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La guerra di Alitalia che distruggerà il Paese

La questione Alitalia è ormai una guerra, non più una trattativa. I partecipanti sono la Compagnia Aerea Italiana che vuole rilevare solo ciò che è buono, il Governo che vuole dargliela e i sindacati che devono tutelare i propri iscritti. A guardare rimangono i cittadini italiani, che pagheranno tutto quanto c’è di brutto. A pagare siamo sempre noi, ma non è una novità. Il problema, semmai, riguarda il futuro.

Da ormai una settimana i tre eserciti sono seduti al tavolo delle trattative. La CAI dice che “o si mangia questa minestra o saltate (voi) dalla finestra”. I sindacati dicono che piano industriale ed esuberi sono poco trasparenti e senza garanzie. Fantozzi, commissario di Alitalia, si schiera con la CAI: sindacati, o firmate o butto i vostri iscritti sulla strada. Il Governo cerca di mediare, ma sta più con la CAI che con i lavoratori.

Vedevo Tremonti, a Ballarò, qualche giorno fa: qualcuno gli chiedeva il conto, delle spiegazioni. “Perché è fallita la trattativa con AirFrance, che avrebbe rilevato beni, debiti e avrebbe licenziato meno di un terzo delle persone che vuole licenziare la CAI?” Tremonti glissava: non c’è più AirFrance, non parliamo di AirFrance! La soluzione AirFrance, infatti, avrebbe permesso di non caricare il Paese di nuovi debiti, avremmo migliorato le condizioni degli italiani, che invece pagheranno sempre di più per avere gli stessi servizi (e forse meno) che avevano prima (perché gli interessi sui debiti si mangiano un terzo di quello che paghiamo per la Pubblica Amministrazione). Ma questo nessuno lo dice. E mi pare ovvio.

Ma torniamo alla trattativa. La CAI dice che non vuole trattare, che l’offerta è quella, prendere o lasciare. Fantozzi e il Governo dicono che l’alternativa è il fallimento.

Dall’altra parte i sindacati rischiano di implodere. Se firmano un contratto del genere, il sindacato perderà tutta la credibilità, e questo, se ancora è possibile, peggiorerà la situazioni dei lavoratori, che perderanno potere durante la contrattazione con le imprese: meno stipendi, meno assicurazioni, meno sicurezza, meno tutto.

Se invece non firmano, allora gli organi d’informazione di governo (la RAI) e di Forza Italia (Mediaset) entreranno in campo annunciando che i sindacati sono i cattivi, che vogliono la rovina di Alitalia, che vogliono buttare sul lastrico migliaia di lavoratori. Alcuni organi di informazione già lo stanno facendo: attacchi preventivi per fare pressioni sul sindacato.

In entrambi i casi, il sindacato, e con esso i lavoratori, ne usciranno a pezzi. Questa strategia suicida sarà la nostra rovina. Pensateci: sindacati, governo e imprese si incontrano periodicamente per discutere degli stipendi dei lavoratori, per adeguarli all’inflazione. Le imprese fanno un’offerta “prendere o lasciare”, il Governo fa finta di mediare e intanto istruisce i media per fare pressioni sul sindacato, e il sindacato o firma perdendo credibilità o non firma esponendosi agli attacchi dei presunti giornalisti al servizio del signorotto.

Una volta si trattava: le imprese volevano dare poco, i sindacati volevano molto, il Governo interveniva e alla fine si trovava un accordo nel mezzo (qualche volta un po’ a favore delle imprese, altre volte dei sindacati, dipendeva dal Governo in carica, ma era un gioco che, tutto sommato, funzionava).

Oggi invece siamo al ricatto sotto l’egida del Governo (che tanto si sa, gli iscritti ai sindacati votano a sinistra, sono dei comunisti mangiabambini, giusto?).

Che questo Governo Berlusconi sia a favore delle imprese lo sapevamo: il Presidente del Consiglio possiede televisioni, case editrici, case cinematografiche, giornali, squadre di calcio, chi più ne ha più ne metta. Come imprenditore e capo del Governo, poi, deve costantemente tenere d’occhio gli interessi in gioco (i suoi, in particolare). Le autostrade necessitano di un nuovo regolamento? Detto-fatto: un regolamento a uso e consumo dei Benetton, che in cambio sono entrati nell’affare Alitalia (spirito patriottico, avevano detto, tsé). L’autorità antitrust si è incazzata: in questo modo i pedaggi aumenteranno! Ma in fondo chissenefrega, noi ricchi viaggiamo in elicottero.

E questo è solo un esempio.

A conti fatti, l’unica cosa che potrebbe salvarci è l’intervento di un quarto: una seconda cordata che decida di intervenire con un piano migliore.

Il problema, ovviamente, rimane la Legge: manca una sollecitazione delle offerte da parte di presunti acquirenti. Fantozzi, commissario di Alitalia, afferma che chi vuole può farsi avanti, ma la Legge speciale approvata dal Governo prevede procedure assai poco trasparenti, volte a favorire la cordata della CAI, nel più breve tempo possibile, anche a spese dell’efficienza e delle tasse a carico della cittadinanza.

Berlusconi, infatti, rischia di rimanere fregato: se esiste davvero questa seconda cordata, cui parteciperebbero anche i lavoratori con il loro TFR, e riuscisse a rilevare Alitalia, il nostro Silvio perderebbe credibilità, il sindacato riuscirebbe a smarcarsi da una situazione spinosa, alla faccia di Studio Aperto, mentre tutti gli imprenditori cui Berlusconi ha assicurato favori in cambio del salvataggio di Alitalia (Benetton compresi) potrebbero smarcarsi dalla vicenda e vivere felici e contenti, portando a casa misure favorevoli alle proprie imprese e lasciando Silvio con un palmo di naso.

La seconda cordata potrebbe addirittura salvare le tasche degli italiani. Ma questo non deve succedere. Dobbiamo salvare re Silvio: la seconda cordata non s’ha da fare!

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