Settimana in rialzo per i mercati europei, mentre quelli americani fanno registrare un sostanziale pareggio, grazie a un inizio di settimana impostato all’ottimismo grazie ai segnali di miglioramento dell’attività economica in Asia e Stati Uniti. I mercati, tuttavia, restano prudenti, complici alcune incognite che ci accompagneranno verso la fine dell’anno.
Una di queste incognite è l’Italia: in settimana è prevista la caduta del governo Monti e lo scioglimento delle Camere con conseguente inizio (ufficiale) della campagna elettorale. Mentre la situazione nell’area di centrosinistra è abbastanza stabilizzata, con una coalizione guidata da Pierluigi Bersani, pesa ancora l’incognita su cosa faranno il centro e la destra, e dunque se vi saranno uno o più soggetti a competere guidati dal redivivo Silvio Berlusconi o dall’attuale premier Mario Monti, sul quale pesa molto l’endorsement del Partito Popolare Europeo. Il rischio è che alla Camera Alta non possa esservi una maggioranza e che dunque il Senato sia spaccato fra una sinistra, un centrodestra e il Movimento 5 Stelle, tre soggetti politici che non amano parlarsi.
L’altra incognita è data dagli Stati Uniti: nonostante il Congresso stia rallentando le attività per le vacanze natalizie, le trattative per la risoluzione del fiscal cliff sono ancora in atto, e non è escluso che il Congresso verrà convocato in sessione straordinaria sotto Natale. Gli analisti, nonostante il continuo rimpallo di responsabilità fra Democratici e Repubblicani, si attendono una soluzione di compromesso che dovrebbe far rallentare l’attività economica, anche se non in modo così marcato come avverrebbe in caso di mancato accordo. La linea di austerità degli USA, dunque, dovrebbe essere più morbida rispetto a quanto temuto.
La Fed, intanto, ha deciso un cambio di paradigma, ponendo come obiettivo della propria politica monetaria non più l’inflazione, bensì il tasso di disoccupazione, che la banca centrale americana vuole al di sotto del 6,5%. A questo fine verranno aumentati gli acquisti in titoli di Stato e obbligazioni garantite da mutui per 45 e 40 miliardi di dollari al mese, una cifra enorme, ma, ha ammonito il capo della Fed, Ben Bernanke, comunque insufficiente a evitare la recessione se il nodo del precipizio fiscale non verrà risolto.
Si attenderanno infine i dettagli circa le politiche di stimolo che il nuovo governo giapponese del liberaldemocratico Shinzo Abe metterà in atto. Il Paese continua a patire un tasso di disoccupazione storicamente elevato, al 4,2%, che indubbiamente appesantisce la crescita economica di un Paese in via d’invecchiamento e dunque con sempre minori persone al lavoro.
L’agenda macroeconomica è piuttosto leggera a causa dell’avvicinarsi per periodo natalizio. Mercoledì attendiamo l’indice IFO che misura il sentiment delle aziende tedesce, atteso in lievissimo rialzo a 102 punti. In Italia si attendono invece gli ordini all’industria, per i quali il consenso prevede un ulteriore calo su base mensile, del 2,3% dopo quello del 4% del mese precedente. Dagli USA arriveranno notizie dal mercato immobiliare, in particolare i nuovi cantieri e i nuovi permessi residenziali rilasciati: l’attesa è per un mercato stabile su livelli comunque piuttosto deboli.
Giovedì sarà la giornata più importante della settimana, con l’uscita del dato sul PIL USA. La crescita economica degli Stati Uniti dovrebbe registrare un aumento su base trimestrale del 2,8%, contro il 2,7% precedente. Come ogni giovedì usciranno anche i dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione, attesi sui minimi della storia più recente, ma in rialzo a 350mila unità. Chiuderanno la giornata il dato sulle vendite di abitazioni esistenti, attese in lieve rialzo, e l’indice dell’attività economica del distretto di Philadelphia, atteso in miglioramento ma comunque in territorio negativo. L’Italia rilascerà le statistiche sulle vendite al dettaglio, attese stabili su base mensile.
Venerdì il dato più importante sarà quello sugli ordini di beni durevoli USA: gli analisti non si attendono una crescita su base mensile. Sarà interessante vedere anche se la la fiducia dei consumatori italiani riuscirà a schiodarsi dai minimi storici: il consenso risponde positivamente, ma non in maniera particolarmente euforica. Dato simile sarà rilasciato dall’università del Michigan per gli USA, e si attende anche in questo caso un lieve rialzo.
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