Cosa non mi quadra

Avevo detto che il gioco non era ancora finito, e così è stato: l’euforia sui mercati è stata di breve durata, ed oggi c’è stato un nuovo crollo. Ma c’è qualcosa di strano: a ben guardare i grafici, si nota che i mercati di Paesi più “forti” (come la Germania) nel corso del recupero han fatto segnare percentuali superiori rispetto ad altri Paesi che deboli erano e deboli sono rimasti (quello italiano, come pure quello spagnolo).

Oggi, inoltre, pur in tutto il panico, l’indice tedesco, ad esempio, è arrivato a toccare i minimi di mercoledì, mentre il nostro FTSE MIB li aveva già persi in apertura: addirittura la chiusura segnalava che erano già stati bruciati metà dei recuperi di lunedì. Avete presente il 10% di cui si sono sciacquati la bocca in tanti senza sapere di che stavano parlando? Bene, già dimenticato.

E questo non mi quadra affatto: è una debolezza molto accentuata, in altre parole l’Italia sta facendo molto peggio della Germania.

La mia ipotesi è questa: i recuperi di lunedì altro non sono stati che ricoperture da parte di chi aveva venduto allo scoperto durante i crolli dei giorni scorsi. Negli ultimi giorni, invece, le grandi mani (non parlo di chissà quali società segrete, sto parlando semplicemente dei fondi, ad esempio) hanno provveduto ad una differente diversificazione dei portafogli, in due modi: o hanno venduto buona parte delle azioni che avevano in portafoglio, approfittando dei poderosi rialzi degli ultimi giorni, in modo da diminuire il rischio prospettando prossime bufere o (anche non alternativamente) hanno provveduto a “scambiare” titoli azionari quotati sui Paesi deboli con quelli di Paesi forti. Questo spiegherebbe come mai il crollo sia stato più tenue in Germania o pure negli USA, rispetto all’Italia: c’era più gente che comprava in Germania che non in Italia, nel vendi-vendi generale.

Qual è il motivo di queste manovre? Non certo la speculazione, bensì il fatto che ci si sta rendendo conto che le prospettive di crescita saranno zavorrate dal nuovo debito che verrà emesso per salvare l’Euro. E questo, ovviamente, attaccherà prima di tutto le imprese che fanno parte di sistemi Paese più deboli.

In altre parole se anche i PIIGS non dovessero fallire, l’austerity che toccherà tutti questi Paesi (ad esclusione dell’Irlanda, che ha già dato) rallenterà una crescita già alla canna del gas: questo è ciò che i grandi investitori pensano, non hanno intenzione di scommettere sull’Italia e sugli altri, lasciando invece stare altri Paesi ancora che pure hanno non piccoli problemi, come la Gran Bretagna, ma che comunque offrono garanzie politiche superiori.

E io non so dargli torto.

Photo | Mu6

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