Metodi innovativi per suicidare un Paese

Sono piuttosto deluso dalla posizione di Di Pietro: non vuole un governo di transizione che arrivi a cambiare la legge elettorale, bensì andare ad elezioni subito. Il motivo è chiaro, a mio avviso: vuole far valere il suo (massimo) 8% in Parlamento, mentre oggi ne vale la metà. Tonino si sente sottopesato in Parlamento e vuole avere il potere, il peso che gli spetta, in teoria.

Peccato che così facendo si suicidi un intero Paese, perché non c’è dubbio che non esista un’opposizione in grado di impensierire anche solo un po’ Berlusconi e la Lega Nord. L’unico modo per vincere sarebbe allearsi con chiunque, ma voi riuscite a vederli Fini, Casini, Vendola e Di Pietro insieme per governare il Paese? Vogliamo aggiungere che probabilmente correranno anche le liste Grillo, sicuramente da sole? Per cui, se si va ad elezioni, Berlusconi, forte del suo 45% (e probabilmente più, visto che ci sarebbe una campagna elettorale senza precedenti, e tra l’altro la campagna elettorale è terreno indiscusso di Berlusconi) vince a fronte di un’opposizione divisa che deve spartirsi un residuo di seggi parlamentari, il 45%.

Questa è la legge Acerbo, ragazzi: Tonino, forse non è il caso volere le elezioni per andare a cercare di conquistare una ventina di parlamentari in più, perché non li ruberesti a Berlusconi, ma alle opposizioni, per cui saremmo come oggi e peggio di oggi, visto che il posto dei cinquanta parlamentari di Fini nel nuovo Parlamento verrebbe preso da altre Carfagne, Dell’Utri e altri Sì-mio-padrone, che voterebbero senza colpo ferire pure una legge che li obbligasse a prostituirsi giornalmente a mandrie assatanate di cloni di Rocco Siffredi.

Per cui, serve un governo tecnico con la missione di cambiare la legge elettorale, restituendo alla gente il diritto di voto ovvero le preferenze, oggi negate dal Porcellum. È l’unico governo che può tenere assieme le opposizioni e probabilmente pure la Lega. È una legge che va abbattuta e l’unico modo per farlo è costruire un muro abbastanza potente da resistere all’assalto mediatico che naturalmente conseguirà la caduta di Berlusconi. È evidente che siamo alla frutta e Berlusconi lo sa: le strade che ha davanti in questo momento, non finirò mai di ripeterlo, è o stravincere o finire dissolto, e Berlusconi lo sa bene e non si risparmierà neppure un po’, a costo di occupare pure le previsioni del tempo e le estrazioni del lotto alle tre del mattino.

Per cui serve questo governo che guidi la transizione verso un sistema politico post-berlusconiano. Probabilmente ci sarà un ritorno al proporzionale, forse alla tedesca, ma certamente è meglio di un maggioritario fascista, conseguente ventennio piduista e corruzione ridotta a sistema peggio che nella Prima Repubblica, con la cricca dei Berluscones ad andare casa per casa a succhiare ogni goccia di sangue dagli ultracentenari fino ai neonati, perché è questo ciò che stanno facendo (io non ridevo a L’Aquila, avete presente?).

Mi viene da piangere, perché il bipolarismo, che è la legge perfetta per l’alternanza e quindi per lo svecchiamento della classe dirigente (o, quantomeno, per il mantenimento della classe dirigente sana, grazie ad un principio di responsabilità fortissimo), è stato distrutto dagli stessi partiti che sin dall’inizio lo hanno annacquato (si pensi alla quota proporzionale del 1993), non è certo fallito da solo. Mantenendo e rafforzando tale quota di proporzionale nel corso degli anni, i partiti hanno potuto continuare a non cambiare mai: noi continuiamo ad avere gente vecchia (D’Alema, Veltroni) che già erano fatti e maturi da prima che il PCI cambiasse nome in PDS; continuiamo ad avere Berlusconi nonostante mieta fallimenti come mai nella storia d’Italia; oggi parliamo di Fini che ha impiegato trent’anni per capire che il fascismo è feccia e quindici per capire che Berlusconi è un criminale. Il fatto di non cambiare rafforza entrambe le coalizioni.

A questo punto avere un Parlamento lento, pesante è meglio che avere un Parlamento fascista. Tanto con queste classi dirigenti, con questo PdL, questo PD, questo UdC, questa Lega, questo Futuro e Libertà e, da oggi, questo IdV che evidentemente pensa solo a sé stesso (oltre alle elezioni solo per aumentare la propria quota parlamentare, c’è pure l’insensato attacco a Vendola solo perché ha deciso di candidarsi a guidare il centrosinistra), siamo condannati comunque.

Gente, volete svegliarvi o aspettate che la mer*a ci sommerga? Stiamo arrivando al punto in cui non sarà più una questione di SE ci sommergerà, ma di QUANDO e QUANTO ci sommergerà.

(E no, Grillo non è la soluzione, come ha detto ieri Ugaciaka, Grillo ricorda troppo la Lega Nord degli inizi, certo con programmi più positivi e gente pulita, ma alla fin fine si tratta di una forza che può solo contribuire a destabilizzare il sistema. Voi direte: è proprio questo quello che vuole. Ma a giudicare dai metodi e dalle retoriche, la tendenza è non solo destabilizzare il sistema corrente, che non è male, ma vuole rendere la destabilizzazione a sistema stesso, e questo non è la soluzione a qualcosa, è un problema aggiuntivo. Ed è proprio questo che fece la Lega: destabilizzazione della Prima Repubblica dagli anni Ottanta al 1994 e destabilizzazione nella Seconda Repubblica fino a oggi).

Photo credits | Incase

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2 Comments

  1. Dimentichi che il sistema si sta destabilizzando da solo. Di che stabilità parli dunque? Del Cile di Pinochet? Della Fiat di Marchionne?

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