C’era ovviamente da aspettarselo: la scusa migliore per quanto avvenuto oggi sui mercati finanziari è “c’è un complotto internazionalecontro l’Italia perché [inserisci la tua loggia massonica-satanista-bancaria preferita qui] non vuole libere elezioni”. Se ci credete, potete anche smettere di leggere qui: perdereste solo tempo, perché non c’è un complotto, e soprattutto non è internazionale.
Per gli altri, questi fatti: come da attese, lo spread fra BTP e Bund (che potete leggere qui a destra sul sito, in tempo quasi reale) è tornato sopra quota 353, con un massimo al di sopra dei 360 punti. Partiva da 323. Brutto.
Il tutto avviene con un Bund sostanzialmente fermo: i rendimenti dei BTP sono saliti di circa 30 punti base, implicando che il rendimento è passato dal 4,5% di venerdì al 4,8% di oggi. Lo spread con la Spagna è sceso da 92 a 74 punti. Brutto.
Le borse europee, dopo una mattinata di sangue, hanno chiuso tutte in positivo, con l’esclusione di Bruxelles (-0,1%), Madrid (-0,8%) e con Milano fanalino di coda con un “delizioso” -2,26% (era arrivato a -4%). Brutto.
Ai mercati non è piaciuto quanto è avvenuto nel corso del weekend. E quando parliamo di mercati, intendiamo in massima parte investitori italiani che hanno preferito liquidare le proprie posizioni e mettersi in attesa. Non c’è bisogno di politicizzare questo bagno di sangue, perché i mercati se ne fregano di Berlusconi: al momento è soltanto un rompiscatole disperato perché vedrà i propri consensi sostanzialmente dimezzati rispetto a cinque anni fa.
Quello che ha fatto paura ai mercati è l’incertezza circa l’evoluzione della crisi politica apertasi nei giorni passati. I mercati (ovvero le persone, anche chi non ha un euro investito) non si aspettavano che la legislatura finisse in modo tanto irresponsabile. Si aspettavano un minimo di sobrietà, di serietà, in modo da votare gli ultimi provvedimenti necessari e fare una campagna elettorale aspra, ma in definitiva serena, e magari con una legge elettorale che potesse garantire un po’ di stabilità.
Invece no.
Il ritorno della mummia Berlusconi ha vanificato questa speranza, e ha fatto precipitare la situazione: Monti si è dimesso per senso di responsabilità (oltre che per salvare la pelle). Berlusconi farà una campagna elettorale di sfondamento, ed è l’ultima cosa di cui ha bisogno questo Paese, dunque meglio farla durare il meno possibile.
Questo cambio di paradigma comporta un aumento dell’incertezza circa l’esito delle elezioni: prima c’era un vincitore chiaro, il PD, adesso le carte si stanno mescolando. Stando così le cose ci sono tre partiti che si spartiranno il 70% dei voti, e si tratta di tre partiti (PD, PdL e M5S) che avranno scarse probabilità di parlarsi. Una maggioranza al Senato non è per niente garantita, e con essa la governabilità.
Non solo, ma le carte potrebbero mescolarsi ulteriormente se dovesse nascere il partito di Monti.
Inoltre, quali promesse che non potranno essere mantenute verranno fatte agli italiani? L’abolizione dell’IRPEF sulla prima famiglia? L’IMU sui cavalli? Il bollo auto sugli alberi di Natale? Gli sgravi fiscali sul capitone? Non ridete, perché saranno capaci di tutto. Usciamo dall’euro, patrimoniali (come se non fossimo già tassati a livelli letali), spesa pubblica come se non ci fosse un domani (come se non avessimo già debito pubblico a volontà), controriforma delle pensioni perché c’è gente che non vuole capire che non è vero che un vecchio che va in pensione libera un posto per un giovane, e pensa che tutto sia risolvibile andando in pensione a 40 anni: questa è tutta roba che i mercati li spaventa, perché sono tutti slogan slegati dalla realtà che parlano alla pancia della gente, e non al cervello.
E dopo questa ubriacatura, due possono essere gli esiti: o chi vince rende realtà gli slogan, e l’Italia esplode; o non lo fa, regalando consensi alle opposizioni irresponsabili, magari in un Parlamento che non può reggere una legislatura intera.
Di questo hanno paura i mercati finanziari, cioè le persone che lo compongono: dell’incertezza, del populismo, della stupidità, della confusione istituzionale.
Non certo di un vecchio di ottant’anni, ma solo del caos dell’ignoranza e della disonestà che egli rappresenta, che ha generato mostri (seppur positivi) tutta retorica e poca sostanza come lui (come Grillo, Di Pietro, Vendola, Renzi) e che continua a occupare lo spazio politico che dovrebbe essere appannaggio di una forza liberale e moderata (quindi non sto parlando di Casini).
Essendo questa la situazione, appare piuttosto logico che uno preferisca aspettare l’evolversi degli avvenimenti invece di rischiare di rimanerne travolto. Rimarreste in riva all’oceano con l’allarme tsunami che suona?
Adesso c’è solo da aspettare l’evoluzione della tempesta: a conti fatti e senza grosse novità, nel breve periodo (almeno un mesetto), lo spread dovrebbe girare fra 360-410, ovvero in rialzo di 50-100 punti rispetto alla chiusura del 5 dicembre, quando ha cominciato a venir meno il vecchio “effetto Monti“. Tutto il resto dipenderà dalla campagna elettorale, a partire dal nuovo anno.
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Che tristezza
Caro olandese volante, ho la fortuna di avere una figlia che vive in Olanda e mi sto preparando a raggiungerla. Mia figlia ha scelto (in modo molto choosy) di vedere riconosciute le sue capacità e il suo merito pur essendo figlia di nessuno. Ora ha perso molti amici italiani che la accusano di non capire la loro posizione grillina. I coetanei trentenni di mia figlia hanno votato Grillo tra le altre cose anche con questa motivazione (che cito alla lettera):” L’unico che garantisce un reddito di cittadinanza e propone di ridurre l’orario di lavoro a 30 ore”.
Ai miei coetanei dico: dove e quanto abbiamo sbagliato per aver tirato su una generazione di tali PARASSITI? Nemmeno si rendono conto che i risparmi di papà e nonno, che ora servono a mantenerli, presto andranno in fumo.
È una storia che parte da lontano e che giunge all’apice nell’epoca del Grande Fratello, in cui puoi diventare famoso e magari ricco senza alcun impegno.
Grillo non fa altro che offrire qualcosa di simile (reddito garantito con poco lavoro) che si aggiunge ad un problema vero, il dramma delle generazioni più giovani che non trovano lavoro e che rischiano di non trovarlo mai.