PIL americano in crescita, ma…

Una bella sorpresa, oggi, è stata quella sul PIL degli Stati Uniti, balzato di oltre il 5% nell’ultimo trimestre del 2009 e piuttosto sopra le attese. Ma non troppo: a segnalare che non c’è troppa eccitazione a riguardo è il fatto che le borse non stanno reagendo come ci si aspetterebbe. Al momento, infatti, stanno abbandonando i massimi di giornata, favoriti dai dati macro tutti superiori alle attese.

Qual è il problema? Il problema è che in questo momento non ci interessa il PIL. Il PIL sale perché la discesa si sta stabilizzando, le imprese hanno smaltito le scorte e ne hanno prodotte di nuove (sapete com’è, un mese fa era Natale…). E quindi il PIL sale, nessuna sorpresa.

Il dato che invece ci interessa è quello sulla disoccupazione: essa, infatti, reagisce più lentamente rispetto al ciclo economico. E ancora, non è un caso se i minimi di giornata sui mercati sono stati toccati dopo le 11, al rilascio dei dati sulla disoccupazione nell’eurozona.

Il punto è il seguente: le imprese, per ricostituire le scorte, stanno sfruttando al massimo la capacità produttiva esistente, con i lavoratori ancora in servizio o con altri assunti a tempo determinato o part-time, i quali, ancora timorosi per il futuro precario, potrebbero non spendere per consumare, bensì per pagare debiti o mettere da parte per i momenti difficili. Dunque una volta ricostituite le scorte, queste potranno essere vendute a qualcuno o rimarranno dentro i magazzini a prendere la polvere? Se la disoccupazione cala (meglio, se gli occupati aumentano) è una buona possibilità che tutto riparta, e questo significherebbe ripresa vera. Altrimenti rischiamo di essere punto e a capo.

Un’ultima puntualizzazione: perché ho scritto “meglio, se gli occupati aumentano”? Perché bisogna gettare uno sguardo oltre le statistiche. Il tasso di disoccupazione non guarda alla forza lavoro che non sta cercando un impiego (gli scoraggiati). In Italia la statistica non guarda neppure ai cassintegrati. Paradossalmente, se fossimo tutti in cassa integrazione, il tasso di disoccupazione sarebbe dello 0%.

Conclusioni: la ripresa c’è, è indubbio, ma non è ancora stabile (per sapere quanto è stabile bisognerà aspettare aprile, con il dato del primo trimestre 2010. I mercati lo sanno e lo segnalano: da quando ho cominciato a scrivere (17:05) ad ora (17:20) l’indice FTSE MIB ha perso ben oltre mezzo punto e quasi uno dai massimi delle 16:30, cosa alquanto anomala, se si considera che oggi pomeriggio è stato un tripudio di dati favorevoli. Osservo inoltre che gli ETF che seguo (ad esempio quelli che replicano con leva 2 o -2 l’indice FTSE MIB) stanno abbondantemente sottoperformando.

Insomma, non c’è da adagiarsi sugli allori, come vorrebbe fare il ministro Sacconi, che si aggrappa ad una statistica (quella sulla disoccupazione, appunto) che non considera affatto grandi masse di disperati. In questo momento il lavoro va protetto e favorito per potere approfittare della scia positiva. Altrimenti rischiamo di perdere il treno. E stavolta, dopo un decennio da ultimi in classifica, sarebbe l’ultimo prima di molti anni.

Se l’articolo ti è piaciuto, puoi incoraggiarmi a scrivere ancora con una donazione, anche piccolissima. Grazie mille in ogni caso per essere arrivato fin quaggiù! Dona con Paypal oppure con Bitcoin (3HwQa8da3UAkidJJsLRfWNTDSncvMHbZt9).