C’è da morire dal ridere a leggere i giornali di questi tempi. Abbiamo avuto notizia di un sacco di scandali che, pur continuando a colpire ovunque, stavolta ha toccato in particolare il Partito Democratico.
Dal centrodestra, mentre li prendevano per il culo dicendo: “Toh, anche voi avete la questione morale!”, è arrivata subito la mano tesa: “Cari colleghi, avete visto che la giustizia deve essere riformata?” E giù tutti d’accordo, con Berlusconi che addirittura vuole cambiare la Costituzione.
Che significa in poche parole? Che se i politici sono dei criminali, allora è giusto punire chi vuole impedire che continuino a farlo.
E i giornali parlano e riparlano della riforma della giustizia, come se fosse la cosa più necessaria di questo mondo. Ma perché non parliamo di questi processi? Perché ci abboffano le scatole a parlare del processo di Cogne, di Erba, di Perugia e non ci informano con la stessa costanza di ben più importanti processi, come il Berlusconi-Mills (che dovrebbe arrivare a sentenza il 20 gennaio) o il processo Bassolino, giusto per fare esempi bipartisan?
Perché non parliamo del fatto che i magistrati non sono arrivati a certe conclusioni in base a teoremi, bensì in base a intercettazioni, parole provenute dalla bocca dei politici? Ricucci che chiedeva a Latorre la tessera dei DS, D’Alema che esultava con Consorte perché «abbiamo una banca!» o Berlusconi, proprietario di Mediaset, che diceva a Saccà, direttore di una branca della RAI, di dare un lavoro alle sue amichette che volevano fare le attrici.
Di Pietro, ieri sera ad Annozero, ha fatto notare quanto sia ridicolo e tragico allo stesso tempo (come faceva l’avvocato di Berlusconi, ivi presente, Nicolò Ghedini) dire che “1700 pagine sono tante” invece che discutere di cosa quelle 1700 pagine parlano. Sono pagine che contengono, ad esempio, intercettazioni gravissime a carico di politici, imprenditori e quant’altro, mica poesie scritte dal magistrato. Si guarda il dito e non la luna, la forma e non la sostanza.
I politici commettono reati e miracolosamente la riforma della giustizia diventa un obbligo morale. E chi ha fatto della legalità il punto fondamentale della propria azione (l’Italia dei Valori) deve essere abbandonato. Certo, invece di imitarlo, lo scarichiamo e ci alleiamo con l’UDC di don Totò Cuffaro, l’uomo che aiutava i mafiosi. Gli strateghi del PD sono dei veri geni!
Il Partito Democratico si accomodi, non prenda le distanze da Bassolino, D’Alema e compagni, assecondi ancora una volta Berlusconi, e anch’esso farà la fine di Craxi, che provò a fare il moralista a parole e non coi fatti, e fu l’unico ad essere condannato. Veltroni e compagni forse hanno dimenticato che Ottaviano Del Turco fu nel PSI insieme a Craxi e ne divenne segretario, guidandolo verso la fine?
E la colpa è sempre di qualcun altro. Il PD è la puttana che dice di essere illibata.