Se condannato, non si dimette, dice: ha ragione, non serve

Giusto due parole per chiarire una cosa: se Silvio Berlusconi venisse condannato in qualche processo (cosa di cui non sono sicuro, se non per un processo per cui non è stato ancora richiesto il rinvio a giudizio), non avrebbe bisogno di dimettersi.

Con ogni probabilità, infatti, scatterebbe per lui in modo automatico una pena accessoria chiamata “interdizione dai pubblici uffici”. Poiché l’interdizione scatta in caso di condanna a tre anni di reclusione e visto che i processi, al minimo, prevedono proprio i tre anni come pena, Berlusconi, in seguito a una condanna decadrebbe senza necessità di dimissioni. Il suo governo si polverizzerebbe letteralmente, e Giorgio Napolitano dovrebbe cercare in Parlamento qualcuno che possa raccogliere attorno a sé una maggioranza o, al limite, andare ad elezioni.

E in caso di elezioni, ovviamente, Berlusconi non potrebbe candidarsi, in quanto interdetto.

Se invece rimanesse, si tratterebbe di un grave attentato costituzionale.

Per questo motivo nei Paesi normali, un premier colpito anche solo da indagini (come Ehud Olmert) si dimette: per evitare il conflitto con la magistratura. Berlusconi no, rimane al suo posto, pur sapendo che può letteralmente sfasciare lo Stato con questo suo comportamento irresponsabile, perché lui non può farsi da parte, perché se lo facesse non potrebbe più fare i suoi porci comodi a spese nostre come fa da un decennio e più.

Si avvicina uno spettro che Nanni Moretti aveva già reso benissimo ne Il Caimano.

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7 Comments

  1. Ti vedo impreparato…l'interdizone dai pubblici uffici è solo una pena accessoria che può essere applicata solo dopo il giudizio di terzo grado.

    E nel caso della perdita di elettorato attivo o passivo si perde per il futuro, non certo per il presente. Quindi nessuna decadenza.

    Inoltre poichè la Costituzione prevede che si è considerati innocenti fino al terzo grado di giudizio, per quando arriverà la sentenza (di assoluzione), la legislatura sarà già terminata.

  2. >l'interdizone dai pubblici uffici è solo una pena accessoria che può essere applicata solo dopo il giudizio di terzo grado

    Pensavo fosse sottinteso.

    >E nel caso della perdita di elettorato attivo o passivo si perde per il futuro, non certo per il presente. Quindi nessuna decadenza.

    Non direi, l'articolo 28 cp afferma: «L'interdizione perpetua dai pubblici uffici […] priva il condannato […] di ogni pubblico ufficio […]» e «L'interdizione temporanea priva il condannato della capacita' di acquistare o di esercitare o di godere, durante l'interdizione, i predetti diritti, uffici, servizi, qualita', gradi, titoli e onorificenze»

    >Inoltre poichè la Costituzione prevede che si è considerati innocenti fino al terzo grado di giudizio, per quando arriverà la sentenza (di assoluzione), la legislatura sarà già terminata.

    Nulla, al momento, gli vieta di ricandidarsi e di farsi rieleggere.

  3. Ecco perchè ha così paura per l'esito della storia Mills.

    Questa cosa dell'interdizione è una otizia da diffondere.

  4. 'Se invece rimanesse, si tratterebbe di un grave attentato costituzionale.'

    Capirai, uno più uno meno =)

    'Si avvicina uno spettro che Nanni Moretti aveva già reso benissimo ne Il Caimano.'

    Tatarara, tatarara, tatatarara, tatarara…

  5. @ Tooby: potrebbe non essere affatto detto che Berlusconi sia condannato (qualora si arrivi un giorno a questo esito) a quei miserabili tre anni sufficienti a fare scattare l'interdizione temporanea dai pubblici uffici, se solo si tiene conto anche degli effetti dell'ultimo indulto e della praticamente automatica concessione delle attenuanti generiche.

  6. …per non parlare poi degli effetti del giudizio abbreviato, o della sospensione condizionale della pena…

  7. No no, ma figuriamoci, le probabilità di una condanna definitiva sono vicine allo zero, lo scopo del post era semplicemente mostrare un altro dei numerosi motivi per il quale il nostro premier deve sabotare la giustizia perché si fermi.

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