Non lo dico io a spanne (ma lo anticipavo implicitamente ieri, io dico che è ben superiore al 10%), bensì il Centro Studi di Confindustria (non degli insospettabili comunisti, dunque), che, considerando la Cassa Integrazione Guadagni fanno passare l’8,5% dell’ISTAT al 10,1%, in linea con la media europea.
Va ricordato che il dato ISTAT non considera i cassintegrati né gli scoraggiati, ovvero coloro che non hanno lavoro e non lo cercano. Per questo il dato ISTAT (quello ufficiale) non rispecchia appieno la realtà. Il dato di CSC, invece, tenta di rispecchiarla meglio aggiungendo i lavoratori in CIG.
Non so se l’ISTAT lo faccia “per sbaglio”, perché gli è impossibile rilevarlo correttamente oppure a causa di pressioni politiche: non dimentichiamo che il ministro Sacconi continua a bearsi di avere un tasso di disoccupazione più basso della media europea, ignorando (non so se per ignoranza o mala fede, come al solito) che il tasso è basso a causa di un metodo di rilevazione errato. Insomma, il tasso sbagliato gli fa comodo: è un numero che puoi dare ai telegiornali, a uso e consumo della massa di babbei che ci crede ancora (o che non si fida, Tremonti dixit, di quei terroristi degli economisti, che tentano solo di dire la verità).
Ci aggiungo che il dato del 10,1% è ancora piuttosto basso, senza considerare i precari, che sono un’altra situazione drammatica. Oltretutto le imprese, per oltre un quarto, credono che ridurranno il numero di addetti nei prossimi mesi. Insomma, non c’è un ca* da ridere, Sacconi bello.
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