Motivo bonus. La Tobin Tax l’ha proposta un premio Nobel, mentre tu non sei nessuno.
Vero. Tuttavia Tobin promosse una tassa :
- relativa al solo mercato valutario (currency transacion tax);
- uguale in tutti gli Stati del mondo;
- destinata a stabilizzare il mercato valutario
(che poi è l’unico mercato, secondo diversi studi teorici, dove potrebbe forse avere effetti positivi sulla volatilità; studi empirici hanno invece riscontrato un aumento della volatilità nei Paesi che l’hanno applicata; di solito i sostenitori della tassa attaccano questi modelli evidenziando che i volumi scambiati diminuiscono: il fatto che la volatilità non coincide con il volume del transato rende bene l’idea di come vorrei rompermi la testa contro il termosifone; altri ancora attaccano i modelli – sia teorici che empirici – dicendo che non sono modellati in modo che i dati siano manipolati in modo a loro favorevole. E tu che cavolo vuoi obiettare? Di solito hanno una laurea in comunicazione, filosofia o peggio, in scienze politiche).
Una tassa così costruita ha pure effetti positivi, magari. Ma l’Italia sta promuovendo una tassa:
- relativa a tutti i mercati, ma solo quelli italiani (financial transaction tax);
- diversa rispetto agli altri Stati del mondo;
- destinata a fare cassa (dicono che la Carlucci voglia usarla per finanziare il cinema).
La Tobin Tax fu poi elevata a bandiera di certi movimenti che volevano usarne il gettito per aiutare i Paesi poveri: Tobin rispose che, volendo, si poteva usare anche per quello scopo. Tuttavia il gettito sarebbe stato irrisorio: Tobin non pensava al gettito, ma a stabilizzare il mercato valutario e quindi la politica monetaria dei singoli Paesi. Per questo in seguito ne prese le distanze, pur continuando a difendere la sua idea originale.
Tobin non mi risulta abbia mai fatto uno studio preciso della Tobin Tax: l’unica volta che parlò di aliquote disse grossomodo “facciamo finta di usare 0,5%”,ma avrebbe potuto dire Banana o Gustavo Almadovar, il senso sarebbe stato lo stesso. Studi successivi hanno mostrato grosse difficoltà nel ricercare un’aliquota che massimizzasse il gettito senza dissolvere i mercati finanziari. Non l’hanno trovata. L’unica cosa su cui sono tutti d’accordo, in apparenza, è che se proprio bisogna metterla, bisogna differenziarla in base allo strumento e al soggetto che colpisce, in quanto ferocemente regressiva. L’Italia, di conseguenza, vorrebbe usare la stessa aliquota per tutti gli strumenti. Perché all’ignoranza non c’è mai fine.
Tobin non analizzò neppure gli effetti sul mercato del lavoro. Fu fatto in seguito seguendo l’esperienza della Svezia, e si considerarono pure gli effetti del moltiplicatore: ogni dieci posti di lavoro persi nel settore finanziario se ne perderebbero da uno a quattro in settori non finanziari. A New York i disoccupati aumenterebbero di oltre i 10%: se Milano vale un decimo di New York, siamo intorno ai 10mila posti di lavoro persi (stime diverse indicano dati maggiori, ma io sono nessuno, come detto sopra, e stando a commenti precedenti su queste pagine, un bocconiano cretino venduto a Goldman Sachs).
Trent’anni dopo la sua proposta il povero Tobin si lamentò di come gente con idee contrarie alle sue si fosse appropriata del suo nome e di una sua idea per fini completamente avulsi agli scopi. Il movimento contrario alla globalizzazione vuole usare i soldi della Tobin Tax per aiutare il Terzo Mondo, una cosa carina, ma che Tobin non aveva manco considerato perché lo scopo della Tobin Tax non era e non è creare gettito; l’Unione Europea vorrebbe usarla per rimpolpare il proprio bilancio, ma dopo aver stimato un gettito di 55 miliardi, oggi è scesa all’ancora irrealistica cifra di 20 miliardi. E scenderà ancora, perché, non mi stancherò di ripeterlo, la Tobin Tax non serve a creare gettito. Tutto quello che sappiamo è che forse ne crea uno nettamente positivo se l’aliquota è ridicolmente bassa, forse un centesimo di quella proposta dall’Italia.
Purtroppo Tobin è morto e non può più lamentarsi di chi si è appropriato del suo nome. Tutto quello che sappiamo è che i discepoli di Tobin non hanno in simpatia la tassa che porta il suo nome, almeno nella declinazione che è stata messa in pratica. I discepoli di Tobin hanno idee diverse circa la tassa: qualcuno l’ha definita un’idea cretina, qualcun altro (fra cui Monti) si è accodato a chi la vede in modo favorevole purché applicata in maniera estesa e ineludibile.
(Poi Monti s’è messo ad applicarla da solo, smentendo sé stesso, il che mi fa pensare che abbia fatto indigestione di tortellini).
Fatto sta che il premio Nobel propose qualcosa di profondamente diverso rispetto al pastrocchio che vogliamo approvare qui da noi.
E che io sia nessuno è irrilevante.
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