Il MINIstro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha preso la palla al balzo: visto che l’Italia è stata obbligata ad adeguare ((Praticamente verso l’alto.)) l’età di pensionamento delle donne a quella degli uomini, ha deciso di addossarsene il merito, aiutato anche dai giornali che hanno miracolosamente dimenticato la sentenza della CGCE. ((Per la cronaca, io sono favorevole, visto che per me parità fra uomini e donne significa parità di diritti, doveri, obblighi e tutto il resto.))
Ora, come ha detto .mau., è una gara al più paraculo combattuta da Brunetta e il Corriere della Sera contro i sindacati e, aggiungo io, Roberto Calderoli, i primi favorevoli, i secondi contrari, ma tutti dimentichi del fatto che l’obbligo proviene dalla più alta corte di giustizia dell’Unione Europea. Come se applicare le sentenze fosse un hobby da svolgere nel tempo libero. Ormai questo governo ritiene che la giustizia sia un varietà condotto da Pippo Baudo.
Quel che però mi preme notare è che questo governo appare particolarmente solerte quando si tratta di applicare le sentenze e le direttive europee quando queste sono favorevoli all’azione del governo: l’aumento dell’età pensionabile comporta, ad esempio, un risparmio per la Pubblica Amministrazione; oppure, volendo andare più indietro, l’aumento dell’IVA a SKY, che porterà ad un aumento (temporaneo e a breve termine) delle entrate statali (e di riflesso, aiuterà Mediaset).
Questa solerzia, però, non vale quando lo Stato non ci guadagna nulla direttamente, ma soprattutto non vale quando c’è rischio di ledere gli interessi del capo del governo. C’è un’altra sentenza della CGCE ((Oltre ad altre innumerevoli sentenze di tribunali italiani di ogni livello, oltre a un paio di procedure di infrazione aperte.)) che obbliga l’Italia a fare qualcosa: dare a Europa 7 le frequenze regolarmente vinte nel 1999 e mai ottenute, per far spazio alla rete del premier Silvio Berlusconi, Rete 4.
Il 16 dicembre il Consiglio di Stato (obbligato dalla succitata sentenza) dovrebbe decidere l’entità del risarcimento che spetta a Europa 7, la quale ha chiesto tre miliardi e rotti senza l’assegnazione delle frequenze oppure due miliardi e rotti con le frequenze. L’unica mossa del governo è stata togliere delle frequenze di prova a RaiUno per darle ad Europa 7. Sono frequenze che coprono “ben” il 10% della popolazione rispetto al 95% che spetta alle televisioni nazionali.
Alla fine noi cittadini non solo ci perderemo in pluralismo, ma anche in soldi, visto che quei miliardi di risarcimento dovremo pagarli noi ((Senza dimenticare le procedure pendenti, per le quali rischiamo qualche altro centinaio di milioni di euro)). Insomma, tutto il risparmio che il caro Brunetta dice di averci procurato grazie alla lotta ai fannulloni finirà (giustamente) nelle tasche di Europa 7.
Emilio Fede, da Rete 4, continuerà a trasmettere i proclami di Brunetta sul risparmio nella PA per tutti i secoli dei secoli. Che poi i soldi risparmiati finiranno a pagar multe, quello, di certo, non ce lo diranno.