Le indegne pensioni dei parlamentari

L’Italia dei Valori ha pubblicato (la lettura non è consigliata per i deboli di stomaco) un elenco di ex parlamentari che percepiscono (anche da morti) o percepiranno presto una pensione che arriva ad un massimo di circa novemila euro al mese. Facendo due conti si tratta di 200 milioni di euro l’anno, che non mi sembra una cifra da niente.

Ora non c’è niente di male a dare la pensione a gente che ha servito il Paese. Ma non si può staccare l’assegno a chi ha 50 anni o meno, mentre si discute di alzare l’età pensionabile per quei poveri stronzi della gente comune oltre i 65 anni.

Sono poi disgustato dal vedere che c’è una vedova che riceve una pensione perché il marito è stato parlamentare per un giorno; lo stesso dicasi per parlamentari che si sono dimessi il giorno stesso della nomina, percependo ugualmente 1700 euro netti mensuali; ex terroristi latitanti eletti, che ricevono ugualmente la pensione dallo Stato che volevano sovvertire; poco oltre, si notano i parlamentari che hanno “lavorato” per meno di cento giorni; poi c’è gente che a quarant’anni percepirà ottomila euro lordi al mese per il resto della vita.

Infine, immancabili, ci sono i condannati per reati gravi che, entrati in Parlamento, e uscitine in vario modo, percepiscono la pensione massima.

A chi invece ha fatto l’operaio e si è fatto un culo così per cinquant’anni magari tocca invece la pensione minima e la fantasmagorica social card.

E i futuri pensionati, magari, moriranno prima di arrivare in pensione.

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