Stamani è stato arrestato il sindaco della mia città natale. Per cosa ve lo dico dopo, anche se potete facilmente intuirlo: ne parlano pure i giornali nazionali, e suppongo pure i tg.
Il sindaco di questa città è un industriale che ha fatto i soldi con l’edilizia (e badando bene di non riconoscere troppi diritti ai propri operai). Nel 2003 ha deciso di scendere in campo e parte della sua campagna elettorale ha comportato sfilate stile Carnevale di Rio, con tetteculi a volontà. Ovviamente si butta in politica perché questa città è la città che ama, e vince con sorprendente maggioranza: l’opposizione stessa non poteva credere ad una simile disfatta, aggravata pure dal fatto che la seconda lista d’opposizione (guidata, per uno scherzo del destino, da un avvocato il cui cognome coincideva con quello della locale cosca camorristica) è passata di fatto alla maggioranza. La coalizione che lo sosteneva era dunque una meravigliosa sinistracentrodestra: l’Ulivo locale, infatti, si spaccò per sostenere questo bel tomo, che si era iscritto alla Margherita. All’opposizione rimanevano solo quelli che Cicchitto chiamerebbe i giustizialisti (in città sono noti come ecologisti).
Subito dopo la sua elezione, nella città sono cominciate speculazioni edilizie che la metà sarebbero bastate per capire che qualcosa non andava: il sindaco stesso (o meglio, i suoi parenti) ha acquistato quasi tutto il centro storico, giusto un attimo prima che si sapesse che l’Unione Europea avrebbe elargito fondi per rimetterlo a nuovo, mentre le nuove costruzioni non trovavano ostacoli presso gli uffici comunali (una volta era tutta campagna intorno a casa mia, non vi dico che c’è ora). Fra le cose che si sarebbero pagate con i soldi dell’Unione Europea, inoltre, ci sarebbero state scale mobili e ascensori per raggiungere il centro storico (che ricordo, è di proprietà del sindaco stesso, cioè della sua famiglia), mentre le strade della città sarebbero rimaste un disastro.
Nel corso del secondo mandato (elezioni vinte con il solito sorprendente ma ormai neanche tanto vantaggio) questo sindaco compie la sua impresa, ovvero la distruzione del tessuto economico della città: strisce blu davanti ai numerosi piccoli negozi, sicché diventa più oneroso recarvisi a fare acquisti; stravolgimento del traffico cittadino sicché per andare da A a B occorre fare il giro della città passando per un certo luogo; spostamento del mercato settimanale dalla piazza centrale fino ai pressi del certo luogo di cui si parlava prima.
Qual è tale certo luogo? Il centro commerciale costruito e posseduto dalla famiglia del sindaco. Lo scopo del gioco è piuttosto ovvio: abituare i cittadini a recarsi in tale centro commerciale per fare acquisti. Le deviazioni del traffico, le strisce blu, lo spostamento del mercato sono state interessanti manovre per fare intendere che quel centro commerciale non è poi così lontano (è quasi fuori dalla città, per la cronaca).
Le opposizioni da sempre hanno denunciato questo scempio, poiché il sindaco trattava la città come fosse la sua personale azienda. Negli ultimi mesi perfino alcuni consiglieri di maggioranza hanno denunciato il blocco delle attività del parlamento consiglio comunale, sostituita da una giunta che somiglia a un consiglio dei ministri d’amministrazione, tanto che a volte non s’è neppure riunita nelle aule comunali se non per approvare (a tempo di record, ovviamente) ciò che è stato discusso e deciso in altra sede.
Nel 2013, terminati i suoi due mandati, accarezzava l’idea di farsi eleggere con il PdL (nel quale era poi passato passando per l’Udeur) al Senato della Repubblica, facendo ereditare la carica di sindaco al fratello.
Stamattina la notizia che lascia di stucco solo per un attimo, visto che la cosa si è sempre bisbigliata: l’arresto del sindaco (e di un assessore e di un alto funzionario comunale) per estorsione, usura e, udite udite, associazione di stampo camorristico e voto di scambio. Nel corso della stessa operazione sono finiti dietro le sbarre anche imprenditori locali e svariati camorristi.
Ancora non sappiamo cosa succederà alla città dopo quasi dieci anni di saccheggi: di sicuro costerà molto lavoro e molto tempo, senza avere neanche la certezza di riuscire a rimetterla in piedi. E dire che quando ero bambino ci si poteva vantare del fatto che la camorra stava tutto sommato lontana dalla città, o almeno dai piccoli negozi.Fino a ieri, invece, stando alle indagini, la camorra ha potuto mettere le mani in vari appalti comunali: le manacce sporche sono finite pure nei pasti delle mense scolastiche dei bambini delle elementari.
È bastato trovare il tizio giusto, avido fino all’indecenza, che subito la città è finita nelle mani della piovra.
Segnatevelo questo articolo: le analogie con l’Italia intera sono pure troppe.
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L’ho letto in ritardo, ma questo articolo me lo salvo. Troppe analogie con il mio Comune. Troppe analogie con l’Italia. E quando arriva la giustizia (se arriva) ormai la frittata è fatta, la città è rovinata per sempre: il cemento ha metastasi ovunque, e asportarlo è ormai impossibile. Qualcuno va in galera. Ma sono solo quelli che hanno esagerato, che hanno osato davvero troppo. Bastava esporsi un poco (nemmano troppo) in meno per farla franca. Come accade praticamente ovunque.
La corruzione non si sconfigge, ma si può limitare in modo sopportabile con il benessere. E l’Italia è ancora un Paese ricco. In media. Ma se metto la testa nel forno ed il culo in frigo, qualunque cosa dica la statistica, non sto mediamente bene.
Completamente d’accordo. Chi l’anno prossimo prenderà le redini della mia città si ritroverà macerie. Lo stesso avverrà quando l’incubo nazionale sarà finito.