L’Italia fallirà entro il 2016?

Piano pianino si rende l’Italia sempre meno sistemica, almeno come la Grecia, dopodiché la si lascia al suo destino (come si farà con la Grecia). Ora, l’Italia potrebbe fallire entro il 2016, ma non siamo ancora al punto di non ritorno: questo è il punto chiave dell’analisi che ho appena fatto. Se proseguiamo su questo sentiero, è alta la probabilità di fallire. Se ne scegliamo un altro, avremo un altro esito (che può essere salvezza o fallimento in tempi più brevi, per esempio nel caso in cui si scopra che Tremonti ha fatto come la Grecia, ovvero ha truccato i conti).

Il sentiero della salvezza passa da due problemi che si intrecciano. Uno è la leadership nazionale: al governo da dieci anni non ha fatto nulla per la crescita del Paese (e anzi, specie sui tagli a istruzione e cultura, di cui Tremonti non è mai stato parco, ci ha azzoppato la crescita nel lungo periodo). Le priorità dei governi Berlusconi sono state:

  1. salvare il premier dalla galera;
  2. favorire le sue imprese (ultimo esempio recente, il fatto che invece di vendere delle frequenze televisive a suon di miliardi, verranno regalate a Mediaset – tra gli altri);
  3. favorire e salvare gli amici.

La persistente, arrogante forza con la quale Berlusconi resta incollato alla sua poltrona è di per sé portatrice di aumento di spread e di tassi di interesse pagati dall’Italia. Le sue dimissioni lo farebbero calare, com’è successo con le dimissioni di Zapatero. L’altro fattore è la scarsa crescita, che può essere favorita da varie altre misure a costo zero, delle quali alcune sono qui esposte. La linea d’azione del governo è questa: non fare niente e aspettare che la ripresa globale ci tiri fuori dai casini. Niente di più cretino: il mercato non ci sta facendo pagare il fatto di avere un debito pubblico del 120% del PIL, per cui non serve a niente promettere misure storiche come il pareggio di bilancio a costo di afferrare ogni cittadino italiano per i piedi, scuoterlo e raccogliere gli spiccioli che cadono. Al mercato non fregherebbe niente neppure se fosse al 300%: al mercato interessa che noi cresciamo abbastanza per potere pagare gli interessi. E noi non lo siamo, e da decenni, visto che dai tempi di Bottino Craxi il debito pubblico è esploso perché, oltre a sprecare, ripagavamo gli interessi sul debito emettendo altro debito. Per questo una maxipatrimoniale da 400 miliardi per abbattere il debito in un battito di ciglia, di cui si vocifera in questi giorni, non servirebbe assolutamente a nulla senza il ritorno ad una crescita sostenuta e a un cambiamento della classe politica. Lo ripeto da tempo: una patrimoniale che tappi i buchi di una classe politica presente da 30 anni e fallimentare da altrettanti che riaffidi il Paese alla medesima classe di inetti ci riporterebbe di nuovo sull’orlo del baratro.

Per evitare il peggio è necessaria un nuovo governo che segni una forte discontinuità con quello berlusconiano che ribalti l’ordine delle priorità e abbia come primo punto in agenda il ritorno alla crescita. L’alternativa è continuare su un sentiero che porta nell’abisso: più tempo passa e più il punto di non ritorno si avvicina.

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9 Comments

  1. “La persistente, arrogante forza con la quale Berlusconi resta incollato alla sua poltrona è di per sé portatrice di aumento di spread e di tassi di interesse pagati dall’Italia”Ormai si leggono su (quasi) tutti i giornali articoli che invitano Berlusconi a dimettersi. Supponiamo che lo faccia, e che indichi a Napolitano di dare l’incarico di formare un nuovo governo ad Alfano. Il quale compone un governo, come si suol dire, “fotocopia” o quasi.Ecco, dato lo scenario, mi spieghi perché lo spread dovrebbe scendere? Perché gli investitori dovrebbero riacquistare la fiducia persa nella possibilità del nostro paese di onorare i debiti contratti?O forse piuttosto non sarebbe il nuovo scenario politico più incerto, potenzialmente foriero di instabilità, elezioni anticipate, maggiore frammentazione in parlamento, e quindi addirittura maggiore incapacità di prendere misure impopolari?

    1. >dato lo scenario, mi spieghi perché lo spread dovrebbe scendere?

      Non scende. Visto che gli operatori non sono dei cretini, un governo Alfano con una maggioranza simile verrebbe visto come un governo Berlusconi, per cui lo spread non scende in modo “automatico”. Al massimo aspetterebbero di vedere quali misure attuerà e se troveranno consenso sufficientemente ampio.

      >non sarebbe il nuovo scenario politico più incerto, potenzialmente
      foriero di instabilità, elezioni anticipate, maggiore frammentazione in
      parlamento, e quindi addirittura maggiore incapacità di prendere misure
      impopolari?

      Certo, ma intanto la pressione sul Paese si fermerebbe: se il governo cade non è che smettiamo di piazzare i nostri titoli di Stato.

      Cosa del genere è successa in Spagna, il cui spread, dopo le dimissioni di Zapatero, è passato a decine di punti migliore del nostro (solo pochi mesi fa era tutto il contrario). Dopo le elezioni spagnole (e le nostre, eventualmente) i mercati si regoleranno di conseguenza. Rivince Berlusconi? Vediamo che fa. Vince la sinistra? Vediamo che fa. Parlamento bloccato? Vediamo se si mettono d’accordo e che fanno.

      Finché Berlusconi rimane in sella, questa situazione di standby non c’è: i mercati già sanno che Berlusconi non fa perché non ha mai fatto e si comportano di conseguenza. Non sappiamo che cosa succederà dopo Berlusconi, ma sappiamo che finché dura Berlusconi le cose non andranno meglio. E lo stiamo vedendo dopo due manovre da 100 miliardi complessivi e una terza in arrivo.

      1. Attenzione:

        1. Zapatero non si è dimesso, ma ha indetto elezioni anticipate, e che la leadership nella prossima legislatura passa a Rubalcaba

        2. i più si aspettano che dalle prossime elezioni esca una maggioranza PP e un governo Rajoy

        Mettiamo assieme le due cose e paragoniamo la situazione a quella italiana: gli investitori sanno che all’attuale leadership ne succederà un’altra. E se Rubalcaba è l’ “Alfano” della situazione, e quindi forse non è del tutto credibile (ma se vincesse avrebbe la forza di un nuovo mandato degli elettori), l’alternativa PP è pronta chiavi in mano. Ovvero gli investitori sanno che a novembre ci sarà qualcuno, forte e legittimato, a guidare il paese.

        Da noi invece si sa che dopo Berlusconi a destra si teme l’assenza di leadership, e a sinistra ancora non c’è un leader, una coalizione, un programma. Si sa che il PD sarà pronto nel 2013, ma non lo è ora.

        Infilare in questo contesto un governo tecnico a me pare un salto nel buio. Dici che sappiamo che finché dura Berlusconi le cose non andranno meglio. Ma onestamente aggiungi che dopo di lui “Vediamo se si mettono d’accordo e che fanno”.

        Ecco, vediamo che fanno. Io temo che al peggio non ci sia fine.

        1. >1. Zapatero non si è dimesso, ma ha indetto elezioni anticipate, e che
          la leadership nella prossima legislatura passa a Rubalcaba

          Si va ad elezioni anticipate perché Zapatero si è dimesso. A Rubalcaba non passa la prossima legislatura, è “solo” il candidato del PS

          >2. i più si aspettano che dalle prossime elezioni esca una maggioranza PP e un governo Rajoy

          Certo, e?

          >Mettiamo
          assieme le due cose e paragoniamo la situazione a quella italiana: gli
          investitori sanno che all’attuale leadership ne succederà un’altra. E se
          Rubalcaba è l’ “Alfano” della situazione, e quindi forse non è del
          tutto credibile (ma se vincesse avrebbe la forza di un nuovo mandato
          degli elettori), l’alternativa PP è pronta chiavi in mano. Ovvero gli
          investitori sanno che a novembre ci sarà qualcuno, forte e legittimato, a
          guidare il paese.
          Da noi invece si sa che dopo Berlusconi a
          destra si teme l’assenza di leadership, e a sinistra ancora non c’è un
          leader, una coalizione, un programma. Si sa che il PD sarà pronto nel
          2013, ma non lo è ora.

          Di nuovo, e? Non toglie che i mercati si metterebbero in standby in attesa delle manovre del prossimo governo. Se questo governo fa bene, bene, se continua sulla stessa strada di quello Berlusconi siamo punto e a capo, e le speranza che le cose andranno meglio si ridurranno drasticamente. Se restiamo con Berlusconi, siamo sicuri dell’esito, il secondo.

          >Infilare in questo contesto un governo
          tecnico a me pare un salto nel buio. Dici che sappiamo che finché dura
          Berlusconi le cose non andranno meglio. Ma onestamente aggiungi che dopo
          di lui “Vediamo se si mettono d’accordo e che fanno”. Ecco, vediamo che fanno. Io temo che al peggio non ci sia fine.

          Dipende dal governo tecnico e dalla maggioranza che lo sosterrà, appunto. Ma finché Berlusconi resta, nemmeno la speranza c’è. Per questo l’unica cosa buona che può fare è andarsene. Se ciò che viene dopo gli somiglia, ci rimetteremo la corda al collo e amen.

          1. “Si va ad elezioni anticipate perché Zapatero si è dimesso”

            Zapatero non si è dimesso: si è recato dal Re, gli ha chiesto lo scioglimento anticipato delle camere, e questi, come esplicitamente previsto dall’ordinamento spagnolo, le ha sciolte.

            In Italia si pensa comunemente che si sia dimesso, perché l’interpretazione predominante della nostra costituzione, che a differenza di quella spagnola non prevede esplicitamente questa possibilità, ritiene che il presidente della repubblica non abbia questo potere fintanto che un presidente del consiglio abbia la fiducia delle camere.

            Attenzione: la cosa non è un mero dettaglio di diritto costituzionale, ma è importante chiarirla, perché sia il governo che il parlamento spagnolo sono tuttora nel pieno dei loro poteri, e in quanto tali possono varare le manovre che ritengono, e i mercati giudicare di conseguenza. In Italia non avremmo il medesimo scenario qualora Berlusconi si dimettesse ed aprisse una crisi di governo.

            “Dipende dal governo tecnico e dalla maggioranza che lo sosterrà, appunto. Ma finché Berlusconi resta, nemmeno la speranza c’è”

            Capisco e rispetto il tuo punto di vista. Io speranza in un governo tecnico a un anno e mezzo dalle elezioni non ne ripongo.

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