Non basta ad Alitalia subire le scelte scellerate dei passati governi (di destra e di sinistra). Adesso la tragedia della compagnia (perché, ricordo, sono 20 000 dipendenti, cui si aggiunge l’indotto di Malpensa) viene usata come motivo elettorale.
Silvio Berlusconi butta in campo Alitalia e con essa migliaia di lavoratori: tre o quattro settimane per una cordata italiana; Banca Intesa è con noi.
La prima a tirarsi indietro è proprio Banca Intesa. Berlusconi si è sognato tutto. Ma forse Berlusconi, da buon tombeur de femmes, si era distratto a causa del nome del CEO di Intesa Sanpaolo.
Tre o quattro settimane: giusto il tempo per arrivare al 12 aprile (e proprio il giorno prima delle elezioni) o magari il 19 aprile (quattro settimane dopo, quando tutto sarà finito).
Perché proprio adesso? Berlusconi è stato al governo cinque anni. Come ieri ha ricordato Casini, nel 2004 Berlusconi faceva il superman della situazione, affermando che per fortuna di Alitalia c’era lui. Non voglio citare Casini, voglio citare la fonte: questo articolo del Corriere delle Sera del 18 febbraio 2004. Casini non si è inventato niente, ma come si dice, Berlusconi deve darsi parvenze di superuomo. Per mascherare il suo fallimento come politico.
Berlusconi doveva salvare Alitalia nel 2004: ha salvato Rete 4, ha salvato se stesso, ha salvato i suoi amici, non poteva salvare Alitalia? La risposta è sì, e l’ho detto giusto ieri. Lo ha fatto? No. Perché non gli interessava.
L’importante è il potere, l’importante è potere governare il Paese, impedire che il Diritto venga ristabilito, e che si continui con questo scempio che, lo ricordo, sta trascinando il Paese alla rovina.
E risultano profetiche le parole di Indro Montanelli, signore che comunista non può proprio essere definito, che il 14 luglio 1998, sulla prima pagina del Corriere della Sera scriveva questo editoriale, in cui definiva Berlusconi, il macigno che blocca la politica italiana.
Tutto questo è sotto gli occhi di tutti. Berlusconi è alla quinta campagna elettorale, è sceso in campo quindici anni fa. Abbiamo avuto Berlusconi-Prodi-Berlusconi-Prodi. Nella prima Repubblica non era mai successo: il Paese è fermo dalla sua discesa in campo. La politica è bloccata, e con essa il Paese intero.
Il Paese è da anni in crisi. Prima per i governi traballanti di centrosinistra, ma poi abbiamo avuto cinque anni (cinque anni) di Berlusconi. Dov’è questo cambiamento che ci aveva promesso nel contratto con gli italiani? Dov’è la prosperità che il superuomo ci aveva promesso? Il mondo cresce sempre più di noi, e cinque anni, mai accaduto nella storia italiana, non gli sono bastati per farci tenere il passo? Ne voleva venti?
Berlusconi, 72 anni a settembre, si fa avanti per la quinta volta. Blair ne ha 55 ed è “in pensione” da quasi un anno, dopo dieci anni come premier, Zapatero ne ha 48 e già quattro anni di legislatura alle spalle, Sarkozy ne ha 53, la Merkel 54.
Berlusconi, con un controllo dei mezzi di comunicazione di massa da fare invidia ad Hitler, tenta ancora di ammaliare l’Italia con le menzogne: si dichiara liberale, poi candida l’uomo dei taxi che bloccò Roma contro le liberalizzazioni. Un liberale anti-liberalizzazioni, ma lo sapevamo già.
Berlusconi, che l’11 settembre 2003 dichiarò che «Mussolini non ha mai ucciso nessuno», candida tal Giuseppe Ciarrapico, fascista dichiarato, perché «ci servono i suoi giornali». Berlusconi, tessera numero 1816 della P2 del fascista Licio Gelli. Berlusconi, che è il maggiore editore italiano, talmente convinto che i giornalisti siano uno strumento del potere, afferma che i giornalisti non sono liberi, ma suoi servi. Ed è così. E Curzio Maltese, in un editoriale su la Repubblica (giornale che ho qui davanti a me), osservava con rassegnazione che i giornalisti non si sono alzati in piedi per protestare contro simili offensive affermazioni. Non potevano: Berlusconi ha ucciso anche il giornalismo, e anche questo era stato profetizzato da Paolo Sylos Labini nel lontano 2002, in “Berlusconi e gli anticorpi“, laddove gli anticorpi sono (erano) i giornalisti.
Berlusconi, i cui amici sono amici della Mafia, che riesce a quietare magicamente tutte le accuse facendo sparire le prove o addirittura le leggi, come scriveva l’Independent nel 2006, dopo quindici anni di barzellette cerca ancora di farci ridere per nasconderci le sue magagne.
Berlusconi, l’uomo che si proclama un umile democratico, che dà del coglione agli italiani che non lo votano (condannando di fatto lo Stato di democrazia pluralista) e del kapò a un membro del Parlamento europeo, colpevole di essere socialista e di avere idee contrarie alle sue, per giunta davanti al Parlamento europeo stesso, e dichiarando i parlamentari europei come «turisti della democrazia», mentre è in carica come Primo ministro italiano. Ma Berlusconi, dopotutto, è l’uomo che insulta anche post mortem.
Berlusconi era completamente inadatto a governare: stavolta il profeta era l’Economist, un giornale liberale (non comunista), con questo articolo, ma l’Italia lo ha scelto, come disse ancora Montanelli, perché doveva provare sulla propria pelle Berlusconi per potersene liberare, come un vaccino. E per cinque anni, lo ribadisco, Berlusconi è stato al governo, e ha preso in giro gli italiani, a partire da Alitalia, che oggi è sottoterra e che lui, nel 2004, avrebbe salvato. Ecco il risultato. Berlusconi è indifendibile, e tutti i suoi sostenitori o nascondono la polvere sotto il tappeto o sono semplicemente imbambolati dal suo carisma o meglio, dalle sue battute.
Berlusconi, il democratico che, invece di confrontarsi con le opposizioni, gli strappa il programma (programma che lui aveva dichiarato essere identico al proprio).
Posso continuare per giorni. Berlusconi in quindici anni ha detto milioni di balle: non ne basterebbero venti di anni per raccontarle tutte. Berlusconi, il liberale non liberale, il democratico non democratico, il barzellettiere che non fa ridere, l’impunito che insulta chi gli mette davanti al naso le prove della sua (di Berlusconi) incapacità, il superuomo che doveva salvare l’Italia e che dopo cinque anni di governo ha salvato solo Rete 4 e i bilanci Fininvest, oltre alla propria fedina penale.
Berlusconi, che può anche essere visto come un grande imprenditore (seppur con un torbido passato), non può invece essere definito un grande stagista: Berlusconi ha fallito tutti gli obiettivi per il Paese, conseguendo solo i propri personali. E il risultato è davanti a noi: nessuno come lui ha potuto cambiare l’Italia, governando cinque anni, ma non lo ha fatto.
Adesso presenti la cordata per Alitalia, o la smetta di giocare (ancora una volta, l’ennesima) sulla pelle degli italiani. Vinca chiunque alle prossime elezioni, fosse anche Forza Nuova o il Partito Comunista del Lavoratori. Ma mi auguro con tutto il cuore, per il bene del Paese, che il Paese stesso si liberi di questo macigno che gli impedisce di andare avanti.