Diciamoci la verità: in tanti, anche a sinistra, si sono emozionati a sentire le cose che disse Fini a Mirabello all’inizio di settembre. Ma come già scrissi all’epoca, tutto ciò che rimaneva dietro quel discorso era un gigantesco “e quindi?”.
I “quindi” furono voti a schifezze varie, sostegni alla fiducia verso l’esecutivo, ministri e sottosegretari finiani saldamente in poltrona, passi indietro nei fatti rispetto alle parole di Mirabello che hanno un po’ infastidito l’elettorato finiano.
Nel luglio scorso, poi, indicai che una delle più probabili uscite da questa crisi (politica) era l’apertura formale della crisi (di governo), che è esattamente ciò che ha chiesto Fini a Bastia Umbra. Una crisi, tra le altre cose, extraparlamentare, con buona pace di Bocchino: lui ha affermato l’altro giorno che la Seconda Repubblica è finita, mentre ciò che Fini chiede e fa ricorda benissimo la Prima Repubblica, che a mio avviso non è mai finita.
Come ho fatto a prevedere tutto con tanta precisione? Non che ci voglia granché: basta ricordare che né Fini né Berlusconi vogliono staccare la spina al governo perché chi stacca la spina dovrà poi spiegarlo agli elettori. Insomma, questi due, da ormai un anno, stanno giocando a ping-pong perché chi chiuderà il governo Berlusconi IV rischia di essere spazzato via dall’agone politico.
Intanto noi poveri mortali siamo qui in balia di un governo che se prima era inutile (salvo che per fini privati) e saldo (a colpi di fiducia), adesso è inutile e instabile, che è peggio, visto che gli indicatori economici prevedono un peggioramento del clima, che colpirà in primo luogo i Paesi a rischio, i cosiddetti PIIGS, fra cui l’Italia, e che un governo barcollante non può essere in grado di porre in essere misure che rassicurino i mercati.
Staccare la spina a questo governo sarebbe la cosa migliore per il Paese, purché il passo successivo sia una legge elettorale democratica che porti il Paese a nuove elezioni il prima possibile, altrimenti saremmo punto e a capo (non esiste che l’opposizione riesca ad essere significativa con questa legge elettorale, l’ho detto più volte).
E invece siamo qui a vedere un’infinita partita di cui non ce ne potrebbe fregare di meno.
E ping e pong e ping e pong…
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