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Di male in…curioso: chi è il Frigo che va alla Consulta?

Gaetano Pecorella si è ritirato dalla corsa al posto di giudice costituzionale. Buona notizia.

Ora è stato eletto Giuseppe Frigo. Curiosa notizia.

Perché curiosa? Innanzitutto, Frigo è l’ex presidente delle Camere Penali, ma soprattutto è un avvocato di Brescia. Brescia è la sede di un tribunale molto amato da Silvio Berlusconi, tant’è che spesso ha chiesto il trasferimento delle sue innumerevoli pendenze in quel luogo (ad esempio quello sulle tangenti alle Fiamme Gialle, il più recente processo Mills, e, soprattutto il processo Imi-Sir-lodo Mondadori, che vedeva imputati Berlusconi e Previti). Sempre a Brescia vi furono i processi a carico di Antonio Di Pietro, (uno dei quali avviato da un avvocato di Berlusconi, Taormina) che lo stesso pm incaricato di istruirli ritenne creati per fini politici (Berlusconi, all’epoca, presiedeva il suo primo governo e suo fratello Paolo era finito in galera).

Ma non divaghiamo su Brescia e torniamo a Frigo: il nostro prossimo giudice costituzionale è stato, fra le altre cose, anche avvocato di Previti nel processo per calunnia che questi intentò ai pm Boccassini e Colombo (quelli che istruirono il processo che poi lo vide condannato). Insomma, siamo passati dall’ex avvocato di Berlusconi (Pecorella) all’ex avvocato di Previti (Frigo). Ma non solo. Andiamo avanti a spulciare nella storia di Frigo.

Bresciano, come abbiamo detto, 73 anni, in base agli archivi di Corriere e Repubblica lo ritroviamo (spero non si tratti di omonimi e, sia chiaro, non faccio altro che riportare gli articoli dei succitati quotidiani) per la prima volta negli anni Ottanta, quando difese degli imputati accusati di aver venduto un sacco di mine agli iracheni (ottime mine, parola loro). Sempre negli anni Ottanta fa parte del gruppo che riscrive il Codice di Procedura Penale.

Difese poi alcuni imputati della Cogefar (azienda Fiat coinvolta nelle Tangentopoli torinese – anni ’80 – e la più famosa milanese – anni ’90).

L’anno dopo assiste proprio il pool di Milano, che aveva fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro la mancata autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi.

Nel 1994 difende alcuni ufficiali delle Fiamme Gialle accusati di aver preso soldi da Berlusconi, chiedendo, fra le altre cose, il trasferimento da Milano a Brescia (ma che c’avrà sto tribunale di così bello?).

Nel 1996, sorpresa delle sorprese, accompagna Berlusconi al tribunale di Brescia per varie questioni (problemi con Di Pietro, Operazione Lobbing e informazioni sulle attività dei servizi quando era presidente del consiglio). Sempre nel 1996 difende il governo degli Stati Uniti contro un condannato alla sedia elettrica catturato in Italia, di cui era stata richiesta l’estradizione. Nel dicembre 1996 è ancora avvocato di Berlusconi durante le “otto ore contro Tonino” (Di Pietro).

Nel 1997 è ancora avvocato dei vari Berlusconi (Paolo), Previti e altri, che vengono assolti dalle accuse di complotto contro Di Pietro. Ancora nel 1997 è legale per la famiglia Soffiantini durante il sequestro di Giuseppe, storia che lo terrà occupato fino al 1999.

In quell’anno dà ragione al procuratore generale della Cassazione, che accusa i governi di Prodi e D’Alema di immobilismo nella giustizia (sulla questione del codice di procedura penale che segava le gambe a vari processi (anche per mafia, e all’epoca c’era quello a carico di Dell’Utri) si ritrovò al fianco di Pecorella, anche se quella legge fu votata anche da Forza Italia e il resto del centrodestra, oltre al centrosinistra, esclusa Rifondazione – Diliberto era ministro della giustizia). Pochi giorni dopo però guida lo sciopero di un mese degli avvocati per il persistere dell’immobilismo del centrosinistra sul giusto processo (altri scioperi seguiranno nel corso dell’anno).

Si dichiara contrario all’amnistia su Tangentopoli, proponendo, in alternativa, «un serio e organico intervento di depenalizzazione». Ancora nel 1999 lo sciopero fa saltare vari processi di Tangentopoli, oltre che quelli a carico di Berlusconi sul caso Lentini e sul lodo Mondadori (in entrambi Berlusconi fu assolto per intervenuta prescrizione). Sempre in quell’anno Frigo difende Sofri, quando il processo richiede la revisione del processo per l’omicidio Calabresi.

Nel 2000 si rende protagonista nella battaglia che porterà all’introduzione nella Costituzione del principio di giusto processo. Difende (a parole) D’Ambrosio per alcune sue dichiarazioni sul fatto che “Berlusconi sarebbe stato graziato dalla corte d’appello” (i membri laici del CSM dell’allora Polo delle Libertà chiesero di portare D’Ambrosio al CSM, insieme a Francesco Nese, «il presidente della seconda sezione della Corte d’ appello che, su Repubblica» aveva tradotto «i termini tecnici della sentenza» dicendo, insomma, «che quel dispositivo significa che la responsabilità di Berlusconi – almeno per tre episodi di corruzione della Guardia di Finanza – è stata provata»).

Nel 2001 difende Gigi D’Alessio, quando questi viene accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (camorristica).

Nel 2002 attacca gli avvocati che hanno incarichi esecutivi («Avvocati e politica, un intreccio ad alto rischio», dice il titolo). Sempre nel 2002 entra nella corsa per la Consulta (anche allora c’era il governo Berlusconi).

Nel 2003 difende Berlusconi, che, insieme all’immancabile Previti, trascina in tribunale Boccassini e Colombo per abuso di ufficio.

Nel 2004 difende gli insegnanti di Brescia accusati di “orrori all’asilo”.

Negli anni successivi assume la difesa di uno dei furbetti del quartierino, Emilio Gnutti, che tentò la scalata della banca Antonveneta.

In una biografia recente, la Repubblica lo cita come favorevole alla separazione delle carriere.

Se dovessi dare un giudizio, direi che Frigo è il prototipo dell’avvocato. E non so quanto possa essere un complimento (per la solita causa “avvocati contro la giustizia” di simpsoniana memoria). Almeno non sembra avere processi a carico come Pecorella.

Vi ricordo che sabato inizierà la serie di “Pillole di storia italiana, dal dopoguerra ai giorni nostri”. Potete ancora dire la vostra su “quanto conosciamo la storia italiana” nei commenti a questo articolo. 🙂

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