(Ripubblico l’articolo uscito martedì, poiché a causa di un problema tecnico risultava monco. Chiedo scusa)
Le varie minacce di Renato Schifani e degli organi di stampa di casa Berlusconi per far cadere Gianfranco Fini o andare ad elezioni anticipate mi fanno ridere, in verità.
I richiami alla compattezza della maggioranza comportano la minaccia della fine della legislatura, ed è evidente. Lo schema è piuttosto semplice: vado alle elezioni, mi faccio assolvere dal popolo e continuo a governare come se niente fosse. Peccato però che questo disegno incontri un piccolo ostacolo. Anzi, molti piccoli ostacoli.
Come si può arrivare alle elezioni? Innanzitutto, Silvio Berlusconi deve cadere o per un voto di sfiducia della sua maggioranza (che io vedo assai improbabile) o per sue dimissioni volontarie (altrettanto improbabile, visto che verrebbe meno il legittimo impedimento). Dopodiché la parola passa al Quirinale: Giorgio Napolitano, secondo la Costituzione, ha il dovere di verificare se può formarsi una maggioranza stabile attorno a un’altra persona. Se esce fuori che un uomo o una donna può contare sul sostegno di almeno la metà più uno di deputati e senatori, allora non si va alle urne, si avrà, al massimo, un governo tecnico che faccia delle riforme. Probabilmente sarebbe questo lo scenario, perché tutti sanno (e possono approfittarne) che il Paese è in crisi economica, che ha bisogno di riforme e che non si può sottostare ai capricci di un tizio il cui unico scopo nella vita, ormai, è non farsi processare.
Inutile tirare fuori l’argomento della legge elettorale: la Costituzione è a un livello sovraordinato, e il fatto che ci fosse il nome di Berlusconi non significa niente, a livello giuridico.
Quand’anche si andasse ad elezioni, poi, la vittoria di Berlusconi non sarebbe scontata: senza Fini, probabilmente, Berlusconi potrebbe contare solo sui voti di Forza Italia o qualcosina di più. Potrebbe scatenare, inoltre, la nascita di una specie di Comitato di Liberazione Nazionale che tenterebbe di dare vita a quel governo tecnico di cui parlavo sopra.
Ma dov’è l’intoppo maggiore? Eccolo: se si va ad elezioni adesso, senza avere una sorta di paracadute giudiziario come ad esempio il processo breve, senza avere abolito la par condicio per permettere a Berlusconi di inserire suoi spot elettorali anche nei cartoni animati come fece già nel 1993, Berlusconi corre un rischio enorme di essere spazzato via dalla scena politica ed essere quindi costretto ad andare in tribunale e magari farsi condannare. Certo, se le vincesse, avrebbe in mano le chiavi dell’Italia: in cambio dell’immunità totale, Berlusconi consegnerebbe a Umberto Bossi la questione delle riforme, con tutto il male che ne può derivare.
Il premier è in un angolo, certo, il PdL è in uno Stato confusionario, ma per tutta questa serie di motivi vedo assai improbabile un ritorno alle urne a breve. Tra l’altro i deputati matureranno la pensione nell’ottobre 2010, quindi…
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