La censura dei programmi di approfondimento RAI, non lo dico io, bensì il buonsenso, è una grande scemenza e costituisce un grave vulnus dell’informazione, che aggrava la già tremenda situazione democratica italiana (leggere questo articolo in cui spiego perché non credo che l’Italia, oggi, sia di fatto una democrazia liberale).
E non costituisce certo il punto di arrivo, ma solo un precedente clamoroso che, ci scommetto, verrà usato nei prossimi mesi per i motivi che vado ad elencare, il più importante dei quali è la fine della par condicio.
L’informazione affidata ai soli TG, anche se imparziali, non basta. Esempio: il TG1 di Scodinzolini dà la notizia dell’assoluzione di David Mills sia nei tg che nel lancio della notizia. L’informazione è falsa, non solo scorretta, e non basta precisare meglio nel servizio, visto che molti utenti, per un motivo o per un altro ascoltano solo quello, o al massimo prestano attenzione al lancio (penso a chi è in automobile, alla radio trasmettono solo i titoli del TG, a chi cena con la tv spenta o non ha la tv in cucina o ha i figli che vogliono vedere i cartoni animati, eccetera, quindi ascolta i titoli e va a tavola).
Il Giornale, se non erro, ha tentato di giustificare la cosa dicendo, in sostanza: gli italiani sono dei pecoroni e non capiscono ‘ste cose giuridiche, quindi è meglio dare una notizia falsa ma facile, che una vera ma difficile da capire. Anche ammesso che questo sia vero (ma non lo è, tranquilli, Minzolini andava lapidato dall’Ordine dei Giornalisti già prima di giovedì), i programmi di approfondimento servirebbero proprio a questo: a far capire meglio le cose che succedono, perché non si può spiegare tutto nei due minuti di un servizio al tg. Questo vale per la sentenza Mills, ma anche per gli scandali su Bertolaso, la vicenda Fastweb-Telecom Sparkle, la vicenda Di Girolamo, i problemi elettorali che stanno affliggendo il PdL o ancora per capire a che punto è la crisi economica, cosa sta facendo il governo e cosa dovrebbe fare. Tutte cose che i tg non possono trattare in modo adeguato. In pratica per un mese non si capirà una beneamata cippa, a meno di non farsi delle ricerche su internet (e mi chiedo in quanti lo faranno mai, pochi).
Il motivo e il fine di questo bavaglio illiberale è la legge sulla par condicio. Questa legge è l’unica cosa che ancora tiene un po’ a freno Silvio Berlusconi: se non ci fosse questa legge, noi vedremmo i suoi spot, i suoi discorsi, le sue cazzate a ogni ora del giorno e della notte, roba che neanche in Corea del Nord, come già faceva nel 1994. E Berlusconi vuole eliminare anche questo piccolo argine al conflitto d’interessi: in che modo? Usando la legge stessa.
Si vuole, insomma, dimostrare che la legge sulla par condicio è ingiusta. Si vuole creare un precedente, far capire che è una legge sbagliata. Vedete? Per colpa di questa brutta legge tolgono di mezzo Vespa, Floris e Santoro, cari i miei comunisti. E allora togliamola, così potremo vedere i nostri programmi preferiti senza limiti, per sempre, e questo perché noi siamo il Partito della Libertà!
Ovviamente è una scemenza: la legge sulla par condicio è in vigore da anni e mai è avvenuta una cosa del genere. La legge sulla par condicio è una brutta legge, ma non perché dica cose ingiuste, bensì perché è solo una toppa che cerca di tappare l’enorme buco nero che genera il conflitto d’interessi in capo a Silvio Berlusconi, buco nero che sta risucchiando l’Italia. Ma soprattutto la chiusura delle trasmissioni di approfondimento non c’entra nulla con la par condicio, perché, come ho già detto e ripeto, è in vigore da anni e mai sono state bloccate tali trasmissioni, e soprattutto non per un mese intero.
Tutto era iniziato con il regolamento approvato qualche giorno fa, grazie al voto di un radicale: la ratio della norma non era scema, ovvero, in estrema sintesi, se inviti la Bonino, devi invitare la Polverini (o Formigoni-Penati; o Caldoro-De Luca, eccetera), e devono essere presenti in studio tutti e due. Se no non vai in onda.
Ora capirete che questa cosa era abbastanza impossibile: i due candidati potevano non essere d’accordo ad incontrarsi, potevano avere impegni che non combaciavano, o addirittura bisognava invitare tutti i candidati governatore, non solo i due maggiori (lo stesso motivo per cui non si tennero dibattiti nel 2008).
Allora venne fuori l’idea di fare le trasmissioni senza politici, parlando con esperti o giornalisti. Quindi la RAI taglia la testa al toro e chiude tutto.
Il motivo non è solo evitare che la gente venga informata degli scandali di Bertolaso, del fatto che c’è un senatore della ‘ndrangheta nel maggiore partito d’Italia (per non parlare di Cosentino, la Cassazione ha detto che ci sono ottimi motivi per cui questo tizio dovrebbe stare dietro le sbarre come un normale presunto camorrista), per parlare della crisi del PdL, che ogni giorno di più è un partito di cartapesta, peggio che il PD (vi rendete conto?).
La cosa è venuta fuori sentendo Vespa (il quale aveva continuato a lavorare anche dopo lo stop, gli hanno dovuto spiegare diverse volte che il blocco riguardava anche la sua trasmissione, pur essendo un teatrino e non un programma d’approfondimento), che ha detto che è tutta colpa di Santoro: «è passato sulla par condicio come un Attila».
In sintesi, funziona così: questo blocco ha un primo immediato effetto di censurare approfondimenti scomodi, lasciando la maggior parte dei cittadini disinformati, il che rende il voto meno libero (e quindi il nostro sistema meno democratico); ha, come secondo effetto, un ulteriore tentativo di normalizzazione della televisione, cercando cioè di far passare il messaggio che qualcuno ha abusato del mezzo e che quindi a mali estremi, estremi rimedi; e infine, in un periodo più lungo, si vuole attaccare la legge sulla par condicio, mostrando quanto ingiusta essa sia (ma non lo è!) e che perciò va riformata, o meglio ancora abolita.
Peccato però che l’abolizione della par condicio avrebbe più o meno lo stesso effetto di uno schiacciasassi in un parco giochi pieno di bambini: sarebbe una strage. Ed è proprio questo l’effetto voluto: usare tutto il potere mediatico per la manipolazione delle menti al fine di ottenere consenso elettorale, come è già successo.
Dicono che i tre anni che seguiranno le regionali saranno gli anni della tranquillità e delle riforme che gli italiani aspettano. Non sarà così: le riforme, semmai arriveranno, punteranno a manipolare il sistema giudiziario perché la smetta di indagare i potenti; a manipolare la Costituzione per aumentare il potere dell’esecutivo (ma per quanto questa cosa mi piaccia, l’Italia non è ancora pronta, e si sfocerebbe inevitabilmente nell’autoritarismo, come già è successo); e infine a manipolare l’informazione per aumentare il potere di pochi e nascondere i crimini che compiono contro il popolo intero non più sovrano (oltre che, ovviamente, per dire che va tutto bene, anche se non hai il pane per sfamare i tuoi figli).
I prossimi tre anni saranno l’apice della crisi democratica che questo Paese vive da quasi vent’anni, oltre che oltre che il pedice del suo declino economico (non perché ci rialzeremo, ma perché ci sarà il tracollo, non più un semplice declino). Saranno l’ultima reazione di un centrodestra illiberale destinato prima o poi alla morte più o meno devastante. Il governo Berlusconi, in carica praticamente da dieci anni, ha approfondito volontariamente la crisi della democrazia e si è dimostrato sempre più incapace di fermare il declino economico (a vantaggio di pochi). E se non è possibile modificare i fatti, allora è necessario manipolare le percezioni. Immaginate Minzolini elevato all’ennesima potenza: questo sarebbe il risultato dell’abolizione della par condicio.
Ecco dove si posiziona la censura della RAI in un disegno ben più grande: per questo sarà necessario fare appello a tutta la fibra democratica rimasta in questo disastrato Paese per fare Resistenza contro l’immane onda di autoritarismo e di fascismo che sta per travolgerci.
Una bellissima reazione sarebbe una trasmissione come Ballarò o Annozero a ridosso delle elezioni, con Santoro, Floris o tutt’e due o qualcun altro e ospiti vari, preparata e girata in teatro da volontari (una tantum si può fare), senza appoggiarsi ai partiti (sarebbe meglio). E trasmetterla su internet (se non erro, YouTube a volte trasmette eventi live, ma i servizi di streaming sono tanti, e gli stessi partiti, potrebbero ritrasmetterla sulle proprie piattaforme o anche altre tv).
Sarebbe un sogno e probabilmente lo è. Ma sarebbe anche una rivoluzione e una dimostrazione di forza di coloro che credono che l’illiberalismo berlusconiano e tutto ciò che ne deriva si può ancora sconfiggere.
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'Quindi la RAI taglia la testa al toro'
A San-Toro!
Cmq la Rai si riconosce anche dalle sfumature..
martedì al posto di Ballarò c'era il documentario sul Fascismo (meglio dei programmi di Floris? Mmmmh.. sì)
oggi al posto di Annozero Raidue ha mandato in onda La carica dei 101.. e meno male che il Tg2 è meglio del Tg1..
Evidentemente sono due messaggi tra le righe: 'arriva la dittatura' e 'oggi ricreazione'. Santoro diceva di prendere nota dei programmi che avrebbero mandato in onda al posto loro. Eccoci qua.
La discussione tra Santoro e MT qualche settimana fa, oramai, sembra quella dei capponi di Renzo.
Queli di RaiTre sono stati dei geni, non c'è dubbio.