Il Cavaliere inesistente

Oggi avrei potuto scrivere anche di altro. Pazienza, lo farò domani sera. Anche perché il post sarà un bel po’ lungo.

Voci di corridoio

Non posso assistere impotente ad un simile evento, per quanto già preannunciato. Più che altro grave. È infatti stato pubblicato l’intero contenuto della sentenza che ha condannato l’avvocato Mills 3 mesi fa per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Il professionista inglese non era il solo imputato. Come ormai tutti sapranno, al suo fianco c’era il nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Era così intricato il caso analizzato dal Tribunale di Milano che sono servite oltre 400 pagine per raccogliere i motivi di fatto e di diritto. Ma, riassumendo per sommi capi il tutto [cosa di per sé sconsigliabile, ma per commentare e spiegare ogni singolo passo della sentenza ci vorrebbero giorni di lavoro e materiale tale per scrivere un libro, credetemi], è acclarato che Berlusconi doveva essere condannato in solido con Mills per i reati di cui sopra. L’imprenditore, comunque, si è trovato coinvolto in questo processo a causa di alcune dichiarazioni “sfuggite” allo stesso Mills davanti ad alcuni magistrati nel 2004 e ritrattate quasi 5 anni più tardi in maniera non propriamente convincente. Stando sempre a quanto riportato dalla stampa, ovviamente.

“Dottrina e Giurisprudenza”

È indispensabile sottolineare che si tratta solo del primo grado del processo penale. Non solo, Berlusconi non è processabile. Pochi mesi prima del dispositivo della sentenza, infatti, il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, era tra i promotori del Lodo omonimo, che avrebbe consentito la sospensione di tutti i procedimenti penali nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. Immunità garantita anche sui reati commessi prima di entrare in carica. Un esempio: se ammazzassi qualcuno e, in quanto sospettato, subissi ordinario processo, potrei comunque candidarmi ed essere eletto come Presidente del Senato. In tal caso, finché non sarò io o il mio avvocato a rinunciare al privilegio della legge, potrei rimanere seduto tranquillamente almeno per cinque anni. E, obiettivamente, meglio stare col culo al caldo di una poltrona piuttosto che nel freddo di una cella 3×3.

Attenzione, però: avrebbe. La Legge 124/2008 (denominazione “legale” del Lodo Alfano) è posta sotto esame della Consulta, a causa di un dubbio di incostituzionalità (la Legge è uguale per tutti meno quattro?) eccepito dal PM nel processo Mediaset. Guarda caso, un’altra inchiesta in cui il nostro premier è coinvolto (per presunte irregolarità nella compravendita di diritti cinematografici e televisivi) sempre insieme a Mills, nata in seguito al processo di cui è stata pubblicata oggi la sentenza. In caso di antinomia con la Carta (decisione prevista in autunno), Berlusconi sarà nuovamente parte del processo in corso. Salvo sopravvenute prescrizioni, ovviamente.

Quisquiglie e pinzallacchere

Meglio ribadire: si tratta appena del primo grado di giudizio (ce ne sono altri due), ma tale da scatenare un polverone. C’è chi ha approfittato delle parole in calce al provvedimento magistratuale per invitare l’attuale Presidente del Consiglio alle dimissioni e alla rinuncia del bonus (atto dovuto?) e c’è chi ha parlato di “sentenza basata sul nulla” (il difensore del premier). È dato sapere che impegni avesse il Primo Ministro mentre la notizia rimbalzava. Mentre proclamava intenzione di riferire in Parlamento (bisognerà ancora attendere), Berlusconi era in Abruzzo a far da improvvisato “Cicerone” al Presidente della Commissione Europea, Barroso.

Conferenza stampa. Interviene prima una giornalista de “L’Unità”, che lo interroga sulla questione. Lui, stizzito, attacca i giudici e dichiara la propria innocenza. Ma se è lindo e casto, perché allora non dimostrare la cosa nelle dovute sedi? Risposta: «Su questa cosa mi infurio. Lo posso giurare sui miei figli. Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o sennò se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi». Poi è il turno dell’inviato dell’odiato giornale “La Repubblica”, sotto mirino del politico dopo le ormai note vicende di “Il Papi ed io”. Berlusconi, a rischio imbarazzo in presenza di Barroso, preferisce incazzarsi come non mai.

“La frase seguente è vera, ma quella precedente è falsa”

L’Italia è un Paese con informazione pluralista: non c’è solo quella “falsa stampa di sinistra”. Studio Aperto mette in scaletta, tra le varie notizie, gli scontri del G8 universitario a Torino, un ragazzo che si risveglia chiedendo il caffè dopo 17 anni di coma e la richiesta di condizionatori nelle tendopoli. Inevitabilmente si parlerà di Berlusconi. Che, secondo la versione di Galluzzo, è stato già assolto. Stop! Di cosa stiamo discutendo, allora? Qui si parla di stralcio, di separazione di processo, di sospensione. Non di assoluzione. Forse sarà stato un semplice lapsus, altrimenti non ci sarebbe ragione di definire una sentenza “scandalosa”. Beh, dopotutto è umano: quando una parte soccombe (anche se non vi saranno effetti), la sentenza è sempre scandalosa…

Anche “Il Giornale” rincara la dose. La redazione punta, come suo stile, sull’ironia, esordendo con un folgorante “le toghe all’attacco”. Secondo l’organo di stampa della Famiglia Berlusconi, la Giudice è stata ricusata. Oh, ma davvero? Se così fosse realmente stato, a giudicare non sarebbe di certo stata la Gandus. Vabbè, la si legga come un refuso (di nuovo). In un altro editoriale, invece, il riassunto è nel titolo: Così i giudici “condannano” anche l’imputato che non è più imputato.Era comunque tale, prima del Lodo Alfano. Al posto del suo nome agli atti bisognava scrivere [omissis]? Oppure “Papi Chulo“, visto che va di moda? Sarebbe un po’ come seguire la logica del “io non c’ero, ma se c’ero dormivo”. Domanda che, sinceramente, vorrei girare a Fazzo.

Rispetta il prossimo tuo

Attacchi alla magistratura. In questo, a livello personale, nutro rammarico. Per chi non lo sapesse, visto che alle cronache passa una teoria per la quale la magistratura sarebbe di sinistra e i processi frutto di fantasie, assieme al potere legislativo (Camere) ed esecutivo (Governo) vi è quello giudiziario alla base dello Stato Italiano. E, in virtù di ciò, meriterebbe rispetto, soprattutto dai membri degli altri due poteri.

Eppure siamo in un Paese dove questo non sempre avviene. Non sarebbe ragionevole, per la magistratura, intervenire per puro partito preso su un Presidente del Consiglio che la nazione dovrebbe gestirla. Probabilmente esistono fatti che investono la figura dell’uomo che riveste la carica istituzionale già in un periodo precedente la sua elezione. Così come non è ragionevole che la stessa figura, in veste ufficiale, inveisca contro una funzione a lui paritaria. Lo stesso vale per i componenti di Montecitorio.

In Gran Bretagna lo speaker della House of Commons (un po’ come il nostro Presidente del Senato) si è dimesso per sospette agevolazioni (legali) sui rimborsi ai deputati inglesi. Una piccola contestazione ha provocato uno scandalo tale da causare un precedente inedito dopo 300 e rotti anni di storia.

Ottimismo

In Italia, invece, si è creata una situazione dove “non importa se dovesse governare un delinquente, l’importante è che sia furbo nell’amministrarci”. Difatti, anche i ladri sono furbi. Ma, quando svaligiano la cassaforte e scappano senza lasciar impronte, qualcuno farebbe di tutto per avere la loro testa. Comunque, non ci sono ladri al potere perché non metterebbero mai le mani in tasca agli italiani (già risaputo).

Difatti, “va tutto bene“. Decisamente.

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3 Comments

  1. La stiamo mettendo anche su Wikisource, per la cronaca.
    Non sarebbe neanche male, a cose fatte, riportare le varie citazioni direttamente al testo, abbiamo un template apposta.
    http//it.wiksource.org/wiki/Indice:Sentenza Tribunale di Milano – Caso Mills.djvu

  2. La stiamo mettendo anche su Wikisource, per la cronaca.
    Non sarebbe neanche male, a cose fatte, riportare le varie citazioni direttamente al testo, abbiamo un template apposta.
    http//it.wiksource.org/wiki/Indice:Sentenza Tribunale di Milano – Caso Mills.djvu

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