Nel 1987 il dibattito sul nucleare in Italia ebbe una svolta fondamentale “grazie” al disastro di Cernobyl, anche in conseguenza del quale un referendum abolì un po’ di leggi che spensero le centrali nucleari italiane.
Oggi, 2011, un altro evento si inserisce nel dibattito sul nucleare in Italia, a pochi mesi dal referendum, ed è l’incidente (non ancora disastro, per fortuna (( Al momento nella scala INES l’incidente è classificato come 2, nello scenario al momento peggiore potrebbe arrivare a 4 o 5, ma, si spera, non a 7 come a Cernobyl. )) ) di Fukushima.
Ovviamente è partita la battaglia fra anti e pro (che fino a ieri dicevano che non è successo niente, oggi stanno in silenzio, dato che le ultime notizie parlano di una “gigantesca esplosione” di cui non si conosce ancora la natura – convenzionale o nucleare (( Probabilmente “esplosione nucleare” è improprio: chiaramente non intendo Hiroshima, bensì un’esplosione con rilascio di materiale radioattivo nell’atmosfera, come a Cernobyl, appunto. )) ).
Come ho già detto in passato, io non sono radicalmente contrario al nucleare (preferirei s’investissero quei soldi, ad esempio, per dotare tutti i tetti d’Italia di pannelli per l’energia solare, per il risparmio energetico, ma temo che ciò non sarebbe profittevole per l’azienda elettrica di Stato); cerco di vederla da un altro punto di vista: noi il nucleare non possiamo permettercelo. E non solo perché costa troppo. Oppure proprio perché costa troppo e in Italia abbiamo troppi costruttori al risparmio.
Constato prima che le leggi in materia di sicurezza degli impianti nucleari in Europa sono ferree; e che un terremoto come quello giapponese non può materialmente avvenire in Italia
Poi però mi viene in mente che a L’Aquila, con un terremoto di magnitudo migliaia di volte più bassa, è crollato un ospedale, tra l’altro finito di costruire di recente. Chi ha costruito lo ha fatto in maniera infame, barattando la sicurezza dei malati con il denaro; chi doveva vigilare, poi, non ha vigilato.
Adesso immaginiamo quelle stesse persone, costruttori e vigilanti, che si mettono a costruire al risparmio (come nel caso dell’ospedale aquilano) una centrale nucleare in una zona a rischio sismico (praticamente tre quarti dell’Italia); che i vigilanti certifichino che tutto è stato costruito a norma (come nel caso dell’ospedale aquilano), magari incoraggiati da qualche mazzetta perché, dopotutto, siamo fra i peggiori Paesi del mondo “avanzato” quanto a livello di corruzione. Possiamo pure immaginare (perché no?) che la centrale la costruisca la ‘ndrangheta, che è nota per la sua etica ferrea e la sua filosofia da boy scout, favorita magari da qualche parlamentare con mandato di cattura per camorra pendente sulla testa.
E immaginiamo poi cosa accadrebbe con i rifiuti prodotti da tale centrali: anche in questo caso le leggi europee in materia (e non in materia nucleare: parlo di rifiuti normali) sono ferree. Eppure vengono sempre ignorate quando non vengono addirittura abolite per legge (per l’esattezza “vengono derogate”, come è successo e succede in Campania). Perché poi le mani che hanno gestito i rifiuti in Campania sono le stesse che hanno costruito l’ospedale aquilano.
Ecco, immaginiamola ‘sta cosa: e possiamo pure immaginare che, date queste premesse, probabilmente per scatenare il disastro nucleare non servirebbe neppure il terremoto.
Il nucleare è probabilmente molto sicuro. Il problema, per il nucleare in Italia, è che non siamo sicuri noi, costruttori, vigilanti, politici, e pure noi semplici cittadini perché non li abbiamo ancora costretti a fuggire all’estero.
Mio padre era ingegnere chimico, ha costruito una centrale nucleare in Argentina, poi dopo il referendum la sua azienda è entrata in crisi ed è stato pre-pensionato.
Ed è perfettamente d’accordo: lui è favorevole al nucleare, ma NON fatto dagli italiani, ne avrebbe molta paura.
Inutile dire che la penso esattamente come te… Scrissi su FB (eh, la gavetta…) un post simile, con le stesse perplessità.
Sono le perplessità di ogni persona dotata di senno e di memoria, sia te, Superchilum, suo padre o io.
Qualora riuscissimo a garantire appalti corretti, capitolati dettagliati, costruzione impeccabile, resterebbe il problema delle scorie. L’Italia non ha un sito adatto al loro stoccaggio. E anche se ce ne fossero, io continuo ad immaginare terrapieni autostradali pieni di scorie, come quelli che furono creati in Campania, quando la Somalia nei primi anni 90 smise di essere la nostra discarica abusiva.
Io intanto osservo dal mio balcone l’inceneritore di Acerra, che brucia di tutto in assenza di raccolta differenziata. Dai suoi camini esce fumo nero che avrebbe dovuto essere innocuo (anche se le nanoparticelle sono comunque pericolose!). I suoi forni, progettati per le “ecoballe” si lesionano in presenza di rifiuto umido. Le ceneri vanno trattate con inertizzanti chimici inquinanti, e stoccate come scorie industriali (e quindi che senso ha bruciare tutto?). Ed invece si scopre che finiscono in mare, nella terra, nelle falde che passano sotto le discariche illegali campane.
E dovrei fidarmi di chi vuole costruire una centrale nucleare???
“L’Italia non ha un sito adatto al loro stoccaggio”
In realtà nessun paese al mondo ne ha uno. Gli avanzatissimi USA hanno passato anni a costruirne uno nella Yucca Mountain solo per poi abbandonarlo perché troppo sicuro non era.
Insomma, in tutto il mondo le scorie nucleari vengono tenute in depositi “temporanei” e continueranno ad esserlo per molto tempo.