Riformine costituzionali

Al momento credo che l’unico modo per riformare la Costituzione in modo condiviso (e quindi auspicabilmente anche decentemente) è farlo in modo incrementale, ovvero un pezzettino alla volta. La cosa si scontra con le manie di grandezza di alcuni politici (che vogliono essere LA legislatura costituente) e di altri (che vogliono eliminare certi “lacci e lacciuoli” che altro non sono che garanzie, contrappesi del sistema, ad esempio il Parlamento). Quindi ogni volta che si mette mano al testo fondamentale, bisogna sempre fare dei riformoni.

Sandro Brusco oggi la butta lì con una riformina che probabilmente passerebbe in pochi mesi (giusto quelli richiesti dal processo di revisione). Due le direttive principali della “riforma Brusco”: riduzione del numero di parlamentari (fino a un terzo, ma fate vobis, dice lui) ed eliminazione della circoscrizione Estero.

Essendo di centrosinistra quest’ultimo punto non dovrebbe piacermi, visto che all’estero sinora il centrosinistra è andato forte. Ma ciò si scontra con un principio elementare che proprio non riesco a dimenticare: il costo della rappresentanza parlamentare è rappresentato dalle tasse. Chi vive all’estero e magari non ha mai messo piede in Italia è rappresentato in Parlamento senza pagare le tasse, a differenza di noi indigeni. E questo mi pare assurdo, specialmente se penso ai tantissimi immigrati che pagano le tasse in Italia ma non sono rappresentati. Il principio di base è “no taxation without representation”, quello che ha fatto nascere gli Stati Uniti d’America.

La riduzione del numero di parlamentari, invece, pone altri tipi di problemi. Alcuni sono piccoli e già rilevati da Brusco: uno è la sovra-rappresentanza di Valle d’Aosta e Molise; l’altro è la necessità di eliminare i senatori a vita, il cui peso, in un Senato di 100 membri praticamente triplicherebbe, e ciò è difficilmente accettabile. Come detto sono problemi piccoli e agilmente superabili. Un problema medio è che se facessimo come propone Brusco la base elettorale del Parlamento sarebbe la stessa per Camera e Senato, aumentando fino ai massimi livelli la ridondanza del nostro parlamentarismo.

Meno superabile è, a mio avviso, il fatto che in questo modo il sistema diverrebbe più selettivo, ovvero taglierebbe fuori per sempre i partiti che già oggi sono esclusi, comportando, inoltre, un pericolo per altri partiti minori. Sarebbe una bella spinta verso il ritorno al maggioritario, ma su questo punto sarebbe guerra.

La discussione, in generale, dovrebbe girare attorno a quanti parlamentari tagliare in modo che questa riformina risulti essere accettabile ad un ampio spettro politico. Va ricordato che i nostri parlamentari sono indubbiamente troppi: se la Cina avesse in proporzione il nostro numero di parlamentari, la seduta annuale dovrebbe essere fatta all’interno di un paio di stadi di grosse dimensioni. Gli Stati Uniti hanno circa la metà dei nostri parlamentari nonostante la popolazione sia 4-5 volte quella italiana.

Un Parlamento con meno parlamentari non diventerebbe certo meno efficiente, anzi probabilmente diverrebbe molto più agile. Senza contare i tagli ai costi della politica che questo comporterebbe.

I problemi sono altri: i parlamentari in carica difficilmente vorranno “suicidarsi”. Se riduci i parlamentari della metà, vuol dire che o tu o il tuo compagno di banco o magari tutti e due sarete fatti fuori; in secondo luogo, nel momento in cui cominci a discutere di riforme costituzionali, arrivano altri “colleghi” che dicono “già che ci siamo, infiliamoci pure questo”. È quello che sta succedendo nei commenti all’articolo di Brusco, dove si sta discutendo pure della riforma del referendum e dell’elezione a suffragio universale e diretto del presidente della Repubblica. Figuratevi che succederebbe in Parlamento!

Il problema è che più aumenti i contenuti di una legge, più è necessario fare logrolling (ovvero mettersi a trattare, io ti do questo, tu mi dai quello), con il rischio di arrivare ad una impasse e fare naufragare tutto, oppure di annacquare lo spirito della riformina precedente. Cambiare la Costituzione non è un processo semplice, occorre fiducia e buona volontà: è per tutti questi motivi che le riforme costituzionali sono così difficili da fare e, quando riescono, portano spesso a risultati davvero tristi.

Il Paese ne ha bisogno, senza dubbio. Ma per farlo ha bisogno di una classe politica diversa, dotata di una più spessa fibra morale e meno elementi destabilizzanti ed estremisti (non mancano esempi nel centrosinistra – che però è caratterizzato più da incapaci che da estremisti -, ma la patria di questi brutti elementi è a destra, a cominciare dalla Lega Nord e da Silvio Berlusconi, che sono tutto fuorché moderati e liberali – non sono neanche razionali, e nutro seri dubbi pure sulla loro lucidità mentale, non dimenticando neppure le loro delicate venature fasciste, che si scontrano decisamente con il cambiare una Costituzione dichiaratamente antifascista).

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4 Comments

  1. Mah! temo, che la proposta di Brusco, non sia altro che un modo per nascondere un'incucio tra le parti, una legge elettorale dell'ultim'ora per riprendere i perduti del momento………….

  2. Mah, io penso che l'abbia buttata lì fra il serio e il cazzeggio casomai qualche parlamentare coraggioso la leggesse.

  3. Beh, dopo il caso Di Girolamo, sopprimere la circoscrizione estera diventa più realistico..

    …il paragone con la Cina è inquietante visto che non è esattamente una democrazia.

    .. in generale le riforme sono difficili, stiamo scivolando e si vede; Obama del resto con la riforma sanitaria dimostra come le lobby siano terrificanti. E’ come se da noi si volesse tassare nuovamente i ristoranti gestiti dalla Chiesa. Le riforme funzionano come un nodo scorzoio, per demolire i diritti dei lavoratori e all’istruzione basta niente, per estenderli dopo che si fa, ci si allea con la Mafia?

    In generale è impossibile trattare di riforme finché non cade Berlusconi. Non c’é niente da fare, quelli sarebbero capaci di fare il Milleproroghe costituzionale, non ci si può fidare di questi vermi della Libertà, è come parlare di class action con i 40 ladroni.

    Insomma, il Paese avrebbe sì bisogno di riforme, ma con questi qua, c’é il rischio che Sacconi metta l’obbligo della circoncisione e Brunetta quello della riduzione alla schiavitù. Luttazzi è troppo buono con loro, spero che aggiornino Decameron al 2010 che già ci sarebbe da ridere XP.

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