Ci sono un paio di referendum chiesti o addirittura ottenuti, ma dimenticati dai media.
Il primo è il più recente, molti lo conosceranno: ieri Antonio Di Pietro ha consegnato un milione di firme, per chiedere l’abolizione della legge Alfano, erroneamente detta “lodo”.
La legge Alfano è quella legge che permette a quattro persone di fare quello che vogliono: rapinare la tua casa, stuprare tua moglie e le tue figlie o, più realisticamente, rubare sulla tua (e mia) pelle, corrompendo qua e là.
Di queste quattro persone, tre sono, tutto sommato, accettabili o quasi, ma ce n’è solo una che è stata quasi dichiarata criminale, se non fosse che ha abolito i reati di cui era accusato. Ed è stata proprio quella che più ha voluto la legge Alfano. Il solito, immarcescibile Silvio Berlusconi.
Io non ho firmato per chiedere il referendum: quando sono andato a firmare, non ho trovato il banchetto al contrario di quanto affermava il sito internet. In compenso mi han fatto fare il giro di una bellissima piazza e non ho sprecato la passeggiata. Lo appoggio moralmente, aspettando il 2010 per votarlo.
Bellissima la frase del segretario di Rifondazione Ferrero (di cui non sopporto le idee politiche suicide, sia chiaro): «Solo il Pd è spaccato a metà, ma la vera anomalia, strampalata, e che sul Lodo Alfano il partito di Veltroni non abbia raccolto le firme». Chissà se il PD se ne renderà conto entro la prossima legislatura.
Una riga sui media: ho seguito solo il TG1 che ne ha dato la notizia in trenta secondi alle 20:25. Il giornalista Frittella (mi pare si chiami così): «Di Pietro ha presentato oggi il suo referendum, che rischia di dividere». Trenta secondi di Di Pietro (e Di Pietro, lo sapete, è chiarissimo quando parla), poi via un altro argomento. Bruno Vespa, stasera, ha dedicato la puntata all’autodifesa degli indagati Bocchino e Lusetti.
Il secondo è il referendum politico elettorale, quello sulla legge elettorale, quello per abolire il porcellum, quello che vuole ridare la democrazia all’Italia. Questo referendum l’ho firmato, è stato accettato, e si terrà, se tutto va bene, nel corso di questa primavera. La data? Non si sa. Ma quasi sicuramente non sarà il 6 e 7 giugno, perché si rischia il raggiungimento del quorum: in quel weekend, infatti, si terranno le elezioni europee e amministrative. Rischiamo l’overdose di democrazia.
Ah, non lo sapevate? Eh, nessuno se ne ricorda e la tv non ne parla.
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