Da qualche giorno si aggira nelle stanze del Palazzo lo spettro delle elezioni anticipate. L’opposizione debole e gli scandali che coinvolgono Silvio Berlusconi hanno creato spazio, come era prevedibile, all’opposizione interna al Popolo delle Libertà. Berlusconi, in questa situazione, si trova alle corde, e questo spiega sia i violenti attacchi dei suoi giornali e televisioni, sia i suoi recenti deliri. A questo s’aggiunge il fatto che si avvicina la data del 6 ottobre, quando la Corte Costituzionale dovrebbe intervenire sul lodo Alfano: sta prendendo corpo, infatti, la possibilità che la Consulta bocci solo la parte relativa a presidenti di Camera e Senato, lasciando l’immunità solo al Presidente della Repubblica e a quello del Consiglio, rendendo ancora più evidente che si tratta di una norma cucita sulla sua persona (presente e, visto che vuole diventare presidente della Repubblica, futura). Infine, sempre a questo proposito, visto che nel 2013 bisognerà eleggere il presidente della Repubblica (a meno che Giorgio Napolitano non ci lasci prima, ovviamente), il compito non toccherà a questa legislatura, bensì alla prossima.
Ecco dunque intervenire lo spettro delle elezioni anticipate, da tenersi nel 2010: così facendo Berlusconi potrebbe serrare i ranghi all’interno della propria maggioranza con un partito depurato delle componenti finiane, potrebbe approfittare della debolezza del Partito Democratico, ottenere l’assoluzione popolare, impedendo così di fatto l’interdizione dai pubblici uffici nel caso intervenga qualche condanna se il lodo Alfano dovesse essere bocciato nella sua interezza e infine si assicurerebbe (per la prima volta in quindici anni) che la sua maggioranza possa esprimere un Presidente della Repubblica (ovvero Berlusconi stesso).
Torniamo indietro di poco meno di un secolo: Benito Mussolini, all’inizio del Ventennio, era in una condizione di relativa debolezza, in quanto le opposizioni, pur divise e deboli, avrebbero potuto, se unite, rovesciare l’embrionale regime. Questo non è accaduto, come ben sappiamo: ma se questo fosse avvenuto, cosa sarebbe accaduto? Che avrebbe fatto Mussolini?
Secondo gli studiosi, ci sono alte probabilità che Mussolini avrebbe fatto nuovamente ricorso alla piazza, si sarebbe appellato al popolo e avrebbe ordinato un’escalation di violenza; con ogni probabilità avrebbe vinto le elezioni e saremmo stati punto e a capo.
Vedendola da questo punto di vista, Berlusconi potrebbe fare la stessa cosa: ricorso al popolo e violenza, stavolta non fisica magari, ma mediatica sicuramente (devo ricordarvi le azioni di Vittorio Feltri? Senza contare che Berlusconi ha il denaro per pagare tutte le cause, tutti gli avvocati, tutte le multe che l’AGCOM potrà comminare, pur di vincere). C’è però una differenza: mentre in passato il capo del governo aveva ampissimi poteri in fatto di scioglimento delle Camere (Giovanni Giolitti soffocò la democrazia con questa pratica), oggi le Camere possono essere sciolte solo se c’è l’accordo fra il Presidente della Repubblica e i Presidenti di Senato e Camera, ovvero di Gianfranco Fini stesso.
Se Berlusconi (o grazie alle elezioni o grazie all’emergere di una coalizione pronta a sostituirlo) dovesse cadere, però, quel che è certo è che ciò che rimarrà sul campo saranno solo macerie: Berlusconi non si arrenderà facilmente, e così la Lega, virtualmente esclusa da qualsiasi governo senza Berlusconi, scatenando un ulteriore ondata di violenza; e comunque si fa strada l’ipotesi di un nuovo centro, di una nuova Democrazia Cristiana che demolirà il sistema politico e ci riporterà indietro di sessant’anni, come se la più grande svolta politica in Italia, ovvero la nascita di un sistema bipolare come in tutte le grandi democrazie moderne, non fosse mai passata. Questa volta, però, non ci sarebbero socialisti e comunisti: la sinistra del PD, l’Italia dei Valori e le varie sinistre mi sembrano troppo eterogenei per creare un partito in grado di contrastare questa resuscitata Balena Bianca.
In poche parole, stiamo rischiando grosso.