Una si chiama Berlusconi. Se sono abbastanza sicuro che (al netto di sorprese) Bersani andrà a Palazzo Chigi è perché so che Berlusconi non ha il benché minimo interesse a vincere: in questo contestostorico un governo Berlusconi si ritroverebbe ad un bivio. Da un lato fare la cosa giusta (cioè quanto farebbe il governo Bersani) e deludere l’elettorato che sperava che B. eliminasse IMU, bollo auto, IVA e, perché no?, anche l’IRPEF, tanto paga la mafia, e quindi essere costretto a rientrare negli spogliatoi per sempre; dall’altro fare la cosa sbagliata, abolire le tasse sperando che il deficit pubblico (e gli investitori) non se ne accorgano, rivedere lo spread a 600 ed essere di nuovo costretto a lasciare Palazzo Chigi. Per cui a B. conviene perdere, lasciare che la colpa delle tasse ricada su Monti e Bersani (a maggioranza risicata in Senato) e intanto tenere in Parlamento abbastanza servi da potere difendere gli interessi giudiziari e televisivi del grande capo e magari sabotare qua e là le velleità di legislatura costituente. Così, tempo due o tre anni, Bersani cade sotto i colpi della sua risicata maggioranza (ci arriviamo) e i falliti di centrodestra potranno tornare al potere, ancora una volta coi conti bonificati dalla sinistra: è lo stesso giochino che si è ripetuto nel 1993, nel 2001 e nel 2008. La sinistra bonifica, Silvio distrugge.
L’altra incognita si chiama Vendola, che è la controparte di Maroni a sinistra, per quanto riguarda l’analfabetismo economico. Fatto sta che il governatore pugliese probabilmente sottoscriverà il documento della CGIL (probabilmente redatto da Filo Sganga), che prevede un poderoso aumento della spesa pubblica e della pressione fiscale e un taglio dei sussidi alle imprese, che avrà come conseguenza sperata un aumento della spesa pubblica (in un Paese in cui la spesa pubblica è già enorme e di pessima qualità) e come conseguenza reale la fuga di imprese e capitali all’estero e il soffocamento dei lavoratori attraverso il nodo scorsoio fiscale. Ma ci ritorneremo quando l’avranno approvato, se avrò tempo.
Posto che un’alleanza coi centristi sarà inevitabile, l’unico modo che ha Bersani per evitare le manette è cercare di allargare quanto più è possibile i propri consensi. Piuttosto che inventarsi fantomatici patti di desistenza, lasci che sia Vendola a raccattare i voti di Ingroia e del suo pollaio comunista-dipietrista, mentre lui pensi a prendersi quelli di Monti, al fine di spingere quest’ultimo ad arginare Berlusconi (questione probabilmente già messa sul tavolo con il ritiro della candidatura del direttore di Gay.tv: se vuoi il voto dei moderati, non puoi candidare un omosessuale dichiarato. Puoi candidare mafiosi, gente che ha due famiglie, gente che si droga, gente che spara su LGBT e poi va coi trans, puoi anche candidare omosessuali sposati in un matrimonio eterosessuale finto, ma omosessuali dichiarati no, altrimenti il moderato, timorato di Dio, sempre a messa la domenica, mafioso, con due famiglie, cocainomane e/o ipocrita s’indigna e non ti vota).
Ma per fare tutto questo serve andare all’attacco, non dormire e fare le signorine che non vogliono sporcare il vestito buono: questa è una campagna elettorale in cui il letame viene continuamente sparato dai ventilatori, pensare di vincerla giocando sulla difensiva è pura utopia.
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Nessuno ha un programma economico convincente; quello del PD poggia su di un punto debole: il dare per scontato che l’attuale atteggiamento della Germania sia demagogia elettorale destinata a sparire dopo le elezioni. Ma è solo una speranza.
Io mi preparerei invece allo scenario peggiore. Se poi quello migliore dovesse verificarsi, tanto meglio. Ma rischiamo di ritrovarci nel 2014 ancora in recessione e con un tasso di disoccupazione al 15%.
Più che sparire, quell’atteggiamento dovrebbe venire ridotto a più miti consigli: al momento se uno afferma di voler rinunciare alla conquista economica d’Europa rischia di essere penalizzato alle elezioni. Passata la sbornia, il prossimo governo potrà fare i conti con la realtà: già adesso il governo sta affrontando il rallentamento dell’economia tedesca, rinvenendo cause esogene, sia pure invertite (le chiamano “colpe di certi Paesi dell’Eurozona”).
Questo sarà ancora più vero se la Germania si allineerà al vento di sinistra (anche se rischiamo di avere altri tipi di problemi).