Si parla del caso Englaro, ma non è il caso di soffermarsi solo su questo e dimenticare il resto, perché il Governo e il Parlamento stanno preparando in questi giorni molte altre misure che ci toccano da vicino. Abbiamo già visto l’emendamento che rischia di far diventare l’Italia un Paese infetto, oggi si parla di un altro emendamento approvato dal Senato all’interno del pacchetto sicurezza, che passa adesso alla Camera. È, credo, un altro di quei provvedimenti che alla fine (ma solo alla fine) ci faranno scoprire che l’Italia è ridiventata fascista, e ci chiederemo come cavolo sia successo.
Si tratta dell’articolo 50-bis, presentato dal senatore Gianpiero D’Alia, presidente del gruppo “Udc, Svp e Autonomie”.
L’articolo, in poche parole, dice questo: un cittadino dice una cosa su internet (anche su un sito non suo, come un forum, o fra i commenti ad un blog). Qualcuno si sente diffamato o crede che quella cosa sia illegale o che inviti a compiere un reato e lo denuncia in sede penale. Il magistrato deve chiedere al ministro di oscurare il sito, e il ministro può decidere di ordinare ai provider (Telecom, Tele 2, Vodafone, eccetera) di impedire che gli italiani accedano a quel sito.
La ratio della norma, spero, vuole fermare quegli episodi tipo i gruppi pro-Riina su Facebook. Ma la sua formulazione apre le porte a casi ben diversi: come nell’esempio poco sopra, basta poco perché un cittadino che abbia espresso la propria opinione finisca per essere censurato. Basta mezza frase capita male e interpretata peggio perché un sito venga bloccato, anche se non ha fatto niente, anche se quelle parole non sono state scritte dal proprietario del sito stesso.
L’enormità (e lo schifo) di questa norma è evidente se si ricorda che finora provvedimenti simili erano previsti solo per reati di pedopornografia e gioco d’azzardo.
Siamo arrivati, adesso, ai reati d’opinione, che non sono così chiari come quelli citati poco sopra: perché mentre la pedopornografia e il gioco d’azzardo sono cose che è facile distinguere, non così è per il sottile confine fra il diritto di esprimersi e il reato d’opinione.
In altre parole, la Costituzione non tutela in nessun modo la pornografia infantile e il gambling, mentre essa (e non solo) protegge solennemente il diritto delle persone di parlare. E la casta ((Fatti salvi i pochi parlamentari liberali rimasti)) , come ho più volte scritto su questo blog, sta tentando in tutti i modi di toglierci l’unico spazio che ci rimane: la rete.