Finalmente sta venendo a galla qualche dettaglio in più sulla cosiddetta Robin (Hood) Tax che Giulio Tremonti ha intenzione di introdurre in Italia. In soldoni, si tratta di un aumento dell’IRES a carico delle imprese petrolifere per prelevare i guadagni extra che i petrolieri percepiscono grazie all’aumento del prezzo del petrolio (l’IRES, come dice il nome, è l’Imposta sul REddito delle Società).
Qualcuno pensa che dopo questo provvedimento i petrolieri non faranno altro che aumentare i prezzi per compensare l’imposta aggiuntiva. Questo, in generale, non è sempre vero: se dopo l’introduzione dell’imposta i prezzi dovessero salire, ci sarebbe una contrazione della domanda (ovvero si comprerebbe meno benzina) e quindi i profitti dei petrolieri scenderebbero comunque. Il problema è di quanto.
La benzina non ha molti sostituti: senza la benzina che puoi mettere nel serbatoio? L’acqua? Alcune auto sono diesel, ma il prezzo del carburante è ormai lo stesso della benzina, quindi non cambia granché: per i consumatori diventa indifferente comprare l’uno o l’altra, a parità di altre condizioni. Inoltre i prezzi dei vari distributori sono abbastanza simili, quindi andare da un benzinaio o da un altro cambia poco. Si può quindi evincere empiricamente che la domanda di benzina non è elastica: questo vuol dire che se il prezzo aumenta, per esempio, del 10%, la quantità domandata diminuirà, poniamo, dell’1%.
Che succede quando la domanda è poco elastica, come nel caso della benzina? Se i produttori scaricheranno l’imposta interamente sui consumatori, questi compreranno un po’ meno benzina ad un prezzo più alto. Poiché la diminuzione della quantità domandata non è grande rispetto al prezzo, i ricavi dei petrolieri aumenteranno. Tuttavia l’IRES “mangerà” un po’ di questi ricavi, con il risultato che il guadagno dei petrolieri diminuirà. In conclusione, poiché la domanda è rigida, i consumatori pagheranno la tassa e i petrolieri guadagneranno meno. In questo caso, quindi, è vero che l’introduzione della Robin Tax potrebbe essere a carico dei consumatori (i petrolieri, in teoria, potrebbero anche decidere di non alzare i prezzi e pagare loro la tassa, ma io, a dir la verità, non ci credo, perché sarebbe da idioti: al massimo, ne pagheranno solo una parte, aumentando i prezzi di poco per evitare un calo troppo elevato della domanda).
In base a quanto detto, la Robin Tax di Tremonti, secondo me, creerà solo una tassa in più a carico dei consumatori, in particolare dei più deboli, alla faccia di Berlusconi che voleva tagliare tasse a tutto spiano.
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D’accordissimo. Le tasse locali non potranno mai funzionare senza una collaborazione internazionale. Ma come i paradisi fiscali insegnano, non è questo che interessa al mercato. Di internazionale oramai c’é solo l’accordo per buttare nei CPT i migranti fino a 18 mesi e altro ancora, approvato giusto giusto la morte di 150 di loro nel Mediterraneo il 7 giugno scorso. Nel mentre l’Irlanda boccia l’accordo UE di Lisbona. Buffo come il consenso si faccia sopratutto con la demagogia.
D’accordissimo. Le tasse locali non potranno mai funzionare senza una collaborazione internazionale. Ma come i paradisi fiscali insegnano, non è questo che interessa al mercato. Di internazionale oramai c’é solo l’accordo per buttare nei CPT i migranti fino a 18 mesi e altro ancora, approvato giusto giusto la morte di 150 di loro nel Mediterraneo il 7 giugno scorso. Nel mentre l’Irlanda boccia l’accordo UE di Lisbona. Buffo come il consenso si faccia sopratutto con la demagogia.
Ah, su Beppegrillo.it c’é una bella intervista a Jeremy Rifkin.
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Letta. Ma come studente di economiia ti dico che gli strumenti per fare bene le cose ci sono, ma fra lobby e interessi personali non vengono mai messi in atto.
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