Sono andato al supermercato e mi è venuta voglia di comprare una melanzana da fare fritta. Non ci avevo fatto caso nei giorni scorsi, ma stavolta, avvicinandomi al reparto ortofrutta, ho notato il cartello che ricordava che dal primo gennaio il sacchetto per frutta e ortaggi si paga. E lì mi sono bloccato, facendo come Colin Farrell nella gif che apre questo articolo.
Cos’ha provocato questa mini-sincope?
Il problema ovviamente non era pagare il sacchetto: il supermercato ha fissato il suo prezzo a un centesimo, per cui, come si dice, stic***i. Inoltre, così come avveniva per i sacchetti di plastica, il prezzo dei sacchetti viene caricato su tutta la merce venduta al reparto ortofrutta (( Quando non su tutta la merce venduta nel supermercato. )), quindi ‘sto cavolo di sacchetto lo pago comunque.
[Inserisco qui uno spiegone che i miei quattro lettori abituali possono certamente saltare, ma che devo inserire a beneficio di alcuni possibili lettori casuali per il motivo spiegato alla fine dello spiegone stesso.
Il prezzo di una melanzana non comprende solo il costo nudo e crudo della melanzana, ma anche il profitto dell’agricoltore, del trasportatore, del grossista, del supermercato, il costo del lavoro di dipendenti, le bollette, le commissioni per le vendite con carte di credito e bancomat eccetera eccetera, e anche il costo dei sacchetti. Per questa ragione, anche comprando solo un pacchetto di patatine, io pago un piccolissima minuscola frazione del sacchetto (di plastica o compostabile) con le arance che sta comprato la signora davanti a me.
L’unica differenza è che adesso una quota del costo del sacchetto è visibile sullo scontrino della signora: il resto rimane a carico mio nella frazione che mi spetta in quanto cliente (( Ovvero io pago la melanzana quanto la pagavo prima: dubito che il supermercato abbassi i prezzi per farmi risparmiare un milionesimo di euro. Specie in casi come questo in cui il prezzo è fissato al minimo possibile, parte del prezzo del sacchetto finisce in tutti gli scontrini. )). Non si scappa: tutto quello che porti fuori dal supermercato in qualche modo si paga. Pure l’etichetta adesiva con il prezzo della melanzana si paga. Pure lo scontrino si paga.
(Sono adorabili quei supermercati che distribuiscono i sacchetti di carta e dicono che sono gratis. Ma soprattutto sono adorabili i clienti che credono che quei sacchetti siano davvero gratis come lo erano quelli di plastica. Ed ecco perché ho dovuto inserire questo spiegone nell’articolo)].
Ho quindi pensato di fare come facevo nel 2017 (e prima), quando i sacchetti di plastica “non si pagavano”, ovvero di applicare l’etichetta con il prezzo direttamente sull’ortaggio in modo da non creare un rifiuto inutile, anche se oggi il sacchetto è parzialmente ((L’etichetta non lo è, per cui il sacchetto non è utilizzabile per metterci l’umido dentro, a meno di non fare equilibrismi nell’applicazione dell’adesivo. )) compostabile.
E lì è partita la sincope.
Mi sono ricordato di avere letto che su alcune pagine web su cui si abusa abitualmente della libertà di espressione (( Ovvero su cui vengono diffusi complottismi e altre cretinate. )) qualche genio consigliava di pesare e prezzare singolarmente tutti gli ortaggi. E giù di foto in cui gli utonti orgoglionamente mostravano mele, arance e cetrioli pesati uno ad uno, mettendolo così a quel servizio al gruppo Birreberg dei sacchetti prodotti dalla compare di setta satanica di Renzie.
E niente, dopo aver salutato la signora delle arance (( Di cui ho accennato nello spiegone, ma i lettori abituali forse non lo hanno letto. 🙂 )) che si era accorta che qualcosa non andava e mi stava osservando, ho rinunciato alla melanzana perché mi era venuta un po’ di nausea a pensare che per altri 51 giorni sarà ovunque un continuo proliferare di simili idiozie (( Negli altri giorni c’erano delle pause fra un’idiozia e l’altra, in campagna elettorale non c’è soluzione di continuità. )) .
Per consolarmi nel weekend comprerò più di una melanzana (con sacchetto annesso) e farò una parmigiana.
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