Termometro Finanziario: L’Italia ha un governo. Basterà?

Per Termometro Politico

Anche se in un giorno infausto, l’Italia dopo due mesi ha finalmente un governo. La poltrona più interessante e importante del governo Letta, ovvero quella del Ministero dell’Economia, è andata a Fabrizio Saccomanni, un tecnico proveniente da quella fucina che è la Banca d’Italia.

Saccomanni è un profondo conoscitore del sistema bancario e dovrebbe avere ben chiare le cause della crisi italiana. Pur avendo appoggiato le misure prese dal governo Monti, Saccomanni non risulta essere un rigorista fanatico dell’austerità. Stando alle sue parole e al suo background, ci sarebbe da aspettarsi un calo delle tasse derivante in modo particolare dal taglio della spesa pubblica, oltre a spinte per far ripartire il credito verso le imprese. Ma ovviamente la politica non è così lineare e l’economia può destare sempre sorprese.

I mercati intanto reagiscono piuttosto positivamente, in attesa che lunedì si manifesti sui mercati il nuovo governo. Ciò è dovuto ovviamente alla grossa liquidità immessa nel mercato delle banche centrali, che dovrebbe aumentare i prossimi giorni se si avvereranno le tesi degli analisti circa i tassi di interesse da parte della Banca centrale europea. Tuttavia Moody’s ha già lanciato un allarme: la crescita nel 2013 potrebbe essere negativa dell’1,8 per cento, il che rischia di restringere di molto il margine di manovra che il governo avrà sui conti pubblici.

C’è intanto una bomba da disinnescare e che rischia di esplodere a luglio, ovvero l’aumento dell’Iva: il rischio è che l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto possa determinare un colpo letale ai consumi e quindi alle imprese e al lavoro.

Agenda macroeconomica particolarmente ricca per lunedì 29 aprile: si comincia con le vendite al dettaglio in Spagna, che su base annua dovrebbero approfondire il calo all’11 per cento rispetto all’8 per cento precedente. Seguirà la fiducia delle aziende italiane, che gli analisti prevedono stabile a 88,9. Previsti in asta Btp italiani a cinque e dieci anni e Bubill tedeschi a 12 mesi. L’indice dei prezzi al consumo tedesco, infine, dovrebbe risultare in calo dello 0,2 per cento su base mensile e in salita del 1,4 per cento su base annua. Un livello piuttosto basso, dunque.

Martedì conosceremo una stima preliminare della produzione industriale giapponese, che dovrebbe salire su base mensile dello 0,4 per cento; sempre dal Sol Levante conosceremo inoltre le vendite al dettaglio, che su base annua dovrebbero salire dello 0,5 per cento. Atteso anche il Pil spagnolo (stima preliminare), che dovrebbe calare ancora dello 0,5 per cento su base trimestrale dopo lo 0,8 per cento precedente. Il tasso di disoccupazione tedesco dovrebbe rimanere stabile al 6,9 per cento. Atteso anche il tasso di disoccupazione italiano: su base mensile si attende un aumento a 11,7 per cento contro l’11,6 per cento precedente. Per quanto riguarda l’area euro, il tasso di disoccupazione è atteso in aumento al 12,1 per cento dal 12 per cento netto precedente.

Mercoledì primo maggio mercati chiusi in Europa, tuttavia la Cina rilascerà il PMI manifatturiero atteso in lieve rialzo a 51 punti. Indice simile verrà rilasciato dagli Stati Uniti e qui è atteso un lieve calo da 51,3 a 51. Sapremo inoltre se vi saranno novità per quanto riguarda la politica monetaria statunitense.

Giovedì conosceremo i PMI di svariati paesi europei, tra cui Spagna, Italia, Germania e l’intera area euro: in tutti i casi dovrebbero rimanere al di sotto della soglia dei 50 punti, a segnalare che siamo ancora in una fase recessiva. Nel pomeriggio la decisione più attesa della settimana, ovvero quella della Banca centrale europea circa i tassi d’interesse, che gli analisti ritengono prossimi ad un taglio di un quarto di punto a 0,5%. Come ogni giovedì usciranno le nuove richieste di disoccupazione negli Stati Uniti, che dovrebbero risultare lievemente in aumento a 340mila unità.

Venerdì infine verrà reso noto il report sul mercato del lavoro USA: il tasso di disoccupazione è atteso stabile al 7,6 per cento, mentre la variazione di posti di lavoro non agricoli dovrebbe registrare un aumento di 150 mila unità.

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