Termometro Finanziario: borse stabili nonostante le tensioni mediorientali

Strait of HormuzPer Termometro Politico

Settimana all’insegna della tranquillità sulle principali borse mondiali, con gli indici americani in particolare che sono tornati vicino ai massimi da un anno. La situazione, comunque, resta all’insegna della cautela: i dati macroeconomici continuano a segnalare una certa ripresa, ma restano molte tensioni che potrebbero annacquarla nel prossimo futuro.

Sul fronte greco, la Troika formata da BCE, UE e FMI ha accettato sia il piano di austerity che gli impegni dei principali partiti sul risanamento del bilancio pubblico, ed ha quindi sbloccato i fondi che dovrebbero dare ancora una volta ossigeno alla Grecia. Tuttavia si tratta di una toppa su una nave ancora piena di falle, come già lo era stato il primo piano di aiuti internazionali di molti mesi fa: l’economia greca continua la sua caduta libera, e il Paese dovrà continuare a pagare l’illusoria crescita degli ultimi anni, creata a debito e con politiche corrotte, dissennate e a tratti criminali. A questa situazione di caos si aggiungerà poi, con buona probabilità, una forte fase di instabilità a seguito delle elezioni previste in aprile, che dovrebbero segnare una maggiore dispersione dei voti verso le estremità dell’agone politico.

Sul fronte mediorientale, invece, proseguono le tensioni sull’Iran, e questo spiega la fiammata del prezzo del petrolio, tornato su livelli assai elevati e che, aumentando il prezzo dell’energia e degli altri derivati del petrolio, potrebbe porre una seria ipoteca sulla ripresa. Se infatti l’Iran in sé non è fondamentale come produttore di petrolio, e le sue “quote” potrebbero benissimo essere rimpiazzate da altri Paesi produttori, va ricordato che per il vicino Stretto di Hormuz fra Oman e Iran transita circa un quinto del petrolio prodotto in tutto il mondo, e che un conflitto di proporzioni anche non troppo grandi potrebbe seriamente scatenare un blocco delle forniture e quindi una forte fiammata del prezzo del barile di greggio.

Fra i molti dati macroeconomici che condizioneranno la prossima settimana, spiccano innanzitutto alcune statistiche collegate all’inflazione, fra le quali lunedì il dato sulla massa monetaria M3 dell’Eurozona, che suggerisce indicazioni sulla quantità di moneta in circolazione e quindi su prestiti e mutui erogati (da tempo in depressione), indicatori dell’attività economica, mentre in Germania verrà rilasciata la stima preliminare dell’indice dei prezzi al consumo, misura dell’inflazione, tema molto sentito fra i tedeschi. Lunedì in Italia verrà rilasciato il dato sulla fiducia delle imprese: le aspettative a riguardo non sono molto elevate, visto che l’indice ha toccato il mese scorso il minimo da 25 mesi, certificando in modo ulteriore che il Paese è ancora nel bel mezzo di una recessione. Martedì negli USA si conoscerà quanti ordini di beni durevoli (come le auto o i macchinari industriali) sono stati effettuati: la misura è interessante poiché contribuirà a far capire quanto le imprese saranno impegnate nei prossimi mesi, e dunque quanto il settore manifatturiero, fondamentale per l’economia, sarà attivo in futuro.

Mercoledì occhi puntati innanzitutto sul secondo round dello LTRO, ovvero sulla quantità di denaro “fresco” che la BCE rilascerà nel sistema economico. Il primo round è stato fondamentale per allentare la pressione sul sistema bancario in sofferenza, contribuendo anche ad abbattere il costo dei titoli di Stato per i Paesi. Le banche hanno infatti ricominciato ad acquistare titoli del debito pubblico, portando all’abbattimento degli interessi che i singoli stati devono pagare (si pensi allo spread fra BTP italiani e Bund tedeschi, in forte discesa grazie anche – ma non solo – al primo LTRO). La speranza è che questo secondo round possa spingere le banche a spostare la nuova liquidità verso prestiti e mutui, favorendo così la ripresa dell’attività economica. Sempre in Europa, sarà interessante valutare i dati sulla spesa per consumi in Francia e sulla disoccupazione in Germania. Oltre Atlantico, sempre mercoledì, fondamentale osservare le statistiche sul PIL statunitense, che dovrebbe attestarsi in crescita al 2,8% sul trimestre precedente. In serata verrà inoltre pubblicato il Beige Book, report che la Federal Reserve utilizza per valutare le condizioni dell’economia e che guiderà i membri del comitato della banca centrale nella scelta dei tassi di interesse durante il meeting di metà marzo.

Giovedì importante per l’Eurozona: verrà infatti rilasciata la stima finale dell’indice dei direttori degli acquisti delle imprese manifatturiere di diverse nazioni europee. Il dato dovrebbe evidenziare ancora una volta i rischi della debolezza della ripresa nell’area euro. In seguito verranno rilasciati la stima flash dell’indice dei prezzi al consumo e il dato sulla disoccupazione in Europa (l’ultimo dato segnala che il tasso è al 10,4%): fra quei dati saranno presenti anche le statistiche relative all’Italia. Negli USA, oltre ai consueti “jobless claims”, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione (che dovrebbero rimanere stabili), troveranno spazio anche i dati su redditi e spese personali e i risultati dei sondaggi fra i direttori per gli acquisti delle imprese manifatturiere.

Più calma la giornata di venerdì: da segnalare solo il dato sulle vendite al dettaglio in Germania e sui prezzi alla produzione nell’area Euro.

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