Questo articolo è la continuazione di quest’altro.
Arriviamo infine all’ultimo livello, il più delicato. Qui bisogna fare due distinzioni: si può essere fuori dalla Legge sia quando si commette un reato che quando non lo si commette, almeno secondo buonsenso. Può sembrare paradossale, ma la Legge lo prevede.
Iniziamo dal reato di opinione (qui un esempio): se tu insulti qualcuno o dici che quel qualcuno ha fatto qualcosa che in realtà non ha fatto, allora sei punibile. Giusto e sacrosanto. Il problema ha però un rovescio: nel momento in cui l’offeso querela l’offensore, la magistratura può decidere il famigerato sequestro preventivo del sito. In pratica, il sito internet viene chiuso fino a quando non si è fatta chiarezza sulla faccenda. In realtà, però, la chiusura del sito è una punizione inflitta a qualcuno che è da presumersi innocente fino a condanna. La chiusura del sito crea tutta una serie di problemi che, dopo l’assoluzione, l’ex-offensore difficilmente potrà risolvere. Giusto per dirne uno, potrebbe aver perso i suoi lettori. Questo non riguarda semplicemente la pagina oggetto dell’ipotetico reato, ma il sito nella sua interezza. E questo non ha senso: se scrivo male di una persona, perché sequestrarmi tutto, invece di farmi cancellare solo la pagina oggetto del crimine? Tanto più che se persisto e scrivo un altro articolo dello stesso tenore del precedente, la cosa si ritorcerà contro di me. Insomma questa misura cautelare, applicata a internet perché prevista dalla vetusta legge sulla stampa, è una cagata pazzesca (cit.) e in un Paese moderno, civile e liberale (a parole, solo a parole!) è assurdo.
Passiamo infine alla situazione peggiore: quando si commette un reato anche quando, in verità e per buonsenso, non lo si commette. Avete mai letto questa pagina di info del mio blog? Avete letto la nota legale? Dovete sapere che un sito internet viene considerato alla pari di un normale giornale cartaceo. Sono entrambi “prodotti editoriali” e sono (sarebbero) pertanto entrambi soggetti alla legge sulla stampa. Questo vuol dire che sia i siti internet che i giornali devono (dovrebbero) essere registrati presso un tribunale, e questo vuol dire che devono (dovrebbero) essere diretti da un giornalista (iscritto all’albo dei giornalisti).
La definizione di prodotto editoriale è piuttosto incerta (il condizionale nelle frasi precedenti non l’ho mica messo per caso 🙂 ): una cosa abbastanza sicura è (era, sarebbe, fosse, non saprebbisci) il fatto che un prodotto editoriale dovesse avere una periodicità regolare (quotidiano, settimanale, mensile, eccetera). Per questo motivo, ma anche per pigrizia genetica (^_^), non pubblico articoli tutti i giorni, e neppure con regolarità. Sono decisamente casuale, come potete notare dal calendario sopra. In questo modo si dovrebbe aggirare l’ostacolo.
Se non che, di recente, un sito web che faceva informazione civile (antimafia, guarda caso) è stato chiuso anche se non aveva periodicità regolare. Avete letto bene! Come scrive Mantellini, in sostanza, dato che la definizione di prodotto editoriale è praticamente lasciata al giudice, qualunque sito, blog e compagnia bella rischia seriamente di essere chiuso per stampa clandestina. La possibilità di essere o meno condannato per questo reato (assurdo, secondo me) dipende più che da criteri oggettivi e validi per tutti, dipende dal potere che la persona “infastidita” da quanto scriviamo sia o meno potente (purtroppo di Erin Brockovich ce ne sono una al decennio per tutto il pianeta, in Italia, poi…).
Alla fine di tutto questo discorso, facciamo qualche conclusione. L’Italia soffre di una forte carenza per quanto riguarda le tecnologie. Una carenza che riguarda sia il piano fisico (non tutti hanno internet veloce, cosa che in un Paese che si definisce occidentale, è di per sé pazzesca), sia il piano legislativo, dove abbiamo visto che si applica una normativa che definire preistorica è dire poco, e che, per quel poco che vale, è scritta in modo da poter essere maneggiata e rimaneggiata come la si vuole a seconda del caso e del malcapitato che si vuole decapitare.
Ci sono probabilmente due spiegazioni sul perché l’Italia si trovi in una simile, paradossale situazione. Da un lato, i “complottisti” (in senso buono, perché potrebbero avere ragione) pensano che, siccome internet è troppo libero, tutti possono informare e essere liberamente informati senza passare da giornali e televisioni, che possono (e spesso sono) controllati dai pochi che possono permettersi di stampare e trasmettere (tutte cose costose). Quindi, non potendo punire chi legge, si cerca di punire chi pubblica.
Dall’altro lato ci sono i buonisti, i quali suppongono che le norme in vigore non sono state scritte in mala fede, ma semplicemente nell’ignoranza. Diciamoci la verità, in Parlamento ci sono sempre le stesse persone, l’età media si aggira sui centoventi anni e il decano dei parlamentari Giulio Andreotti ha praticamente conosciuto Giulio Cesare.
In ogni caso, non è una situazione di cui vantarsi. Sia che si sia in mala fede, sia che si sia in buona fede, queste pieghe nascoste della Legge sono un gravissimo pericolo sia per lo sviluppo tecnologico (di per sé fondamentale, come abbiamo detto qualche tempo fa) sia per la libertà fondamentale di poter esprimere la propria opinione. In sostanza è questo che differenzia i Paesi democratici dai Paesi dittatoriali: la libertà e la tutela del dissenso. Ma se la Legge che si occupa giustamente di determinate situazioni da punire può essere usata per piegare la libertà di esprimersi fino ad annullarla o quantomeno a minacciarla come la spada con Damocle, di cui parlavamo ieri, allora quel Paese cessa di essere una democrazia, per diventare via via un Paese liberticida.
Questa è l’Italia oggi.
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«Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.»
«La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»
Evidentemente c’è qualcosa che non va.
«Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.»
«La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»
Evidentemente c’è qualcosa che non va.
No no, va tutto bene. Il comma successivo dice:
«Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.»
Traducendo, tutti hanno diritto a manifestare il proprio pensiero, purché la legge sulla stampa lo autorizzi.
Anche la Costituzione non è esente dal paradosso del comma 22. 😀
No no, va tutto bene. Il comma successivo dice:
«Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.»
Traducendo, tutti hanno diritto a manifestare il proprio pensiero, purché la legge sulla stampa lo autorizzi.
Anche la Costituzione non è esente dal paradosso del comma 22. 😀
Sono d’accordo con il tuo articolo, e credo che le libertà d’espressione e di stampa sono dei diritti fondamentali basici per tutto sistema giuridico che si vanti di essere democratico, proprio l’esercizio di questi diritti fanno la democrazia. Se occorre che nessun diritto sia assoluto, i meni relativi dovranno essere questi.
Ma non credo che i giudici dovranno essere solo applicatori della legge, invece per un adeguato sistema di giustizia si bisogna che questi abbiano libertà di interpretazione e di integrazione, in assunti non penali.
Metto un esempio ipotetico, immagina che un regolamento dica “Chiunque guidi con un canne dovrà pagare una multa di xxx”, un soggetto guida no con un canne, ma con un orso, le autorità mettono multa e il nostro amico chiede la revisione giudiziaria. ¿Cosa dovrebbe decidere il giudice?
Nel caso sul qui parliamo “prodotti editoriale” considero che la ratio legis della legge sulla stampa non sarebbe propriamente regolare le pubblicazioni con certa periodicità, ma regolare propriamente i testi che hanno diffusione.
Certamente non ho letto la legge sulla stampa, nemmeno la messicana che è una delle più vecchie e mai usate della nostra legislazione, e anche sono in contro di qualsiasi norma che restringa la libertà di stampa, ma credo che la interpretazione corretta del suo senso sarebbe propriamente la regolazione degli scritti con certa diffusione.
Ma anche si può interpretare evolutivamente (non conosco la parola in italiano), e nel contesto di una popolazione più democratica, le regolazione fatte in altri tempo per il legislatore non hanno più senso.
Scusa per la mia orribile stesura, spero esser stato (¿?) capace di esprimermi.
Sono d’accordo con il tuo articolo, e credo che le libertà d’espressione e di stampa sono dei diritti fondamentali basici per tutto sistema giuridico che si vanti di essere democratico, proprio l’esercizio di questi diritti fanno la democrazia. Se occorre che nessun diritto sia assoluto, i meni relativi dovranno essere questi.
Ma non credo che i giudici dovranno essere solo applicatori della legge, invece per un adeguato sistema di giustizia si bisogna che questi abbiano libertà di interpretazione e di integrazione, in assunti non penali.
Metto un esempio ipotetico, immagina che un regolamento dica “Chiunque guidi con un canne dovrà pagare una multa di xxx”, un soggetto guida no con un canne, ma con un orso, le autorità mettono multa e il nostro amico chiede la revisione giudiziaria. ¿Cosa dovrebbe decidere il giudice?
Nel caso sul qui parliamo “prodotti editoriale” considero che la ratio legis della legge sulla stampa non sarebbe propriamente regolare le pubblicazioni con certa periodicità, ma regolare propriamente i testi che hanno diffusione.
Certamente non ho letto la legge sulla stampa, nemmeno la messicana che è una delle più vecchie e mai usate della nostra legislazione, e anche sono in contro di qualsiasi norma che restringa la libertà di stampa, ma credo che la interpretazione corretta del suo senso sarebbe propriamente la regolazione degli scritti con certa diffusione.
Ma anche si può interpretare evolutivamente (non conosco la parola in italiano), e nel contesto di una popolazione più democratica, le regolazione fatte in altri tempo per il legislatore non hanno più senso.
Scusa per la mia orribile stesura, spero esser stato (¿?) capace di esprimermi.
Ciao Javieron, grazie per essere passato.
Credo che tu ti sia espresso in modo incerto ma comprensibile, quindi non preoccuparti.
Ti posso dire che la legge sulla stampa è in vigore da decenni, ed è stata cambiata pochissime volte, l’ultima pochi anni fa, durante il governo Berlusconi, per “adeguarla” alle nuove tecnologie. Il problema è che l’adeguamento non è stato fatto in base a ciò che internet era o sarebbe potuto diventare, bensì semplicemente espandendo la legge sulla stampa anche ad internet, attraverso l’introduzione del concetto di “prodotto editoriale”.
Ma la legge sulla stampa ha un difetto enorme: è stata scritta principalmente per quei giornali che volevano accedere ai finanziamenti pubblici, e per i quali l’esistenza di determinati requisiti era ed è fondamentale. A noi blogger, però, di quei finanziamenti non frega niente di niente, tuttavia siamo ugualmente soggetti a questa legge e ai suoi requisiti e alla sua incerta interpretazione.
Il risultato è il liberticidio.
In Italia, per esempio, esistono associazioni riconosciute e associazioni non riconosciute (non so come funzioni in Messico): le prime hanno più doveri e più diritti, le seconde hanno meno doveri ma meno diritti.
I blogger, invece, in Italia, hanno uguali doveri ma minori diritti.
Pazzesco ma reale…
Ciao Javieron, grazie per essere passato.
Credo che tu ti sia espresso in modo incerto ma comprensibile, quindi non preoccuparti.
Ti posso dire che la legge sulla stampa è in vigore da decenni, ed è stata cambiata pochissime volte, l’ultima pochi anni fa, durante il governo Berlusconi, per “adeguarla” alle nuove tecnologie. Il problema è che l’adeguamento non è stato fatto in base a ciò che internet era o sarebbe potuto diventare, bensì semplicemente espandendo la legge sulla stampa anche ad internet, attraverso l’introduzione del concetto di “prodotto editoriale”.
Ma la legge sulla stampa ha un difetto enorme: è stata scritta principalmente per quei giornali che volevano accedere ai finanziamenti pubblici, e per i quali l’esistenza di determinati requisiti era ed è fondamentale. A noi blogger, però, di quei finanziamenti non frega niente di niente, tuttavia siamo ugualmente soggetti a questa legge e ai suoi requisiti e alla sua incerta interpretazione.
Il risultato è il liberticidio.
In Italia, per esempio, esistono associazioni riconosciute e associazioni non riconosciute (non so come funzioni in Messico): le prime hanno più doveri e più diritti, le seconde hanno meno doveri ma meno diritti.
I blogger, invece, in Italia, hanno uguali doveri ma minori diritti.
Pazzesco ma reale…
”In sostanza è questo che differenzia i Paesi democratici dai Paesi dittatoriali: la libertà e la tutela del dissenso. Ma se la Legge che si occupa giustamente di determinate situazioni da punire può essere usata per piegare la libertà di esprimersi fino ad annullarla o quantomeno a minacciarla come la spada con Damocle, di cui parlavamo ieri, allora quel Paese cessa di essere una democrazia, per diventare via via un Paese liberticida.”
Giustissimo. Mi hanno appena bloccato su wikinotizie. Non è che mi hanno bloccato per un pò, mi hanno infinitato. Ed è stato lo stesso DarkAp89 che ha aperto (evviva il conflitto d’interessi) la segnalazione. Ora la ‘tutela del dissenso’ non fa parte di una democrazia? Di fatto no. A questo punto chiedo il tuo intervento e devo farlo qui visto che ho anche le mail bloccate dallo stesso Dark.
”In sostanza è questo che differenzia i Paesi democratici dai Paesi dittatoriali: la libertà e la tutela del dissenso. Ma se la Legge che si occupa giustamente di determinate situazioni da punire può essere usata per piegare la libertà di esprimersi fino ad annullarla o quantomeno a minacciarla come la spada con Damocle, di cui parlavamo ieri, allora quel Paese cessa di essere una democrazia, per diventare via via un Paese liberticida.”
Giustissimo. Mi hanno appena bloccato su wikinotizie. Non è che mi hanno bloccato per un pò, mi hanno infinitato. Ed è stato lo stesso DarkAp89 che ha aperto (evviva il conflitto d’interessi) la segnalazione. Ora la ‘tutela del dissenso’ non fa parte di una democrazia? Di fatto no. A questo punto chiedo il tuo intervento e devo farlo qui visto che ho anche le mail bloccate dallo stesso Dark.
Ah, tanto per dire che la motivazione di Dark sull’ ‘ennesimo attacco personale’ è totalmente pretestuosa. Io ho detto semplicemente che le tante e varie esternazioni contro di me da parte di S. Mec nei mesi scorsi non possono essere solo il frutto del nervosismo per l’anno che ricomincia. Ti esorto ad esprimerti, mi pare un modo di concepire il ruolo di admin incredibilmente arbitrario passare al blocco infinito per questo e senza che nessuno dica niente.
Ah, tanto per dire che la motivazione di Dark sull’ ‘ennesimo attacco personale’ è totalmente pretestuosa. Io ho detto semplicemente che le tante e varie esternazioni contro di me da parte di S. Mec nei mesi scorsi non possono essere solo il frutto del nervosismo per l’anno che ricomincia. Ti esorto ad esprimerti, mi pare un modo di concepire il ruolo di admin incredibilmente arbitrario passare al blocco infinito per questo e senza che nessuno dica niente.
Nelle info di questo blog c’è la mia mail. Gentilmente non intasare più i commenti di questo blog.
Nelle info di questo blog c’è la mia mail. Gentilmente non intasare più i commenti di questo blog.
Ok.
Ok.