Azione sistematica contro l’evasione fiscale, presentata come un vero e proprio furto “ai vostri danni”.
Patto esplicito di utilizzare metà dell’evasione recuperata per ridurre le tasse per i redditi fino a 40 mila euro annui. → Potrebbe essere uno dei risarcimenti dovuti ai lavoratori dipendenti per la perdita di potere d’acquisto che subiscono da una quindicina di anni;
Semplificazione delle procedure per la denuncia dei redditi del lavoro non dipendente → Semplificare può essere una delle vie per arginare l’evasione fiscale: se infatti uno deve farsi in quattro per misurare al millimetro la sua ricchezza, probabilmente si impegnerà soltanto finché il gioco vale la candela, senza contare il fatto che con procedure semplificate si potranno ridurre le spese per i commercialisti;
Riduzione del 25% delle tasse per il reddito da commercio e piccolissima impresa (rispetto allo stesso reddito da lavoro dipendente o di libero professionista) → Va bene sostenere la piccola e piccolissima impresa, ma bisogna fare in modo che queste imprese, se proprio non vogliono fondersi, provino almeno a consorziarsi per la ricerca: è impensabile credere che si possa competere nel mercato globale con imprese minuscole;
Misure semplici e rigorose, e duramente sanzionate, insomma draconiane, per l’evasione → I mezzi ci sono, ma non vengono usati o vengono usati male, un po’ per inefficienza e un po’ per corruzione. Ad esempio scoprire le le varie evasioni e abusi in campo edilizio con Google Earth è semplicissimo: Tizio ha costruito una casa abusiva a due metri dal mare? Un funzionario comodamente seduto nel suo ufficio (o addirittura da casa) può facilmente scovarlo e mandare un ispettore a verificare di persona e a fare male, malissimo;
Proibizione di conti e società nei paradisi fiscali → Non sono contrario per principio ai conti nei paradisi fiscali: una persona o una società, dopo aver pagato le tasse sui redditi generati nel Paese, deve essere libero di spostarli dove vuole. Al netto delle tasse, quelli sono soldi suoi, può farci quello che vuole. Quello che non deve accadere è che i conti e le società vengano utilizzate per evadere le tasse;
Salvaguardia dei piccoli negozi tradizionali e proibizione di nuovi supermercati (se non fuori dei “raccordi” che delimitano le città) → Mi sembra un’irrazionale ingerenza nel libero mercato. Se i piccoli negozi tradizionali non funzionano più (= i clienti non ci vanno più) e se i proprietari non riescono a trovare un modello di business per tenerli al passo coi tempi vanno chiusi perché sono una zavorra. Un tizio di nome Stew Leonard nel 1969 aprì una semplice latteria che si diede come filosofia l’assoluta dedizione alla soddisfazione del cliente. In quarant’anni i clienti sono rimasti talmente soddisfatti che quella latteria (ampliata 29 volte, ovviamente) oggi ne serve 250mila ogni settimana, con un fatturato di trecento milioni di dollari, e dà lavoro a quasi duemila persone. È assolutamente assurdo tutelare imprenditori del tutto privi di ambizione che vorrebbero campare di rendita a spese della comunità (perché questo significa “salvaguardia”) con la stessa microscopica latteria. Bisogna salvaguardare chi si rimbocca le maniche, chi contribuisce a creare progresso, innovazione, ricchezza per la comunità: a che serve mantenere in vita una latteria che non viene più frequentata dai clienti, che non genera ricchezza?
Mercati rionali solo per produttori diretti e biologici (saltando le mediazioni) → Mi sembra una buona idea.
Semplificazione per il lavoro autonomo: doveroso, assolutamente doveroso. Credo che sotto certe soglie di reddito si dovrebbe poter lavorare senza doversi pagare un commercialista, soprattutto nel caso dei giovani.
Piccole aziende: ci sono certi tipi di attività (fornitura di manodopera) in cui non c'è molto spazio per fare ricerca. È giusto agevolare fiscalmente le piccole aziende in quanto tali in questi casi? Non lo so, anche se mi pare che in genere il lavoratore “viva meglio” nella piccola azienda e che quindi forse abbia senso, dal punto di vista sociale, privilegiarla fiscalmente rispetto a quelle grandi. Cioè, da una parte vedo la grande azienda favorita dall'economia di scala e da manodopera pagata meno, dall'altra la piccola azienda che non avendo que Non so però se privilegiarla sia un'idea coerente con il libero mercato.
Aggiungerei: riduzione delle tasse per certe categorie di lavoro autonomo, per esempio l'artigianato. Si tratta di redditi che sono in pratica unicamente dipendenti dalla produttività e dalla qualità della manodopera fornita. L'imposizione fiscale risulta spesso oppressiva. Il regime dei minimi introdotto da Bersani ha semplificato le cose e messo un 20% fisso che non è male, ma non permette ad esempio la detrazione IVA.
In generale, per le grandi aziende, invece bisognerebbe predisporre sgravi fiscali condizionati ad investimenti in ricerca e sviluppo e aumenti dei salari.
> È giusto agevolare fiscalmente le piccole aziende in quanto tali in questi casi?
È giusto agevolare le imprese che vogliono crescere in generale. Se non vuoi crescere, pazienza, ma non aspettarti che lo Stato ti dia una mano. 🙂
> anche se mi pare che in genere il lavoratore “viva meglio” nella piccola azienda
Ma le imprese possono anche rimanere piccole, possono consorziarsi però nella ricerca. Che so, mettersi insieme per sviluppare un nuovo tipo di tessuto, poi una piccola azienda ci farà sacchi, un'altra pantaloni, un'altra tende da campeggio. Non sono contro le piccole imprese, sono contro chi difende il proprio orticello in modo insensato (esempio: piuttosto che allearmi con Tizio, preferisco fabbicare gli stessi sacchi anche se sono superati e non me li compra nessuno – comportamento molto italiano, da secoli).
Sul resto abbastanza d'accordo (me non ne parlammo un po' di tempo fa? 🙂 )