Il mistero s’infittisce. Oppure no.

Aggiornamenti sui rapporti fra Berlusconi e la mafia, ma prima una doverosa premessa-riassunto delle puntate precedenti.

Forse non tutti sanno che le origini delle fortune di Silvio Berlusconi sono un mistero. La biografia ufficiale afferma che Silvio fece fortuna con la liquidazione del padre, che lavorava presso la Banca Rasini. Purtroppo la spiegazione non regge: la nascita di Fininvest non è stato un parto facile. Sono state costituite decine di società (ad esempio le trenta Holding create da prestanome, alcune delle quali oggi posseggono Fininvest) che sono state protagoniste di centinaia di operazioni finanziarie, molte delle quali incomprensibili. Si va da versamenti da 24mila lire dell’epoca (anni Ottanta) a società costituite per effettuare una singola operazione a giri di quattrini che partono da una società e che, dopo aver girato un po’, ritornano tali e quali all’origine.

Non si può fare luce su questo mistero: quelle holding furono “erroneamente” classificate dalla Banca Rasini come “istituti di bellezza/negozi per parrucchiera”, e la relativa documentazione andò misteriosamente distrutta. Sappiamo che in quelle holding confluirono diverse decine di miliardi di lire dell’epoca, che corrispondono, a occhio, a svariate centinaia di milioni di euro di oggi. Vi sembra una cifra da liquidazione per un impiegato, questa?

Il fatto che gran parte dei versamenti avvenisse per contanti (ad esempio attraverso centinaia di micropagamenti da poche migliaia di lire) ha fatto pensare agli investigatori che quelle società riciclassero denaro sporco, anche perché la Banca Rasini era una delle basi utilizzate da Cosa Nostra per riciclare. D’altro canto, anche Berlusconi aveva la mania di regalare centinaia di milioni in contanti ai suoi amici, strafottendosene il più delle volte della normativa antiriciclaggio.

Altri rapporti dell’antimafia dell’epoca mostrano che varie società siciliana erano in diretto contatto con le holding berlusconiane. A tutto ciò si aggiunga che Berlusconi prese in casa un mafioso in qualità di stalliere. Che prima di saltare in aria Paolo Borsellino fece il nome di Berlusconi e Dell’Utri. Che la massoneria, di cui Berlusconi faceva parte (tessera 1816 della loggia P2), è, in parte, una camera di compensazione degli interessi deviati di varie istituzioni italiane (politica, affari, mafia) e la loggia garantiva agli appartenenti finanziamenti che altrimenti non sarebbe stato possibile ottenere (in altre parole, chi ti ha prestato i soldi, se non avesse garantito Licio Gelli, in condizioni normali non te li avrebbe mai prestato perché come debitore fai schifo), come informa la relazione della commissione parlamentare sulla P2 presieduta da Tina Anselmi. E questo porterebbe a credere che le fortune di Silvio Berlusconi abbiano provenienze illecite. Ma queste non sono prove, sono indizi, forse coincidenze, e come tali vanno prese.

Il ragionamento, però, sembra filare. Un mio affezionato lettore, qualche tempo fa, mi chiese “ma se i soldi provengono dalla mafia, com’è possibile che la mafia non abbia mai chiesto nulla in cambio? Come minimo l’avrebbero minacciato di morte”. La risposta fu: “A parte che Berlusconi non si separa mai dalle guardie del corpo, tu che ne sai che non ha mai dato nulla in cambio? Già il fatto di riciclare denaro era un bel favore; poi arrivato in politica avrebbe potuto manovrare gare d’appalto, demolire la giustizia, tagliare i fondi alla polizia e all’antimafia, eccetera. Secondo te, l’ha fatto?”.

Oggi si viene a sapere che fra le carte dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino ci sono minacce a Berlusconi, il quale avrebbe dovuto anche “prestare” una delle sue televisioni, a pena di un “luttuoso evento”.

Il mistero s’infittisce. Oppure no.

Per chi volesse approfondire, si consiglia, ovviamente, la lettura de L’odore dei soldi di Elio Veltri e Marco Travaglio, un libro la cui prima edizione è piuttosto rara, visto che fu comprata in blocco da qualche ignoto, sparendo dalle librerie. Ma non fatevi ingannare, questo libro del Travaglio satirico che conosciamo oggi non ha niente, ed anzi, è piuttosto noioso, visto che praticamente tutto il libro riporta riassunti dei rapporti degli investigatori, perizie presentate ai processi, trascrizioni degli interrogatori di Berlusconi e Marcello Dell’Utri e altri atti (pubblici) relativi ai loro processi. Tant’è vero che Berlusconi denunciò gli autori, ma entrambi furono assolti per aver detto il vero (e vorrei vedere, è una pallosa collezione di atti di tribunali). Di seguito, un video (in tre parti) della presentazione del libro fatta a Satirycon nel 2001: se non l’avete mai sentita, preparatevi a dimenticare l’afa estiva, vi raggelerà la schiena.

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