Le meraviglie del sistema inglese

Il prossimo sei maggio gli elettori britannici dovranno scegliere chi dovrà guidare il Paese nei prossimi anni. Ai tradizionali due partiti politici, i conservatori di David Cameron e i laburisti di Gordon Brown, attuale primo ministro, si è aggiunto anche il partito liberaldemocratico di Nick Clegg, che stando agli ultimi sondaggi sarebbe addirittura il secondo partito.

Non voglio fare qui un’analisi della campagna elettorale, che riserverò ad altra sede, ma solo guardare un momento al sistema elettorale inglese, che io trovo semplicemente meraviglioso.

Dovete sapere che il Paese è suddiviso in circoscrizioni, ognuna delle quali elegge un solo deputato con il sistema first-past-the-post, ovvero vince il candidato che prende più voti. In altre parole, giusto per fare un esempio, se in una circoscrizione si presentano, diciamo, quattro candidati, se uno di loro prende 25 voti e tutti gli altri 24, vince il primo anche se l’ha votato solo un quarto del totale. Questo sistema si chiama “plurality“.

Questo ha una conseguenza fondamentale: ogni elettore sa quindi chi è il proprio rappresentante, può controllarlo ed eventualmente mandarlo a casa.

Non solo, ma un giorno alla settimana (o uno al mese, se il deputato è anche ministro) è dedicato alla cura dei propri elettori: questo significa che una volta alla settimana il deputato incontra i propri rappresentati (anche se non lo hanno votato), i quali magari gli chiedono di intervenire per tappare una buca nella propria via o di chiedere che vengano imposte norme anti-rumore perché la discoteca sotto casa non ti fa dormire. E se quel deputato non dimostra almeno un po’ di buona volontà rischia di essere messo alla porta, per un motivo molto semplice: il deputato non è un signore che fa i ca**i suoi, sta lì per servire i suoi concittadini. Per usare una terminologia grillina ma efficace, è un dipendente a tutti gli effetti. Non è il deputato che comanda, ma l’elettore.

Non manco mai di ricordare che in Italia una cosa del genere è impossibile, e faccio sempre l’esempio del Molise: i deputati che lo rappresentano sono Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro. Sì, proprio quei due. Il povero elettore molisano a chi dei due deve rivolgersi se ha problemi? E chi deve mandare a casa se le cose non vanno? Il premier incapace o l’oppositore “non collaborativo”? Alla fine la scelta non è pragmatica, bensì politica: io sono di destra e dico che la colpa dei mali del Molise è di Di Pietro perché si oppone troppo; io sono di sinistra e dico che la colpa dei mali del Molise è di Berlusconi, perché pensa solo ai fatti suoi.

Poi ve li immaginate i nostri deputati costretti a farsi vedere dai propri elettori? Sì, certo, ci sono molti deputati che lo fanno, ma molti altri a sentire parlare di questa cosa rabbrividiscono: dovrei incontrare della plebaglia? E perché mai? Tanto in questo sistema elettorale io vengo scelto dal capo del partito, mica dalla gente. È a lui che devo rispondere, mica a quei burini. Figurarsi poi se il capo del governo (lombardo doc) si prende la briga di incontrare i suoi propri datori di lavoro, i molisani che magari neanche lo sanno di essere rappresentati da lui. Oddio, magari per qualche bella topa molisana una visita privata la possiamo pure combinare…

Il sistema elettorale inglese è meraviglioso da questo punto di vista, e sarebbe una rivoluzione se venisse importato in Italia. Concordo sul fatto che il first-past-the-post può essere eccessivo ed è abbastanza probabile che venga modificato in futuro anche in Gran Bretagna, senza però passare ad un sistema proporzionale, perché agli inglesi piace, giustamente, sapere bene chi è il proprio rappresentante. Si passerà, ed io lo preferisco, al voto alternativo, che funziona così.

In ogni circoscrizione viene eletto sempre un deputato, ma stavolta all’elettore non è richiesto di esprimere una preferenza secca fra Verdi, Bianchi e Rossi, ma di ordinare i candidati in ordine di preferenza (mi piace di più Verdi, poi mi piace Bianchi e infine mi piace Rossi, scrivendo nella casellina, rispettivamente, i numeri 1, 2 e 3). Se nessuno dei candidati raccoglie la maggioranza assoluta degli 1, viene eliminato quello che ne ha presi di meno e i suoi voti passano agli altri candidati in base ai numeri 2 che hanno preso, e si continua così fin quando qualcuno non raggiunge la maggioranza assoluta.

Questo sistema di voto attenua le distorsioni che un sistema (elettorale) maggioritario porterebbe in un sistema (partitico) come il nostro, caratterizzato da una miriade di partiti distribuiti fra estremità molto distanti fra loro (cosa che non accade nel Regno Unito), visto che essi non devono competere per il singolo voto, bensì per le varie preferenze assegnate a ogni elettore, ovvero non vince chi prende più voti, ma chi è più preferito nel complesso.

In questo modo, se un partito non elegge alcun deputato, ciò non è dovuto ai meccanismi perversi di una legge elettorale, ma semplicemente al fatto che il programma proposto non è per nulla in sintonia con le preferenze dell’elettorato in nessuna parte del Paese. In altre parole, non sei tagliato fuori dal Parlamento perché i partiti più grandi si sono accordati su una soglia di sbarramento che ti impedisce di accedere, ma solo perché il tuo programma non piace alla maggioranza degli elettori (non che una cosa escluda l’altra, ma con il voto alternativo è più evidente).

In altre parole ancora, i comunisti, per esempio, non avrebbero più scuse per frignare, ma si dovrebbero mettere a lavorare per creare un nuovo programma che incontri il favore degli elettori. Magari qualcosa di adeguato a questo secolo, per cercare di ottenere almeno delle seconde preferenze.

In questo modo, tuttavia, viene salvaguardata la chiarezza: una circoscrizione, un deputato. Un deputato, un solo responsabile. Se fai male il tuo lavoro, vai a casa. Non siamo un Paese abbastanza civile per un sistema proporzionale, perché siamo incapaci di attribuire le responsabilità a chi sbaglia o a chi addirittura abusa del proprio potere. Davvero: in Germania un D’Alema o un Berlusconi sarebbero stati mandati via a calci almeno da una quindicina d’anni.

Ma secondo voi perché hanno eliminato il maggioritario che c’era prima del 2006? Sarebbero sopravvissuti in un sistema dove è semplice attribuire la responsabilità al deputato?

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