(Vignetta di OxyBlue, rilasciata sotto CC-BY-ND)
Io non sono un fondamentalista che è contro il nucleare per motivi ambientali, perché è un po’ da sciocchi, visto che comunque lo abbiamo intorno a noi a un passo dai nostri confini. Per me andrebbe anche bene, ma ora come ora è antieconomico: è uno spreco di soldi. Punto.
I motivi in breve:
- I nostri partner europei puntano sulle rinnovabili, noi sul nucleare: questo significa che le energie rinnovabili avranno un grande sviluppo, creeranno ricchezza, a differenza del nucleare, tecnologia vecchia (non a caso si sta preparando la quarta generazione di centrali nucleari);
- Pensiamo che l’uranio sia più a buon mercato, mentre in futuro sarà sempre più caro, perché sono in costruzione moltissime centrali in tutto il mondo;
- Per costruire quattro centrali nucleari spenderemo quasi il doppio della cifra che Obama vorrebbe spendere nelle rinnovabili per gli Stati Uniti, un Paese immensamente più grande dell’Italia.
Infine, ho guardato schifato la sceneggiata di Silvio Berlusconi con Nicolas Sarkozy: gli unici a guadagnarci, in questa storia, sono i francesi (che ci venderanno competenze e robe varie sul nucleare) e Berlusconi (in immagine). Noi italiani, invece, ci perderemo da questa storia del nucleare. Ecco perché credo che il nucleare sia una scelta sbagliata in questo momento: perché è un investimento a perdere (e i soldi persi sono i nostri).
In dettaglio.
L’Italia sta andando nella direzione opposta rispetto ai Paesi di riferimento (quelli del primo mondo), preferendo di comportarsi come un Paese in via di sviluppo (quelli del secondo mondo).
Mi spiego: dal 2004 a oggi gli unici Paesi del primo mondo che hanno avviato la costruzione di centrali ad energia nucleare (o di nuovi reattori) sono Giappone (2), Finlandia (1), Francia (1), mentre gli USA nel 2007 hanno deciso di riattivare un reattore spento da tempo e di continuare la costruzione di un reattore, che era stata interrotta. Nel frattempo Germania, Spagna e soprattutto il Regno Unito hanno deciso di spegnerne alcuni; alla fine di gennaio di quest’anno il Giappone ne ha spenti due. Altri Paesi (Russia, Cina, India, Pakistan e compagnia bella) hanno avviato costruzioni massicce, nel 2008 la Cina ha cominciato a costruirne sei.
L’Italia, invece, ne vuole costruire quattro. Perché credo che stiamo andando in controtendenza rispetto ai nostri partner?
Guardiamo un attimo il Giappone: ha spento due reattori e ne ha accesi altri due, con una potenza complessiva superiore a quella dei reattori spenti. Se consideriamo che la domanda di energia, ovviamente, aumenta con il tempo, il Giappone con questa manovra non ha fatto altro che mantenere immutato il proprio “portafoglio energetico”: non ha aumentato la propria quota di energia nucleare, ma l’ha mantenuta costante.
Un ragionamento simile può essere fatto per gli altri Paesi del primo mondo.
L’Italia, invece, vuole cambiare il proprio portafoglio aumentando la quota di energia nucleare. Quindi, mentre gli altri Paesi puntano ad aumentare la quota di rinnovabili (diluendo o mantenendo costante la quota di nucleare), l’Italia punta sul nucleare e non investe in rinnovabili.
La politica del governo sembra essere scellerata per vari motivi:
- Se il governo non investe oggi in energie rinnovabili, agganciandosi al treno degli USA, perderà terreno e occasioni di crescita;
- Al contrario, invece di investire in innovazione, il governo investe in tecnologie che potrebbero essere obsolete già prima del 2020 (senza contare che entro il 2030 dovrebbero essere pronte le centrali di quarta generazione, mentre l’Italia vuole costruirne di terza, più inquinanti, meno efficienti e, leggo ora, più pericolose);
- Non contiamo poi il vizio tutto italiano di gonfiare i tempi: siamo sicuri che ce la faranno a costruirle nel 2020 o si arriverà al 2025? O al 2030?
- La situazione sarà aggravata dal fatto che, come sempre accade per le opere pubbliche italiane, i costi raddoppieranno rispetto ai preventivi, togliendo ulteriori risorse alle rinnovabili (la tedesca E.On sta costruendo in Finlandia una centrale di terza generazione che costa 6 miliardi di euro – spese di manutenzione e stoccaggio delle scorie escluse – ovvero dieci volte una centrale a gas; se il costo sarà lo stesso, noi spenderemo 24 miliardi per costruire le centrali nucleari, mentre Obama negli USA ha chiesto appena 15 miliardi di dollari per puntare sulle rinnovabili – e gli USA sono enormemente più grandi di noi);
- Il nucleare sarà ancora conveniente nel 2020? I Paesi in via di sviluppo stanno puntando sul nucleare: dal 2004 21 centrali su 24 di nuova costruzione sono in Paesi in via di sviluppo, e solo nell’ultimo anno sono stati aperti dieci cantieri. La domanda di energia nucleare sembra dunque destinata ad aumentare e di molto anche: rischiamo, quindi, di passare dalla petrolio-dipendenza alla uranio-dipendenza;
- Il governo non sembra voler abolire la Cip6, la tassa sull’energia che dovrebbe favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, ma che vanno a favorire i termovalorizzatori (che appartengono a vari amichetti dei loro).
Insomma, questa corsa al nucleare è ragionevole? La risposta è no. In generale va bene volere diversificare il proprio portafogli, ma l’Italia vuole puntare su energie vecchie e non sull’innovazione, come invece faranno gli USA e i nostri partner europei. Sarebbe stato meglio costruire qualche centrale nucleare in meno (un paio) e usare il resto per sviluppare tecnologie per le nuove energie (specialmente quella del sole, di cui l’Italia è ricca e che del tutto è gratuita).