Quello che sta succedendo attorno alle tessere del Partito Democratico ha il sapore della farsa. Nel Lazio e in Campania c’è stato un boom di tesseramenti piuttosto anomalo, anche perché in molte zone il numero degli iscritti supera quello dei votanti.
Nulla di anomalo, dirà qualcuno, visto che succedeva anche ai tempi dei DS e della Margherita. Ma non cambia la sostanza.
Perché accade tutto questo? Tutto è contenuto nel regolamento del PD per l’elezione del segretario. Fissato il numero dei delegati (mille e oltre, roba da Partito Comunista Cinese) che dovranno scegliere i tre candidati da portare alle primarie, questo viene ripartito al 50% in base ai voti presi nel 2008 e al 50% in base al numero degli iscritti.
Pare che in Campania nell’ultimo mese si siano tesserate più persone di quante non se ne siano tesserate in tutta Milano dalla nascita del PD; non sono ancora usciti conteggi ufficiali, ma la Campania potrebbe avere addirittura un sesto degli iscritti totali. Molto strano in una regione che aspetta l’anno prossimo di passare al PdL, al centrodestra.
Vari responsabili dei circoli, infatti, si mettono al telefono o visitano casa per casa, chiedendo un favore, l’iscrizione al PD; gli iscritti “coatti” ben volentieri si prestano, visto che al sud non si vive in base ad appartenenza od opinione, bensì allo scambio: io do a te, tu dai a me, io mi tessero e tu, quando sarai diventato potente, darai un lavoro a mio figlio che non capisce un cazzo di niente e nessuna azienda se lo vuole prendere. Pare che qualcuno tesseri anche i morti, ma non ci voglio credere. Salvo poi inventarsi deroghe a regolamenti o regole stesse pur di mantenere lo status quo: hanno rifiutato la tessera a Beppe Grillo perché a capo di un movimento politico ostile (ma pieno di potenziali elettori democratici), ma il PD è pieno di gente che fino a ieri e l’altro ieri guidava partiti che leccavano i piedi di Silvio Berlusconi (uno per tutti, Marco Follini, quello che vorrebbe trasformare il PD in una nuova Democrazia Cristiana propensa all’inciucio con qualunque cane o porco – ad esempio l’UdC di Totò Cuffaro – e che attacca un giorno sì e l’altro pure Antonio Di Pietro, che come unica colpa ha quella di essere poco propenso a scendere a patti coi mafiosi).
In base al meccanismo detto sopra, alcuni capibastone del PD cercano di aumentare il proprio potere (ovvero i delegati da mandare alla Convenzione Nazionale l’11 ottobre) non impegnandosi, facendo qualcosa di buono, bensì andando a cercare dei tapini che si prestino al loro gioco, magari per quattro soldi, perpetuando la piaga del clientelismo e del nepotismo. Risultato: alcune zone, avendo una maggiore densità di iscritti, peseranno più di altre rispetto al numero di elettori (che è quello che dovrebbe importare, visto che il partito è un mezzo per andare al governo, e non il fine della politica). Quindi zone dove il PD ha un maggiore seguono rischiano di essere raggiunte e superate da zone dove il PD è una rovina.
Quale credibilità può avere un simile meccanismo? Il peso dei circoli deve basarsi su dati validi: vanno premiati quei circoli che con la loro attività portano VOTI e non ISCRITTI. La ripartizione dei delegati va fatta in base ai voti presi, che sono l’unità di misura dell’impegno del partito verso la propria comunità di riferimento, non agli iscritti; solo così si costringerà tali circoli ad impegnarsi a rastrellare il più possibile i voti, convincendo i potenziali elettori della bontà del PD.
Chi è contro l’idea del partito aperto (Minimo D’Alema, Pierluigi Bersani, per dirne due) non vogliono fare altro che perpetuare una concezione di partito che non ha alcuna credibilità: un partito chiuso non fa altro che aumentare la sensazione (per me molto legata alla realtà) che il fine del partito sia assegnare poltrone, mantenere ed accrescere il potere, e non, come dovrebbe essere, creare una grande forza che possa restituire ossigeno a questo Paese ormai ridotto in macerie, in buona parte proprio da quelle persone che, pur avendo governato, hanno fallito miseramente, ma non se ne vogliono andare.
Le tessere, tra le altre cose, sono pure troppe.
Aspettando la rivoluzione di un Partito veramente Democratico.