Massimo D’Alema è un farabutto bugiardo, sappiatelo

Bon, titolo forte, perché questo signore mi ha ufficialmente spaccato le palle. Mi pubblico qui un appunto, per non dimenticare che prima o poi dovrò approfondire la questione e, soprattutto, nel caso qualcuno mi voglia aiutare, per raccogliere altre informazioni a riguardo.

Breve antefatto: l’Italia ha una norma sul conflitto di interessi del 1957, che la Giunta per le elezioni del 1994 e del 1996 puntualmente abolirono de facto. La norma non permette a Silvio Berlusconi di mettere piede in Parlamento. Ma lui ci va lo stesso (per modo di dire, visto che Montecitorio non si è fatto vedere nel 95% dei casi).

Visto che il 1994 è la preistoria di internet, non ci sono tracce precisissime di quella storiaccia che rende Berlusconi un abusivo sin dalla discesa in campo.

Su Wikipedia c’è una nota che dice che il PDS di Massimo D’Alema, in quella sciagurata giornata del 20 luglio 1994, si schierò contro l’eleggibilità di Berlusconi, affermando che la decisione di ammettere Berlusconi in Parlamento fu presa grazie a Rocco Buttiglione. Ma questo è evidentemente falso già in fatto di numeri: la Giunta per le elezioni constava di 30 deputati, e i ricorsi furono respinti con un sonoro 14 a 4 (e due astenuti). E se la matematica non è un’opinione, erano presenti 20 deputati su 30.

Come si comportò il PDS? Paolo Sylos Labini, qualche anno fa, rispondendo alla citata affermazione di D’Alema nel 2001 diceva «negli atti della Giunta per le elezioni della Camera di mercoledì 20 luglio 1994 a pagina 3 risulta che l’unico oppositore fu il deputato ds Luigi Saraceni, che, come dichiarò ad un mio amico del gruppo di pressione e come mi ha confermato oggi per telefono, prese la decisione autonomamente: i suoi colleghi ds votarono a favore.» Senza contare che la questione si ripropose nel 1996, e lì la maggioranza era di centrosinistra, ma non è il nostro caso.

Un altro dei pochi articoli dell’epoca che ho trovato c’è questo: de La Stampa, nel quale leggo: «Al momento del voto in GIUNTA si sono ritrovati in 19 su trenta, dei quali 13 si sono espressi per l’eleggibilita’, 4 contrari e due astenuti. Uno dei due presidenti, il verde Alfonso Pecoraro Scanio, ha protestato, lamentando troppa <rassegnazione> da parte delle opposizioni <che sono andate in GIUNTA come se la sconfitta fosse inevitabile, pensando che era una battaglia persa in partenza>. Invece, secondo Pecoraro Scanio, <se le opposizioni si fossero presentate compatte, viste anche le defezioni tra le file della maggioranza, probabilmente ora BERLUSCONI non sarebbe piu’ onorevole>.»

Insomma, D’Alema potrebbe aver detto, nel 2001, una grossa scemenza: non mi sembra essere possibile che i progressisti, che pure assommavano il 30% dei voti, avessero solo 4 membri nella giunta per le elezioni, assumendo che sia vero che «I deputati del mio partito (del quale ero segretario da pochi giorni) votarono ovviamente contro, come gli altri parlamentari progressisti».

Insomma, qua non quadra niente. E voglio sapere perché.

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9 Comments

  1. Che lo fosse già lo avevo scoperto da tempo, il fatto che il suo modo di fare politica sia sempre e solo a suo favore, fà capire che non è un politco ma è un uomo “d’affari politici”.
    Il bene è che ogni tanto ci siano le prove di questo.

  2. Che lo fosse già lo avevo scoperto da tempo, il fatto che il suo modo di fare politica sia sempre e solo a suo favore, fà capire che non è un politco ma è un uomo “d’affari politici”.
    Il bene è che ogni tanto ci siano le prove di questo.

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