La battaglia per un’informazione libera, che in molti stanno portando avanti negli ultimi tempi, a molte persone sembra una lotta fine a se stessa, o al massimo per fare in modo che certi reati commessi “ai piani alti” (politici, grandi industriali, etc.) vengano fuori. In realtà la battaglia per un’informazione efficiente ha influenza anche sulla vita di tutti i giorni, fino ad agire sul prezzo del pane, della benzina e altre cose. Vediamo perché.
Un economista di nome Edward Chamberlin, negli anni Quaranta, fece un esperimento insieme ai suoi studenti. Nel corso dell’esperimento, alcuni degli studenti avevano il ruolo di compratori, altri di venditori, i quali dovevano simulare un mercato del bene X; ovviamente i venditori dovevano vendere al prezzo più alto possibile, i compratori dovevano comprare al prezzo più basso possibile. Senza scendere nel dettaglio, nell’esperimento di Chamberlin venditori e compratori non avevano informazioni sull’ambiente e sulle altre transazioni: i compratori conoscevano solo il prezzo massimo (diciamo i soldi che avevano a disposizione), mentre i venditori conoscevano solo il prezzo minimo, e tutti i prezzi erano diversi.
Al termine dell’esperimento, Chamberlin notò che in questo mercato (tendenzialmente concorrenziale) le transazioni non avvenivano quasi mai al prezzo giusto, ovvero al prezzo di equilibrio, in base al quale tutti i compratori e tutti i venditori erano felici e contenti. Il mercato, insomma, non era efficiente.
Tempo dopo uno studente di Chamberlin, di nome Vernon Smith, divenuto professore, ripeté l’esperimento, ma con regole diverse. (per questi esperimenti Smith vinse il premio Nobel nel 2002) Mentre nell’esperimento di Chamberlin le transazioni avvenivano “a porte chiuse”, in quello di Smith esse avvenivano con il meccanismo dell’offerta pubblica, per esempio alzando la mano dicendo «Vendo a tre dollari» o «Compro a due dollari». Inoltre, Smith faceva ripetere l’esperimento più volte, come se ci fossero più giorni di mercato.
Al termine dell’esperimento, si notò che il prezzo medio delle transazioni si avvicinava di gran lunga al prezzo di equilibrio, diversamente dall’esperimento di Chamberlin.
Qual è la morale della favola? La troviamo nelle differenze dell’esperimento. Oltre al fatto che l’esperimento di Smith è più vicino alla realtà (il supermercato è aperto più giorni a settimana, dopotutto, no?), si tratta di un mercato trasparente, in cui gli operatori conoscono i prezzi degli altri operatori, dato che le offerte erano pubbliche. Era un mercato in cui vi erano molte informazioni sui prezzi.
Da questo esperimento, dunque, possiamo notare che un’informazione efficiente è una delle basi di un mercato concorrenziale, ovvero il modello che più si avvicina a quello dell’efficienza (che esiste nel caso della concorrenza perfetta). Cosa accade quando l’informazione è addomesticata, come in Italia? Ovviamente, il mercato si allontanerà dal modello della concorrenza perfetta e sarà meno efficiente. E infatti in Italia il modello del libero mercato non è altro che un proclama, mentre la situazione è ben lontana dal modello, soprattutto grazie alle associazioni professionali, sindacali, industriali, eccetera, che dominano la nostra economia. E alla fine da questa carenza ci perdiamo tutti, associati e non.
Una prova di ciò che dico? Una volta il ministero delle attività produttive (oggi il ministero per lo sviluppo economico) pubblicava giornalmente i prezzi consigliati dai petrolieri per la benzina. Poi l’Autorità Garante per la Concorrenza (!) ha stabilito che questo non dovesse più avvenire, in seguito ad un accordo con i petrolieri. Risultato? Non solo l’Italia ha i prezzi più alti d’Europa, ma il divario fra l’Italia e gli altri Paesi aumenta. La Stampa afferma che le ragioni di ciò sono «misteriose». Dopo quanto ho scritto forse le ragioni sono più chiare e la battaglia per un’informazione vera diventa uno strumento in grado di aiutarci a migliorare la qualità della nostra vita più di tante altre stronzate di cui sentiamo in tv.
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