uso e consumo dei Benetton, che in cambio sono entrati nell’affare Alitalia (spirito patriottico, avevano detto, tsé). L’autorità antitrust si è incazzata: in questo modo i pedaggi aumenteranno! Ma in fondo chissenefrega, noi ricchi viaggiamo in elicottero.

E questo è solo un esempio.

A conti fatti, l’unica cosa che potrebbe salvarci è l’intervento di un quarto: una seconda cordata che decida di intervenire con un piano migliore.

Il problema, ovviamente, rimane la Legge: manca una sollecitazione delle offerte da parte di presunti acquirenti. Fantozzi, commissario di Alitalia, afferma che chi vuole può farsi avanti, ma la Legge speciale approvata dal Governo prevede procedure assai poco trasparenti, volte a favorire la cordata della CAI, nel più breve tempo possibile, anche a spese dell’efficienza e delle tasse a carico della cittadinanza.

Berlusconi, infatti, rischia di rimanere fregato: se esiste davvero questa seconda cordata, cui parteciperebbero anche i lavoratori con il loro TFR, e riuscisse a rilevare Alitalia, il nostro Silvio perderebbe credibilità, il sindacato riuscirebbe a smarcarsi da una situazione spinosa, alla faccia di Studio Aperto, mentre tutti gli imprenditori cui Berlusconi ha assicurato favori in cambio del salvataggio di Alitalia (Benetton compresi) potrebbero smarcarsi dalla vicenda e vivere felici e contenti, portando a casa misure favorevoli alle proprie imprese e lasciando Silvio con un palmo di naso.

La seconda cordata potrebbe addirittura salvare le tasche degli italiani. Ma questo non deve succedere. Dobbiamo salvare re Silvio: la seconda cordata non s’ha da fare!

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15 Comments

  1. Certo, Tooby: l’importante è svendere ai francesi, così l’identità e la faccia della Nazione, già duramente prese a mazzate dai tuoi amici (si legga Guzzanti, Grillo e compagnia bella), le buttiamo nella prima discarica che ci è rimasta (suggerirei Roma Malagrotta, altrimenti a Napoli si direbbe che Berlusconi, dopo aver risolto l’emergenza rifiuti, la vuole ricreare). La colpa dell’insuccesso della trattativa è dei sindacati, magnaccia dediti all’adorazione del dio denaro, che sperperano i fondi destinati all’emergenza morti bianche per i loro impellenti bisogni di lusso, e che dei lavoratori se ne fregano altamente. «Sindacati, ladri legalizzati»; e non parlo solo della CISL, ma anche della UIL, UGL, CGIL, e quale e quante siano le diavolerie che si celano dietro queste sigle. I lavoratori, poveri ingenui, si fidano di questi uomini in giacca e cravatta che dicono di difendere i loro interessi, quando invece Bonanni & Co. glielo mettono direttamente nelle regioni oscure sotto l’osso sacro. Ma smettiamola di incolpare gli industriali e Berlusconi e chi produce forza lavoro: la colpa è dei sindacati. I sindacati andrebbero aboliti, tanto sono inutili, anzi, sono deleteri per i lavoratori e tutto il Paese, oppure, soluzione molto più democratica (e che non susciterebbe le reazioni finto-incazzate di quell’analfabeta di Di Pietro), tutti gli iscritti dovrebbero stracciare le tessere e creare loro una unica, grande, popolare e vera associazione che difenda i diritti di chi lavora. Il vero sindacalista dovrebbe anch’esso essere un operaio, con la tuta sporca d’olio, e non un bell’uomo tutto fard e cravatte da 250 € cadauna, uno che conosce realmente i problemi di chi lavora, e non che se li immagina. A questo punto, lasciamelo dire, ma è molto più sindacalista la Chiesa di Epifani e compagni.

  2. Certo, Tooby: l’importante è svendere ai francesi, così l’identità e la faccia della Nazione, già duramente prese a mazzate dai tuoi amici (si legga Guzzanti, Grillo e compagnia bella), le buttiamo nella prima discarica che ci è rimasta (suggerirei Roma Malagrotta, altrimenti a Napoli si direbbe che Berlusconi, dopo aver risolto l’emergenza rifiuti, la vuole ricreare). La colpa dell’insuccesso della trattativa è dei sindacati, magnaccia dediti all’adorazione del dio denaro, che sperperano i fondi destinati all’emergenza morti bianche per i loro impellenti bisogni di lusso, e che dei lavoratori se ne fregano altamente. «Sindacati, ladri legalizzati»; e non parlo solo della CISL, ma anche della UIL, UGL, CGIL, e quale e quante siano le diavolerie che si celano dietro queste sigle. I lavoratori, poveri ingenui, si fidano di questi uomini in giacca e cravatta che dicono di difendere i loro interessi, quando invece Bonanni & Co. glielo mettono direttamente nelle regioni oscure sotto l’osso sacro. Ma smettiamola di incolpare gli industriali e Berlusconi e chi produce forza lavoro: la colpa è dei sindacati. I sindacati andrebbero aboliti, tanto sono inutili, anzi, sono deleteri per i lavoratori e tutto il Paese, oppure, soluzione molto più democratica (e che non susciterebbe le reazioni finto-incazzate di quell’analfabeta di Di Pietro), tutti gli iscritti dovrebbero stracciare le tessere e creare loro una unica, grande, popolare e vera associazione che difenda i diritti di chi lavora. Il vero sindacalista dovrebbe anch’esso essere un operaio, con la tuta sporca d’olio, e non un bell’uomo tutto fard e cravatte da 250 € cadauna, uno che conosce realmente i problemi di chi lavora, e non che se li immagina. A questo punto, lasciamelo dire, ma è molto più sindacalista la Chiesa di Epifani e compagni.

  3. l’importante è svendere ai francesi, così l’identità e la faccia della Nazione, già duramente prese a mazzate dai tuoi amici (si legga Guzzanti, Grillo e compagnia bella), le buttiamo nella prima discarica che ci è rimasta → La faccia l’abbiamo già persa da tempo, e continueremo a perderla perché abbiamo un debito che ci azzoppa. Poi su Guzzanti, Grillo e compagnia bella tu continui a vedere la forma, ma non la sostanza (ah, addirittura McCain ci ha preso per il culo ieri notte per la mancata archiviazione della posizione della Guzzanti, senza dimenticare il fatto che in Italia ci sono problemi con l’espressione del pensiero…se addirittura McCain ci piglia in giro, la faccia si è già spostata più in basso).

    La colpa dell’insuccesso della trattativa è dei sindacati → I sindacati difendono i lavoratori. Come ho già detto si deve trattare, ma la CAI e il governo dicono che la minestra è questa e devono mangiarsela.

    Magnaccia dediti all’adorazione del dio denaro, che sperperano i fondi destinati all’emergenza morti bianche per i loro impellenti bisogni di lusso, e che dei lavoratori se ne fregano altamente. → Sei disinformato: fidati di uno che ha un padre, uno zio e (aveva) un nonno sindacalisti. I sindacati non sono il padre eterno, ma sono lì per trattare, non per essere dei semplici controfirmatari di decisioni prese altrove. Ti ricordo che la parte debole sono i lavoratori, non le imprese.

    I lavoratori, poveri ingenui, si fidano di questi uomini in giacca e cravatta che dicono di difendere i loro interessi, quando invece Bonanni & Co. glielo mettono direttamente nelle regioni oscure sotto l’osso sacro. → Torniamo alla questione precedente: conosco un sacco di colleghi di mio padre, visto che sono andato con mio padre a vederlo lavorare sin da quando ero piccolo, che ogni giorno aiutano i lavoratori, gli offrono assistenza legale, gli compilano dichiarazioni dei redditi e altre scartoffie indegne e offrono un sussidio a una marea di extracomunitari che di solito non sanno manco l’italiano (giusto un po’ di napoletano). Quindi sciacquati la bocca prima di parlare dei sindacati: quel poco che ancora hanno gli italiano lo devono a loro, non a Prodi, Berlusconi o Confindustria.

    Ma smettiamola di incolpare gli industriali e Berlusconi e chi produce forza lavoro → Al posto di forza lavoro, mettici schiavi. Hai letto che gli italiani hanno gli stipendi più bassi d’Europa, stipendi che non crescono da vent’anni? La colpa è dei sindacati pure questo? Strano, ricordavo che i sindacati hanno sempre chiesto aumenti salariali, non diminuzioni. Sarò scemo io. Le imprese, ti informo, che dalla legge Biagi in poi hanno creato nuovi posti di lavoro a mille euro l’uno. Svegliati, Ste, torna nel mondo reale, dove i lavoratori dipendenti muoiono di fame.

    la colpa è dei sindacati. I sindacati andrebbero aboliti, tanto sono inutili, anzi, sono deleteri per i lavoratori e tutto il Paese oppure, soluzione molto più democratica (e che non susciterebbe le reazioni finto-incazzate di quell’analfabeta di Di Pietro), tutti gli iscritti dovrebbero stracciare le tessere e creare loro una unica, grande, popolare e vera associazione che difenda i diritti di chi lavora. → E bravo il mio fascista…faccetta neeeeraaaaa, sarai romaaaaanaaaaa… studia un po’ di storia, ogni tanto, vedrai chi ha inventato soluzioni simili.

    Il vero sindacalista dovrebbe anch’esso essere un operaio, con la tuta sporca d’olio, e non un bell’uomo tutto fard e cravatte da 250 € cadauna, → Informiamo la gentile clientela che l’Ottocento è passato da un pezzo e gli operai, oggi, sono una minoranza: le categorie più numerose sono i dipendenti pubblici…o vuoi che mettano una tuta anche loro. In ogni caso, gli alti dirigenti, tipo Epifani, è gente che, ovviamente, deve occuparsi solo del sindacato, dove conta anche l’apparenza (dopotutto Berlusconi in tuta a palazzo Chigi come quando passeggia ad Arcore con quattro amichette non si è ancora visto…per fortuna). Ma già se scendiamo a livello provinciale, i sindacalisti sono lavoratori (lo zio di cui sopra, oltre a tutelare gli interessi degli autoferrotranvieri, è egli stesso un autista di autobus). Disinformato.

    è molto più sindacalista la Chiesa di Epifani e compagni. → Quando Benedetto comincerà a dire: «Silvio caro, in Italia ci sono troppi precari e gente che fa la fame, devi abolire la legge Biagi, perché sono i dipendenti a tenere a galla l’Italia con le tasse e non le industrie, che creano casseforti per i profitti in Lussemburgo e alle Cayman (come fai anche tu del resto)», allora avrai detto qualcosa di sensato.

    (Ti prego, passa più spesso da queste parti: i tuoi interventi mi fanno sempre morire dal ridere per le scemenze che dicono 🙂 )

  4. l’importante è svendere ai francesi, così l’identità e la faccia della Nazione, già duramente prese a mazzate dai tuoi amici (si legga Guzzanti, Grillo e compagnia bella), le buttiamo nella prima discarica che ci è rimasta → La faccia l’abbiamo già persa da tempo, e continueremo a perderla perché abbiamo un debito che ci azzoppa. Poi su Guzzanti, Grillo e compagnia bella tu continui a vedere la forma, ma non la sostanza (ah, addirittura McCain ci ha preso per il culo ieri notte per la mancata archiviazione della posizione della Guzzanti, senza dimenticare il fatto che in Italia ci sono problemi con l’espressione del pensiero…se addirittura McCain ci piglia in giro, la faccia si è già spostata più in basso).

    La colpa dell’insuccesso della trattativa è dei sindacati → I sindacati difendono i lavoratori. Come ho già detto si deve trattare, ma la CAI e il governo dicono che la minestra è questa e devono mangiarsela.

    Magnaccia dediti all’adorazione del dio denaro, che sperperano i fondi destinati all’emergenza morti bianche per i loro impellenti bisogni di lusso, e che dei lavoratori se ne fregano altamente. → Sei disinformato: fidati di uno che ha un padre, uno zio e (aveva) un nonno sindacalisti. I sindacati non sono il padre eterno, ma sono lì per trattare, non per essere dei semplici controfirmatari di decisioni prese altrove. Ti ricordo che la parte debole sono i lavoratori, non le imprese.

    I lavoratori, poveri ingenui, si fidano di questi uomini in giacca e cravatta che dicono di difendere i loro interessi, quando invece Bonanni & Co. glielo mettono direttamente nelle regioni oscure sotto l’osso sacro. → Torniamo alla questione precedente: conosco un sacco di colleghi di mio padre, visto che sono andato con mio padre a vederlo lavorare sin da quando ero piccolo, che ogni giorno aiutano i lavoratori, gli offrono assistenza legale, gli compilano dichiarazioni dei redditi e altre scartoffie indegne e offrono un sussidio a una marea di extracomunitari che di solito non sanno manco l’italiano (giusto un po’ di napoletano). Quindi sciacquati la bocca prima di parlare dei sindacati: quel poco che ancora hanno gli italiano lo devono a loro, non a Prodi, Berlusconi o Confindustria.

    Ma smettiamola di incolpare gli industriali e Berlusconi e chi produce forza lavoro → Al posto di forza lavoro, mettici schiavi. Hai letto che gli italiani hanno gli stipendi più bassi d’Europa, stipendi che non crescono da vent’anni? La colpa è dei sindacati pure questo? Strano, ricordavo che i sindacati hanno sempre chiesto aumenti salariali, non diminuzioni. Sarò scemo io. Le imprese, ti informo, che dalla legge Biagi in poi hanno creato nuovi posti di lavoro a mille euro l’uno. Svegliati, Ste, torna nel mondo reale, dove i lavoratori dipendenti muoiono di fame.

    la colpa è dei sindacati. I sindacati andrebbero aboliti, tanto sono inutili, anzi, sono deleteri per i lavoratori e tutto il Paese oppure, soluzione molto più democratica (e che non susciterebbe le reazioni finto-incazzate di quell’analfabeta di Di Pietro), tutti gli iscritti dovrebbero stracciare le tessere e creare loro una unica, grande, popolare e vera associazione che difenda i diritti di chi lavora. → E bravo il mio fascista…faccetta neeeeraaaaa, sarai romaaaaanaaaaa… studia un po’ di storia, ogni tanto, vedrai chi ha inventato soluzioni simili.

    Il vero sindacalista dovrebbe anch’esso essere un operaio, con la tuta sporca d’olio, e non un bell’uomo tutto fard e cravatte da 250 € cadauna, → Informiamo la gentile clientela che l’Ottocento è passato da un pezzo e gli operai, oggi, sono una minoranza: le categorie più numerose sono i dipendenti pubblici…o vuoi che mettano una tuta anche loro. In ogni caso, gli alti dirigenti, tipo Epifani, è gente che, ovviamente, deve occuparsi solo del sindacato, dove conta anche l’apparenza (dopotutto Berlusconi in tuta a palazzo Chigi come quando passeggia ad Arcore con quattro amichette non si è ancora visto…per fortuna). Ma già se scendiamo a livello provinciale, i sindacalisti sono lavoratori (lo zio di cui sopra, oltre a tutelare gli interessi degli autoferrotranvieri, è egli stesso un autista di autobus). Disinformato.

    è molto più sindacalista la Chiesa di Epifani e compagni. → Quando Benedetto comincerà a dire: «Silvio caro, in Italia ci sono troppi precari e gente che fa la fame, devi abolire la legge Biagi, perché sono i dipendenti a tenere a galla l’Italia con le tasse e non le industrie, che creano casseforti per i profitti in Lussemburgo e alle Cayman (come fai anche tu del resto)», allora avrai detto qualcosa di sensato.

    (Ti prego, passa più spesso da queste parti: i tuoi interventi mi fanno sempre morire dal ridere per le scemenze che dicono 🙂 )

  5. io ho smesso di leggere l’intervento dopo aver visto “Berlusconi, dopo aver risolto l’emergenza rifiuti”. Tooby, hai fegato a leggere e a rispondere a commenti che non stanno né in cielo né in terra.

  6. io ho smesso di leggere l’intervento dopo aver visto “Berlusconi, dopo aver risolto l’emergenza rifiuti”. Tooby, hai fegato a leggere e a rispondere a commenti che non stanno né in cielo né in terra.

  7. In teoria il punto buono della vicenda sarebbero solo le tasse: se la nuova alitalia inizasse a guadagnare, i profitti sarebbero tassati qui in italia, e non all’estero… In realtà Alitalia ha sofferto di commissioni inutili, servizi inutili e personale inutile. Lo sapevi che le divise delle hostess sono state disegnate da stilisti? Immagina il costo.

    Si aggiungerebbe bene “e io pago…, e io pago…” di Alberto Sordi

  8. In teoria il punto buono della vicenda sarebbero solo le tasse: se la nuova alitalia inizasse a guadagnare, i profitti sarebbero tassati qui in italia, e non all’estero… In realtà Alitalia ha sofferto di commissioni inutili, servizi inutili e personale inutile. Lo sapevi che le divise delle hostess sono state disegnate da stilisti? Immagina il costo.

    Si aggiungerebbe bene “e io pago…, e io pago…” di Alberto Sordi

  9. @valepert: fin quando non presumo malafede, rispondo a tutti i commenti.^_^

    @Leonardo: Ciao, Leonardo, e grazie di essere passato. 🙂

    Il problema è proprio quello: le tasse. Saremo noi a pagare le tasse per il salvataggio di Alitalia, non Alitalia con i suoi guadagni. Il punto di break even (ovvero di pareggio, che si prevede possa arrivare entro tre anni) potrebbe non essere mai superato senza un piano industriale degno di questo nome e soprattutto sensato. Qui vogliono fare una compagnucola da quattro soldi che porti ministri e deputati da casa loro a Roma (vedi Scajola), invece che puntare sul lungo raggio, perché è lì che le compagnie low cost non possono arrivare e competere. A questo punto conveniva vendersi ad AirFrance: avremmo avuto lo stesso risultato, ma senza accollarci tutti i debiti della compagnia.

    Detto questo, se il punto di break even non viene superato, e di conseguenza non si fa profitto, anche le tasse non arriveranno mai (infatti non si possono tassare le perdite^_^).

  10. @valepert: fin quando non presumo malafede, rispondo a tutti i commenti.^_^

    @Leonardo: Ciao, Leonardo, e grazie di essere passato. 🙂

    Il problema è proprio quello: le tasse. Saremo noi a pagare le tasse per il salvataggio di Alitalia, non Alitalia con i suoi guadagni. Il punto di break even (ovvero di pareggio, che si prevede possa arrivare entro tre anni) potrebbe non essere mai superato senza un piano industriale degno di questo nome e soprattutto sensato. Qui vogliono fare una compagnucola da quattro soldi che porti ministri e deputati da casa loro a Roma (vedi Scajola), invece che puntare sul lungo raggio, perché è lì che le compagnie low cost non possono arrivare e competere. A questo punto conveniva vendersi ad AirFrance: avremmo avuto lo stesso risultato, ma senza accollarci tutti i debiti della compagnia.

    Detto questo, se il punto di break even non viene superato, e di conseguenza non si fa profitto, anche le tasse non arriveranno mai (infatti non si possono tassare le perdite^_^).

  11. comunque tooby, il debito italiano è in gran parte costituito dai bot. Non si protrebbe pian piano sostituirli con altri che hanno il “diritto di recessione” (tu studi economia, non so se si può fare)?

    Ps bel blog ho visto che tu usi wordpress vorrei usarlo anch’io ma non so come si fa, ho provato a scaricarlo ma non ci sono riuscito. E’ a pagamento?

  12. comunque tooby, il debito italiano è in gran parte costituito dai bot. Non si protrebbe pian piano sostituirli con altri che hanno il “diritto di recessione” (tu studi economia, non so se si può fare)?

    Ps bel blog ho visto che tu usi wordpress vorrei usarlo anch’io ma non so come si fa, ho provato a scaricarlo ma non ci sono riuscito. E’ a pagamento?

  13. @Leonardo: Il debito italiano non è costituito solo da BOT, ma anche da altri titoli (BTP, CCT, CTZ, etc) e anche prestiti e mutui accesi dallo Stato centrale, dalle Regioni, dalle provincie, dai Comuni e dagli enti pubblici. Alcuni si rimborsano dopo pochi mesi, altri dopo molti anni, alcuni a rate, altri in un’unica soluzione alla scadenza.

    Tutti questi titoli hanno comunque un carattere comune: sono debiti, e i debiti vanno ripagati. Il nostro problema è che non ce la facciamo a pagarli tutti, quindi per pagare i debiti scaduti emettiamo nuovo debito e quindi maggiori interessi da pagare.

    Lo Stato può in un qualunque momento decidere di non pagare più (come fece l’Argentina nel 2001). Il problema è che se lo fa poi, quando ci servirà di nuovo avere dei debiti (per costruire strade e altre infrastrutture), non ci saranno soldi per farlo.

    Il debito pubblico è una questione che va affrontata, perché ogni anno ognuno di noi spende più di mille euro per pagare solo gli interessi sul debito: la soluzione è bloccare l’emissione di nuovo debito e pagare quello che c’è adesso. Ci vuole un’opera di ristrutturazione del debito pubblico, che però i governi di centrodestra non vogliono fare (per l’antico detto che afferma: “i cittadini di domani non votano oggi, quindi il debito sarà un problema loro quando noi saremo morti”). L’ultimo governo Prodi ci stava provando (alzando le tasse ai ricchi e facendole pagare ai falsi poveri), ma l’opera è abortita (e dalla bozza di manovra triennale approvata pochi mesi fa il Governo non si è impegnato in tal senso).

    Quanto a WordPress, puoi crearti un blog all’indirizzo http://it.wordpress.com/ . Se invece possiedi un tuo sito web (non quelli offerti da Spaces, bensì quelli offerti da Altervista o Netsons – gratuiti o a pagamento), puoi partire da questo sito http://www.wordpress-it.it/ . Se ti servono altre indicazioni più dirette, ti invito a visitare la pagina Info di questo blog (in alto, sotto il titolo 🙂 ).

  14. @Leonardo: Il debito italiano non è costituito solo da BOT, ma anche da altri titoli (BTP, CCT, CTZ, etc) e anche prestiti e mutui accesi dallo Stato centrale, dalle Regioni, dalle provincie, dai Comuni e dagli enti pubblici. Alcuni si rimborsano dopo pochi mesi, altri dopo molti anni, alcuni a rate, altri in un’unica soluzione alla scadenza.

    Tutti questi titoli hanno comunque un carattere comune: sono debiti, e i debiti vanno ripagati. Il nostro problema è che non ce la facciamo a pagarli tutti, quindi per pagare i debiti scaduti emettiamo nuovo debito e quindi maggiori interessi da pagare.

    Lo Stato può in un qualunque momento decidere di non pagare più (come fece l’Argentina nel 2001). Il problema è che se lo fa poi, quando ci servirà di nuovo avere dei debiti (per costruire strade e altre infrastrutture), non ci saranno soldi per farlo.

    Il debito pubblico è una questione che va affrontata, perché ogni anno ognuno di noi spende più di mille euro per pagare solo gli interessi sul debito: la soluzione è bloccare l’emissione di nuovo debito e pagare quello che c’è adesso. Ci vuole un’opera di ristrutturazione del debito pubblico, che però i governi di centrodestra non vogliono fare (per l’antico detto che afferma: “i cittadini di domani non votano oggi, quindi il debito sarà un problema loro quando noi saremo morti”). L’ultimo governo Prodi ci stava provando (alzando le tasse ai ricchi e facendole pagare ai falsi poveri), ma l’opera è abortita (e dalla bozza di manovra triennale approvata pochi mesi fa il Governo non si è impegnato in tal senso).

    Quanto a WordPress, puoi crearti un blog all’indirizzo http://it.wordpress.com/ . Se invece possiedi un tuo sito web (non quelli offerti da Spaces, bensì quelli offerti da Altervista o Netsons – gratuiti o a pagamento), puoi partire da questo sito http://www.wordpress-it.it/ . Se ti servono altre indicazioni più dirette, ti invito a visitare la pagina Info di questo blog (in alto, sotto il titolo 🙂 ).

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