Un lungo purgatorio

Questo governo non vuole fare riforme strutturali per non perdere consenso, ormai è evidente dall’immobilismo che ha caratterizzato il primo anno di legislatura (ma anche gli anni passati non è che sia andata meglio). Quindi, passata la bufera, ci saranno ottime probabilità che l’Italia continui a crescere poco, quell’1% (o poco più) l’anno che significa sostanzialmente stagnazione, che è più o meno ciò che è successo negli ultimi quindici anni. Ed è un’ipotesi piuttosto ottimistica.

Tradotto in numeri che significa?

Se nel 2008 la ricchezza nazionale assommava a 100, nel 2009 ammonterà a 95 (-5% secondo le più recenti stime). Quando torneremo ai livelli del 2008, se la crescita annua sarà dell’1%?

Vediamo:

  • 2010: 95,95;
  • 2011: 96,91;
  • 2012: 97,88;
  • 2013: 98,86;
  • 2014: 99,85;
  • 2015: 100,84

Questo significa che, crescendo l’1% l’anno, nel 2015 (sette anni dopo) saremo diventati più ricchi di solo lo 0,84% rispetto a prima della crisi!

Due brutte notizie: gli altri Paesi non ci aspetteranno. La Cina ricomincerà a crescere a due cifre, tanto per dirne una.

La seconda brutta notizia è che per il 2010 è prevista una crescita zero (e io penso sarà addirittura negativa, per il terzo anno consecutivo). Quindi pensare che nel 2015 ritorneremo alla situazione del 2008 è un’ipotesi decisamente ottimista.

Servono riforme vere, ma questo è in conflitto con gli interessi personali del premier, che ha tutto da guadagnare da un popolo bisognoso, come pure la Lega Nord, per la quale l’alfabetizzazione di massa rischia di essere un colpo mortale. La cosiddetta opposizione del PD, quella che aspirerebbe a sostituire il PdL un giorno al governo, invece, appare tremendamente lontana dalla realtà del Paese.

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4 Comments

  1. Ecco le riforme strutturali: è passato l'emendamento D'Alia…

    l'altro giorno nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l 'obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC), è stato introdotto l'articolo 50-bis, “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”.
    Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l'articolo è diventato il n. 60. Anche se il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della “Casta” che non vuole scollarsi dal potere.

    In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero. Il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.

    Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi ? Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube.
    Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che vede un'impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d'interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.

    Si vuole l'Italia come la Cina e la Birmania?

    E – AGGIUNGO – COME L'IRAN DEGLI AYATOLLAH?

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