Al signor Presidente della Repubblica italiana, Onorevole Giorgio Napolitano,
oggi Lei ha ricordato dal Cile che in Parlamento non c’è «una corporazione di avidi fannulloni» e che «Bisogna reagire a questo atteggiamento che una volta si sarebbe definito di qualunquismo».
Signor Presidente, desidero ricordarle che i parlamentari italiani guadagnano, rispettivamente, alla Camera dei Deputati, fino a 10097,09 euro netti in media al mese più rimborsi vari (e senza contare che viaggiano gratis in autostrada, aerei e treni, oltre ad essere rimborsati per il tragitto fino alla stazione/aeroporto), mentre al Senato della Repubblica, fino a 10352,4 euro netti in media al mese più rimborsi vari (e senza contare che viaggiano gratis in autostrada, aerei e treni, oltre ad essere rimborsati per il tragitto fino alla stazione/aeroporto). Sono i più pagati d’Europa, signor Presidente.
Signor Presidente, desidero ricordarle anche che in Italia lo stipendio medio lordo è di circa 2150 euro lordi al mese. Se togliamo un 30% di tasse, rimangono 1505 euro. Ma sono dati aggiornati al 2006, i precari mille euro al mese sono decisamente aumentati. Fra questi ci sono anche operai che sicuramente fanno davvero qualcosa (le auto che guidiamo, gli elettrodomestici che usiamo, etc.), talvolta anche a costo della vita. I parlamentari, negli ultimi anni, sono riusciti (al massimo) a far crescere l’Italia al di sotto della media europea: mentre l’Italia cresce allo 0,6%, in Spagna si chiede a Zapatero di far uscire dalla crisi un Paese che cresce al 2,6%. Mi chiedo perché dobbiamo pagarli tanto se non riescono a fare nulla.
Signor Presidente, la mossa più innovativa che ho sentito durante questa campagna elettorale riguarda l’abolizione dell’ICI sulla prima casa. Signor Presidente, le ricordo che in media nel 2006 si spendevano 142 euro all’anno di ICI (pari al 6 per mille del reddito lordo annuo): una mossa del genere è a tutto vantaggio di chi paga cifre pesanti di ICI, e non parlo certo di persone che hanno una casa da 100 metri quadrati, ma di chi possiede ville e castelli. Signor Presidente, una mossa del genere finisce tutto a carico dei Comuni, che dovranno inventare nuovi modi per far quadrare i conti, magari fermando la raccolta dei rifiuti, o tagliando la carta igienica e i computer nelle scuole.
Signor Presidente, desidero ricordarle che i nostri parlamentari quotidianamente litigano, si insultano a vicenda, permettono che talune persone guadagnino in violazione delle leggi, o che calpestino impunemente il diritto di altri, mentre le multe vengono pagate con le nostre tasse, e che i parlamentari rappresentano tutte le categorie di italiani, compresi mafiosi, corrotti e corruttori e condannati vari.
Signor Presidente, l’Europa ci ha ammonito di non prestare più soldi ad Alitalia: governi passati hanno foraggiato Alitalia per un miliardo di euro (parte dei quali sono finiti negli stipendi principeschi dell’ex CEO Giancarlo Cimoli, che mentre la compagnia affondava, si teneva a galla autoaumentandosi lo stipendio). Signor Presidente, i politici parlano oggi di un prestito ponte ad Alitalia, e Air France la considera condizione per l’acquisizione: lo Stato deve pagare Air France per comprarsi Alitalia. Mi ricorda i rifiuti inviati in Germania, ricchezza che diamo via pagandoli anche. Poi magari l’Unione Europea ci multerà per avere dato aiuti di Stato ad una compagnia privata, e saremo ancora noi a pagare, per la seconda volta.
Signor Presidente, le ricordo che Napoli è inondata dai rifiuti da tre lustri, nel corso del quale si sono alternati nove (dico nove) governi di ogni colore. E nulla è cambiato.
Signor Presidente, in Italia abbiamo un debito pubblico che cresce di anno in anno, ma che i parlamentari non riescono a fermare. Il debito pubblico, come insegnano gli elementari della macroeconomia, soffoca il Paese. In Italia, dice il Ministero del Tesoro, il debito pubblico nel 2006 era pari al 106,8% del PIL, stima in crescita. A titolo di confronto, guardi questa mappa, e conti quanti Paesi sono in condizioni simili alle nostre, e un brivido percorrerà la Sua onorevole schiena.
Signor Presidente, desidero ricordarle che le migliori menti italiane se ne vanno all’estero per non fare la fame. Uno per tutti, Carlo Rubbia, premio Nobel, pronto a fare partire il solare termodinamico (una delle più grandi innovazioni in fatto di energia), ma bloccato dalla politica assente: emigrato in Spagna, in pochi giorni ha ottenuto una legge firmata dal re Juan Carlos (regio decreto del ministero dell’Economia 436/2004), che con grande forza aveva chiesto in Italia senza successo. Si trattava di una legge che aggiungeva il solare termodinamico alla lista di energie rinnovabili che possono godere di agevolazioni fiscali. Signor Presidente, desidero ricordarle che in quella lista c’è anche l’energia dai rifiuti (energia antieconomica, altrimenti). E Rubbia non ha ottenuto questa modifica per una fonte di energia (il sole) che certamente è pulitissima. Lo tenga a mente, signor Presidente: la Spagna sta guadagnando su un’attività di ricerca compiuta in Italia con soldi italiani, con i miei soldi e con i Suoi soldi, signor Presidente. Abbiamo lavorato gratis per la Spagna, signor Presidente.
Signor Presidente, desidero ricordarle che le ultime riforme giudiziarie vissute in questo Paese hanno protetto, nell’ordine, membri del governo Prodi (XIII legislatura), membri del governo Berlusconi (XIV legislatura), malviventi (XV legislatura – indulto) e gli interessi della P2 (XV legislatura – riforma della giustizia che ricorda da vicino quella proposta dalla loggia di Licio Gelli). Intanto l’Italia è più insicura, ci sono miriadi di casi irrisolti (Cogne, Garlasco, Perugia, per dirne alcuni), le persone vengono quotidianamente investite da pirati, complice la Pubblica Amministrazione che non controlla o che omette di mettere a norma, processi che saranno fermati o sono già stati fermati a causa della prescrizione abbreviata, i processi sono sempre più lunghi, gente che dovrebbe essere in carcere è per strada a compiere rapine e a compiere omicidi. Questa non è giustizia, signor Presidente. Signor Presidente, queste storie sono all’ordine del giorno: ogni tanto legga i giornali, guardi i telegiornali e se ci riesce, navighi su internet, e noterà tutti questi abomini. Ah, signor Presidente, cerchi di non dimenticare che sua moglie è stata investita da un’auto mentre era sulle striscie pedonali: se l’è cavata con una frattura, ma molta gente sulla strada ci muore, anche se sono pedoni sulle striscie pedonali, come lo era sua moglie.
Signor Presidente, lei parla di antipolitica e si riferisce, senza fare nomi, a Beppe Grillo, ma allora vuol dire che non ha capito niente: signor Presidente, Beppe Grillo non è per l’antipolitica, altrimenti non avrebbe proposto delle liste civiche, che fanno politica nei comuni. La politica è come un martello: se lo usiamo per appendere quadri facciamo bene, ma se lo usiamo per fracassare la testa del prossimo facciamo male. La politica è uno strumento che può essere usato bene o usato male. Beppe Grillo è contro i politici che usano male la politica, perché incapaci o semplicemente per interesse; questi politici, questi signori che si permettono di fare le cose che le ho appena elencato. E che lei indiscriminatamente difende.
Signor Presidente, potrei continuare con altri mostri (lo scandalo del giornalismo, la disinformazione, le leggi ad personam, le zavorre a internet, la lottizzazione), che questi politici deviati hanno causato a questo Paese che lei rappresenta, vorrei continuare, ma sinceramente sto per vomitare. Il Parlamento non va chiuso, va riformato, ma riformato sul serio (non basta che i parlamentari si autoriducano lo stipendio), per impedire questi abomini, e avere finalmente governi decenti. A me sembra inconcepibile che in Parlamento ci sia ancora gente della Prima Repubblica. A me sembra indecente che al potere ci sia una classe dirigente che non solo è staccata dai cittadini, ma anche dal mondo reale e dal suo progresso tecnologico: che tenta in tutti i modi di azzoppare lo sviluppo di internet con leggi assurde e l’IVA sui siti internet. A me sembra impossibile che alle prossime consultazioni non mi sarà possibile scegliere un rappresentante, ma solo un partito. A me sembra scandaloso che chi arresta i mafiosi sia a sua volta arrestato, mentre ci sono mafiosi in parlamento e altri si preparano a entrarvi, per evitare il carcere grazie all’impunità autoconcessasi dai parlamentari e continuare a festeggiare a cannoli per una condanna in primo grado a cinque anni. Lei dov’è in tutto questo, signor Presidente?
Signor Presidente, lei vuole far cessare gli insulti al Parlamento. Ma se guarda bene, sono i parlamentari che insultano il Parlamento e le istituzioni. E soprattutto, insultano gli italiani, che li pagano senza vedere risultati. Signor Presidente, faccia cessare anche questi insulti.
Se vuole ancora parlare in questi termini assurdi, almeno mi faccia la cortesia di non farlo nel mio nome.
Distinti saluti.
UPDATE: Desidero segnalare questo sito che ha ripreso il mio post. Fra le aggiunte, un’immagine che ben dimostra quanti i parlamentari italiani non siano dei fannulloni.