Oggi Indro Montanelli avrebbe compiuto cento anni. Questo arzillo signore fino all’ultimo ha rappresentato la destra italiana, la destra sana, quella liberale, che non finisce nelle braccia della Lega Nord, dei surrogati barzelletta fascisti di AN, che non finisce nelle mani di un ducetto illiberale quale è Silvio Berlusconi. Purtroppo tanti italiani non sono capaci di essere di destra senza sfociare nel manganello, oggi giorno metaforico e televisivo, ma sempre doloroso.
Montanelli riteneva Berlusconi il macigno che blocca la politica italiana, e noi da quindici anni, da quella dscesa in campo, parliamo sempre delle stesse cose, mentre il mondo cambia e Barack Obama dà la mano a Chavez.
Montanelli non era un comunistello del cazzo, come tanti destrorsi ignoranti ritengono, tutto il contrario. Fu anche fascista, prima di capire che il fascismo era una gran cagata che non aveva niente di liberale (disobbedì al regime, che gli tolse la tessera del partito, ma Montanelli era troppo bravo per sparire dalla circolazione).
La vita di Montanelli è un monumento che deve ricordare a tutti che non è possibile essere liberali e adorare l’antitesi vivente del liberalismo quale è Silvio Berlusconi. Chi è liberale, non può sopportare Berlusconi, e chi sopporta questo ducetto non è liberale.
Per chi se lo fosse perso, lunedì Marco Travaglio ha ricordato a modo suo il suo maestro, ricostruendo i giorni in cui Berlusconi, dopo la discesa in campo, pone la prima pietra del suo regime: la cacciata di Montanelli da Il Giornale, che Montanelli aveva fondato.