[La crescita della volatilità elettorale e la riduzione degli iscritti a partiti politici] sembrano essere state particolarmente visibili negli anni Novanta. […] Nel caso dell’Italia, estremo per l’entità della corruzione venuta allo scoperto a partire dal 1992, nessuno dei partiti presenti in Parlamento nel 1985 è sopravvissuto dieci anni dopo senza profondi mutamenti non solo nel nome, ma anche nella struttura organizzativa. […] Il «deallineamento» dell’elettorato indicherebbe una crescente perdita di fiducia nei partiti, con il pericolo che le fasce meno istruite dell’elettorato divengano preda di partiti populistici. Da questo punto di vista, la tendenza ad un voto personalistico è stata vista come possibile fonte di manipolazione.
Tratto da Cotta, Della Porta, Morlino, Fondamenti di scienza politica, Il Mulino, 2001
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