Venerdì l’AGCOM, l’autorità garante per le comunicazioni, ha rilasciato dei documenti riguardanti il monitoraggio delle trasmissioni televisive di politica (telegiornali compresi). In molti si sono accorti dello squilibrio a favore del centrodestra, in particolar modo del suo capo, Silvio Berlusconi, il quale, lo ricordiamo casomai qualcuno ancora non lo sapesse, possiede metà del mercato televisivo italiano, mentre “governa” l’altra metà, quella pubblica.
Per non allungare troppo l’articolo con molti numeri, ho scritto una relazione in PDF in cui riporto i tempi di parola dedicati ai vari politici dei vari partiti all’interno dei telegiornali. Ho scelto il tempo di parola perché dubito che i politici dicano qualcosa contro sé stessi, come invece potrebbe accadere nel riportare la notizia.
Diciamolo tutto e subito. La regola non scritta “un terzo alla maggioranza, un terzo all’opposizione e un terzo al governo” è solo parzialmente rispettata. Infatti se è rispettata per la maggioranza, non lo è per l’opposizione, cui è stato dedicato molto meno del terzo previsto (circa il 38% in meno in termini relativi, il 10% in assoluti).
Come ci si potrebbe aspettare, però, grandissima è la differenza fra le reti di Berlusconi e quelle pubbliche. Mediaset, infatti, ha dedicato oltre il 70% del tempo al governo, e in particolare il caimano cannibale Berlusconi ha occupato le sue televisioni per un terzo del tempo. La vetta viene raggiunta dall’abusiva Rete 4 (capito perché Berlusconi vuole tenerla in vita a tutti i costi?), che ha lasciato parlare Berlusconi per il 44% del tempo, seguita da Italia 1, con il 33%.
Ribadisco che non sto parlando di parole riferite da altri, come i giornalisti nel presentare il servizio, bensì di parole uscite proprio dalla bocca di Silvio e gli altri politici, ovvero propaganda al 100%.
Se qualcuno avesse ancora dubbi sulla imparzialità dei telegiornali (ma anche gli approfondimenti, che non ho preso in esame, non scherzano), immagino che adesso se li sia tolti. La bilancia dell’informazione pende inesorabilmente a favore di Berlusconi.
Serviva l’AGCOM perché, dopo Di Pietro, se ne accorgesse anche Veltroni, che poco fa ha detto che «La tv è schierata come mai non si è visto» (è lecito credere che il non in corsivo sia ridondante, non so per colpa di Veltroni o del giornalista) e «la presenza del governo e della maggioranza è al 70%, ecco perché il consenso è così grande. E’ uno squilibrio inaccettabile».
La televisione è il mezzo più importante per comunicare e informare. Il pluralismo è l’antitesi dei regimi dittatoriali (rossi o neri non importa) e Berlusconi sta allegramente sotterrandolo. Stavolta sono i numeri a parlare, non le opinioni.
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