Per conoscenza ai lettori di questo blog, visto che qualche tempo fa lo avevo elogiato, ho inviato la seguente email a Pierluigi Bersani. Mi spiace per eventuali puristi, ma il Lei proprio non mi usciva dalle dita.
Egregio Pierluigi,
fino a qualche ora fa avevo grande stima di te: ti seguivo in tutte le trasmissioni dove ti trovassi a parlare perché mi piaceva quando abbaiavi come un vigoroso mastino contro il destrorso di turno che diceva idiozie che tu facevi puntualmente notare. È passato un mese da quando avevo scritto questo articolo, intitolato senza mezzi termini Bersani santo subito, mentre seguivo incantato a Ballarò come mandavi in tilt il ministro Fitto. Da laureando in economia, vederti mettere in gioco i numeri o più semplicemente, come può essere più ovvio per chi si è laureato in filosofia, la logica, per forza di cose incontrovertibili, era per me un piacere.
«Cavolo, pensavo, c’è qualcuno in questo PD che finalmente risponde alle scemenze che dicono questi analfabeti senza usare l’aggettivo “pacatamente” e andare alla ricerca di idee iperuraniche». Avevo trovato il mio auriga in questo branco di cavalli pazzi bianchi, neri e pure grigi che si prendevano a testate.
Probabilmente ti avrei votato nel caso avessi presentato la tua candidatura alle primarie, come avevi annunciato recriminando di non averlo fatto nel 2007: è stata una boccata d’ossigeno. Ero disposto anche a passare sopra D’Alema, il che, ti assicuro, per me è un grande sacrificio.
Ma non hai presentato oggi la tua candidatura per la segreteria del PD, che sarebbe stata la giusta conseguenza delle tue parole. Ti sei piegato, presumo dal basso della mia inesperienza, alle indicazioni dei cari vecchi Compagni. In ogni caso hai dimostrato incoerenza (e ti assicuro che lo pensavo prima che lo dicesse Gad Lerner).
Ti sei dimostrato tale e quale agli altri della cosiddetta nomenklatura (probabilmente ero io l’illuso). E hai fatto un’altra cavolata: Franceschini, lo ha dimostrato con i suoi “ma anche” del suo discorso senza capo né coda (ma con tanta inutile retorica) dopo la prima votazione, è la naturale continuazione di Veltroni. E probabilmente anche la naturale continuazione del trend ribassista che ha portato al tracollo del PD. È il veltronismo senza Veltroni. Sicuramente, lì ai piani alti, avrete avuto tutte le ragioni per appoggiare Franceschini, ma sono ragioni a mio avviso sbagliate alla radice: il PD aveva bisogno di cambiare, se non con nuove primarie, almeno con una nuova guida. Lo ha dimostrato, se mi permetti, il discorso di Ermete Realacci, il quale si rivolgeva alla sua mamma (presumo ottuagenaria o quasi) che non capisce le primarie, invece che ai giovani, che al contrario, le hanno richieste a gran voce, mentre si preoccupava delle televisioni e di Biscardi, invece che dei contenuti: è stato contestato per queste cavolate, non perché c’erano dei pazzoidi in sala. Ti ripeto: se proprio non si volevano le primarie, si doveva almeno verificare una rottura. Rottura che non è avvenuta: mi spiace per Realacci (avrò premura di inviargli una scatola di Malox), ma domani i TG attaccheranno il PD per non avere cambiato nulla, chiameranno Franceschini come ciò che è, un Veltroni con una faccia diversa, il suo film dell’orrore si avvererà, ne sono certo. Il Giornale ci sguazzerà in questa storia. Questa è la politica dell’immagine, delle parole, non la politica dei fatti. Non avvicina i giovani della generazione Studio Aperto (quelli con tre g, i gggiovani con il cervello in pappa) né quelli cui un po’ di sale in zucca è rimasto.
Non solo i giovani: non decidere la rottura ha deluso me, che sono giovane, ma anche mio padre, che era andato a marzo ad ascoltare Veltroni, aveva anche comprato una bandiera con il simbolo del PD che ora ammuffisce in garage e che aveva la tessera dei DS prima e del PD poi (tessera che, per inciso, ha deciso di non rinnovare, lo dico visto che fra i discorsi ho sentito anche qualcuno che si lamentava del tesseramento non completato). E così molti altri miei conoscenti. E sono certo che non sono gli unici. Sono contento, però, che sia felice la mamma del signor Realacci, almeno lei voterà con piacere. I giovani, però, almeno quelli “in area PD” non sono degli stupidi, non hanno bisogno che le idee del PD gli vengano spiegate attraverso i cartoni della Pimpa. Basta essere coerenti. Tu avresti potuto farlo, come hai spesso dimostrato, avresti potuto opporre la logica prima ancora che i contenuti (perché, come certamente saprai, sarebbe bastata la logica, vista la disastrosa gestione della politica economica di questi otto mesi di governo, per mettere in mutande questo governo). Ma non lo hai fatto.
Ha detto qualche giorno fa un mio professore, «quando si vogliono innescare processi di cambiamento è necessario rimuovere tre blocchi che impediscono il cambiamento stesso» e uno di questi è la struttura esistente. Mi sono reso conto che anche tu fai parte della ruggine e non dell’ingranaggio. Non riesco a concepire in quali condizioni si arriverà al congresso e alle primarie di ottobre: l’unica speranza, probabilmente, è che il PdL si suicidi nel mentre.
Ma di certo così come alle europee eviterò di mettere una croce sul simbolo di questo tuo sgangherato Partito non più Democratico, così eviterò di scegliere te a guidarlo casomai dovessi leggere il tuo nome sulla scheda di qualche futura, eventuale elezione primaria (sempre che ci sia qualche candidato decente sotto i quarant’anni con la fedina penale pulita, altrimenti non mi scomoderò neppure di uscire di casa).
Distinti saluti.