Massimo D. mi chiede di commentare l’ultima uscita di Berlusconi circa l’uscita dall’euro che vorrebbe (dice il fallito di Arcore) pure il premio Nobel ultrakeynesiano Paul Krugman, ma in particolare su una divertente boiata riguardante un fantomatico rapporto meccanico fra inflazione ed emissione di moneta.
Sull’uscita dall’euro, potete leggere cosa ne penso partendo da questa pagina che raccoglie gli articoli riguardante tale argomento. Aggiungo solo che Krugman è sì un euroscettico, ma si rende bene conto che uscire dalla moneta unica sarebbe una pazzia. Ciò che continua a scrivere sul suo blog e nei suoi libri, in sostanza, è che l’euro funziona male, ma ormai ce l’abbiamo, ce lo teniamo e possiamo solo cercare di farlo funzionare meglio. La sua dissoluzione è la dissoluzione dei Paesi europei. Questo lo scrivo pure io, che euroscettico non sono.
Potete leggere qui cosa scrive Krugman in un passaggio a riguardo nel libro “End This Depression Now!” (in Italia mi pare sia “Fuori da questa crisi adesso!” (( Non leggo libri in italiano dalla vicenda del divieto di sconti. )) ). Dunque Krugman non ha mai detto che dobbiamo uscire dall’euro, semmai che non dovevamo entrarci, ma ormai il danno è fatto e non si può tornare indietro.
Passiamo alla boiata divertente, e cioè che se aumentiamo l’emissione di moneta dell’1% allora l’inflazione aumenta dell’1%. È l’errore tipico di chi è ignorante in materia economica ed esperto solo nel modello superfisso, pseudoteoria economica analizzata anni addietro da Sandro Brusco al fine di spiegare perché i politici e la gente comune si rapporta male all’economia.
In sostanza il modello superfisso ignora la complessità del sistema economico e le implicazioni che ogni agente e ogni mercato ha sugli altri attori del sistema. Chi crede in questo modello (di solito i politici) pensa che se avviene l’evento A allora avviene l’evento B (con probabilità 1). La realtà, invece, ci dice che se avviene l’evento A, allora forse avverrà l’evento B, altrimenti quello C, oppure D, eccetera, poiché non siamo in grado di controllare in modo preciso tutte le conseguenze delle nostre azioni.
Ora, la teoria economica ci dice che se aumentiamo l’offerta di moneta, forse aumentiamo l’inflazione: se gira più moneta ci sarà più domanda di beni, e se aumenta la domanda di beni più dell’offerta di tali beni, allora il prezzo di questi ultimi aumenterà. Il problema è che il rapporto che collega la base monetaria (i soldi che stampa la BCE) con la massa monetaria (cioè i soldi che girano effettivamente nell’economia) potrebbe rompersi, sicché un aumento dell’offerta di moneta non si traduce in inflazione manco nel più perverso dei miraggi. Si tratta di una condizione che sta sperimentando mezzo mondo sviluppato, fra cui Europa, ma soprattutto Giappone e USA: le banche centrali stanno stampando tanto, ma l’inflazione non si vede, tanto che negli USA hanno deciso di lasciarla perdere e pensare al tasso di disoccupazione, mentre nel Giappone siamo in deflazione cronica.
Inoltre l’inflazione non accelera o rallenta solo grazie al mutare dell’offerta di moneta. A tassi di interesse fissi, il tasso di inflazione può aumentare o diminuire per un miliardo di ragioni, come un breakthrough tecnologico, una guerra in Iran, un raccolto di cereali eccezionale, un semplice mutamento delle aspettative.
Detto altrimenti, non esiste alcun meccanismo che collega inflazione ed emissione di moneta, semmai c’è una probabilità che se aumenti la seconda aumenti la prima, e quasi certamente non in modo esatto (tale probabilità, tra l’altro, negli ultimi anni si sta pure abbassando).
Il semplice pensare che si possa governare l’economica in modo preciso e puntuale è tipico dei seguaci dello Stato etico, di chi vorrebbe avere la mostruosa possibilità di muovere il mondo come fosse il meccanismo di un orologio, ed è per questo che il modello superfisso è così di moda fra chi governa in modo ignorante: è tranquillizzante per il popolo credere che basti spostare due leve per avere ricchezza e felicità, ed è estremamente appagante per il politico ignorante credere di avere il mondo in mano. Ma è come il paese dei balocchi: una truffa per tramutarci in asini.
Pensateci bene: se bastasse aumentare dell’1 o del 2% l’offerta di moneta per far aumentare l’inflazione dell’1 o del 2%, perché dovremmo avere una banca centrale? Basterebbe avere una tipografia e dire al tipografo “quest’anno fammi 200 grammi di banconote in più”. Manco fossimo dal salumiere.
Nella realtà (ovvero in quella zona dello spaziotempo in cui Berlusconi non vive) decidere di quanto aumentare o diminuire l’offerta di moneta è una questione critica e della massima importanza, che richiede uno studio approfondito dei moltissimi possibili scenari. La BCE ha tentato di dipanare questa matassa con una ricca offerta di materiale didattico e informativo. Tale offerta prevede anche due giochi: €conomia e Inflation Island, molto utili per ragazzi giovani e meno giovani, e che consiglio anche a Berlusconi.
In €conomia vestiremo i panni del banchiere centrale, ed avremo l’obiettivo di dare all’Europa un’inflazione stabile. Provate a giocarci due o tre volte di seguito, in modo da partire da scenari iniziali diversi e con evoluzioni differenti e noterete fin da subito che controllare l’inflazione è molto, molto più difficile di quanto afferma l’ignorante di Arcore. E stiamo parlando di un giochino, figuriamoci nella realtà.
Inflation Island, invece, ci permette di vedere quali sono gli effetti dell’inflazione sulle nostre vite, scegliendo fra i quattro scenari di deflazione (ovvero di decrescita dei prezzi, cosa non positiva per i motivi spiegati qui), inflazione stabile, alta inflazione e iperinflazione, con una sezione dedicata a esempi storici reali.
Berlusconi ha affermato che una leggera inflazione è un lievito per l’economia. Qual è la definizione di “leggera inflazione”? Stando alle banche centrali più grandi del mondo, il “giusto” tasso di crescita dei prezzi si collocherebbe (al massimo) fra il 2 e il 3%. Oltre tale livello (e sotto lo 0%), l’inflazione è una cosa negativa, come potete sperimentare nel gioco.
A dimostrazione del fatto che “l’inflazione è un lievito dell’economia” quanto il calcestruzzo per i panini all’olio, basti dire che in Italia il tasso di inflazione è stato superiore al 3% per quasi tutto il 2012, ma di lievitazione nemmeno l’ombra. È evidente, dunque, che inflazione non significa automaticamente crescita economica. Anche analizzando le serie storiche, si direbbe che al massimo sussiste la relazione contraria, ovvero che, se tutto va bene, è la crescita economica a generare inflazione: se c’è crescita c’è lavoro, se c’è lavoro ci sono soldi, se ci sono soldi si consumano più beni e l’inflazione sale.
E comunque non ne abbiamo la certezza.
Morale della favola. Nell’economia e nella finanza regna il caos. Il massimo che possiamo fare è dire che se avviene l’evento A, ceteris paribus (( A parità di altre condizioni: una persona che ripete questa locuzione ha probabilmente studiato economia. )) avverrà uno degli eventi B, C, D… con probabilità x, y, z… (al massimo possiamo sottintendere una certezza per semplificare una spiegazione quando l’evento è in realtà “solo” quasi certo).
Se qualcuno vi dice “se A allora B”, o sta cercando di truffarvi o è un ignorante. Oggi, come negli ultimi decenni, quel qualcuno è ancora Silvio Berlusconi. Decidete voi se è un ignorante o un truffatore, e passate un buona vigilia di Capodanno e un buon inizio d’anno.
[Evitate con ogni mezzo che qualcuno si metta al volante se ha bevuto e non fidatevi di rimedi antisbronza miracolosi quanto non funzionanti: chi beve e guida sconvolge le vite propria e altrui. Io (fra gli altri) ci ho già perso un amico (quasi due), e non penso che abbiamo ottenuto giustizia]
Se l’articolo ti è piaciuto, puoi incoraggiarmi a scrivere ancora con una donazione, anche piccolissima. Grazie mille in ogni caso per essere arrivato fin quaggiù! Dona con Paypal oppure con Bitcoin (3HwQa8da3UAkidJJsLRfWNTDSncvMHbZt9).