C’è un uomo che oggi in Italia si comporta come se fosse il padrone e non un servitore dello Stato. Egli non solo umilia l’intero Paese con la sua condotta ed i suoi conflitti di interesse, ma anche e soprattutto chi lo sostiene. Agita bandiere di libertà, si definisce liberale, ma turlupina chi si definisce liberale restringendo le libertà e massacrando la giustizia, usando il potere per i suoi affari. Egli non è trasparente, il suo passato, fra stallieri mafiosi, conti all’estero e appartenenza a logge massoniche sovversive, è opaco. Egli incarna tutti i nemici dello Stato in una sola persona. Attacca i suoi nemici con le armi sporche della menzogna e della diffamazione, utilizzando il monopolio dei mezzi dell’informazione e minacciando chi fa notare che tutto ciò che può portare in questo Paese è solo distruzione, chiamando “giornali agitati dalla sinistra” persino notissimi e autorevoli giornali indipendenti e conservatori esteri, proteggendosi con il suo patrimonio quando i processi per diffamazione vengono inesorabilmente persi (poiché ciò che guadagna diffamando supererà sempre l’importo degli assegni che stacca per i risarcimenti), attaccando i giudici che fanno il loro mestiere, mandando avanti i soliti leccapiedi per mantenere le mani pulite e poter dire: «io non ho mai parlato con Vittorio Feltri» o il servo di turno. Quest’uomo è Silvio Berlusconi.
Non è più una battaglia politica, qui non conta l’essere comunisti o fascisti, statalisti o liberali, di destra o di sinistra. Quest’uomo ha cancellato ogni traccia di buon senso dal panorama politico, portando con sé anche i rappresentanti dell’opposizione, dapprima convinti di poterlo usare, infine coinvolti in questo gioco sporco, tanto che ora è difficile distinguerli. Con l’inciucio loro continuano a vincere, chi ci perde siamo noi, a prescindere dal nostro colore politico e dai favori personali e di breve termine che ci offrono pur di avere il nostro sostegno. Non siamo diventati altro che schiavi.
Metà maggio 2009: dopo che Patrizia D’Addario ha confidato a un amico di essere in possesso delle registrazioni degli incontri con Berlusconi, a casa sua arrivano i ladri che si portano via vestiti, cd e computer.
Inizio giugno 2009: con registratori e macchine fotografiche nascoste in un ristorante si tenta di intrappolare Gino Flaminio, ex fidanzato di Noemi Letizia che aveva parlato delle telefonate tra Berlusconi e la sua ragazza; nello stesso “set” nascosto si tenta di intrappolare L’espresso spedendo una ragazza a chiedere soldi per rivelazioni sul premer.
Fine giugno 2009: viene incendiata l’auto di Barbara Montereale, appena interrogata dalla procura sui festini a casa Berlusconi.
Inizio luglio 2009: il ragazzo presentato da Chi come fidanzato di Noemi rivela che l’unione era una montatura per la stampa, creata da una regia. Aggiunge di volersi allontanare perché a conoscenza “di troppe cose”.
Fine agosto 2009: il Giornale pubblica “un’informativa di polizia giudiziaria” sul direttore di Avvenire in cui questi viene definito “noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni”; ma la polizia smentisce di aver mai redatto questa informativa, che è quindi stata scritta da altri (settori di servizi? agenzie private?).
Ragazzi, qui destra e sinistra davvero non c’entrano più. C’è semplicemente un gruppo di potere che muove i suoi media e le sue barbe finte per compiere illegalità e fabbricare bugie.Credo anzi che i primi a offendersene, e a rivoltarsi, dovrebbero essere quelli di destra, i conservatori, i thatcheriani, i reaganiani, gli anticomunisti liberali: c’è in giro un bandito che ha rubato il loro nome e i loro vessilli per comandare come un agente del Kgb.
Alessandro Gilioli sul suo blog
Ti segnalo (riportando un post pubblicato altrove) come i tirapiedi di B. stiano peraltro esaurendo la fantasia nell'elaborazione delle strategie infamanti (e se sento ancora “killeraggio” sul tg, sparo nello schermo!):
“D'altronde, se proprio ci fosse bisogno di conferma, non è neanche la prima volta che Berlusconi smentisce attacchi lanciati dai suoi giornali.
Basti pensare a quello che è successo pochissimo tempo fa con il giornale – sì, minuscolo, tanto avete capito – (è sufficiente un'occhiata <a href=”http://www.corriere.it/politica/09_giugno_26/berlusconi_cesa_dalema_giornale_5f23bdd4-623f-11de-8ba1-00144f02aabc.shtml” qui o <a href=”http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-9/stampa-fermare/stampa-fermare.html” qui ) che lanciava goduriosissimi strali a Cesa e D'Alema per vicende di escort.
Anche allora Berlusconi prese le distanze dalla stampa “imbarbarita” (la sua) per dare solidarietà agli attaccati. A quanto pare sta venendo meno pure la fantasia per variare le operazioni di infangamento.
Quo usque tandem, Berluscone, abutere patientia nostra?”