Riassumendo:
- La Tobin Tax allontana molte transazioni dai mercati (specie quelli italiani, che vengono presi in considerazione praticamente dai futuri soggetti passivi d’imposta, ovvero gli italiani), facendo venir meno molta liquidità. Meno liquidità significa più volatilità, ovvero i mercati si muoveranno ancora più pazzamente di prima;
- Crea disoccupazione fra chi investe sui mercati professionalmente, fra chi fa consulenza e supporto per il risparmio (broker, impiegati di banca) e chi lavora nella finanza in generale, senza però manco sfiorare le grandi banche, hedge fund e cattivoni simili, che non dovranno fare altro che licenziare gli impiegati italiani per assumerne altri a Londra, Amsterdam, Francoforte, eccetera;
- I capitali passeranno dall’Italia all’estero, sicché sarà molto più complicato per le imprese italiane trovare fondi per nascere, espandere e sopravvivere, e già ora non è che sia così facile. Ci saranno licenziamenti anche in settori non finanziari;
- E nuovi disoccupati significa meno consumi, che significa altre imprese in difficoltà e altri licenziamenti;
- Sarà più costoso per le imprese coprirsi da vari tipi di rischio, visto che i derivati vengono usati anche a fini di hedging, sono solo di speculation;
- Sarà più costoso per le imprese emettere titoli per finanziare progetti, benché l’emissione dei medesimi non sarà soggetta a Tobin Tax, in quanto quando un investitore compra uno strumento finanziario vuole anche sapere che se le cose vanno male o semplicemente se gli serviranno soldi in futuro,egli potrà vendere facilmente lo strumento sul mercato secondario, dove però la Tobin Tax si paga: il maggiore costo del finanziamento indurrà molte imprese a lasciar perdere, facendo venire meno innovazione e posti di lavoro, se non a chiudere baracca e burattini e delocalizzare;
- Il maggiore costo di finanziamento collegato all’introduzione della Tobin Tax si evince anche dal fatto che il governo ne ha escluso l’applicazione sui titoli di Stato: se non sono sicuro di poter rivendere i miei BOT nel caso in cui mi servono soldi per comprare i libri di scuola a mio figlio, io quei BOT non me li compro, facendo così salire il costo del debito pubblico (per una semplice questione di domanda/offerta che spero di non dover spiegare). Lo stesso accadrà per le obbligazioni corporate, quelle delle imprese;
- E visto che i titoli di Stato sono esenti da Tobin Tax, la medesima non servirà a fermare la “speculazione”; e se pure non fossero esenti, allo speculatore basterebbe andare all’estero (se non c’è già) per “attaccare” l’Italia e non pagare una sterlina di Tobin Tax;
- Lo Stato incasserà meno tasse, visto che il gettito minuscolo della Tobin Tax verrà divorato più e più volte dal welfare per sostenere i nuovi disoccupati e dal minore gettito proveniente da IRPEF degli ex-lavoratori, dalle imposte sul capital gain e IRES delle imprese (per le quali la Tobin Tax rappresenta un costo, quindi deducibile), per non parlare della minore IVA incassata causa minori consumi. Altro buco nelle casse pubbliche, e indovinate a chi alzeranno le tasse per riempirlo? Bravi, ai soliti deficienti che ancora le pagano;
- Gli investitori abbandoneranno Piazza Affari (mercato regolamentato) inizieranno a trattare sempre più i titoli su mercati non regolamentati, nascosti, su cui è più difficile scovare e punire eventuali condotte illecite.
Riassumendo ancora più strettamente, la Tobin Tax è una tassa spietatamente distorsiva dell’economia reale, e lo sarebbe anche se fosse applicata in ogni angolo del pianeta. Con la differenza che se fosse applicata ovunque, le distorsioni sarebbero inferiori; ma se applicata ad un solo Stato o a una sola area economica rischia di decretarne la morte. Giova ricordare il caso svedese: la Svezia introdusse la Tobin Tax, ma nessuno ne seguì l’esempio. Gli svedesi, lavoratori e imprese, pagarono un costo altissimo e furono costretti ad abolirla, tant’è che oggi non vogliono sentire parlare di entrare nella Tobin Tax europea.
Qualcuno mi spieghi perché la Tobin Tax italiana dovrebbe avere un esito diverso, perché non dovrebbe generare disoccupati e buchi di bilancio da coprire aumentando (come al solito) le tasse a chi lavora.
A Panara, semmai dovessi avere una risposta a questo quesito, giuro che offrirò un litro di latte.
Ovviamente, latte di capra.
Se l’articolo ti è piaciuto, puoi incoraggiarmi a scrivere ancora con una donazione, anche piccolissima. Grazie mille in ogni caso per essere arrivato fin quaggiù! Dona con Paypal oppure con Bitcoin (3HwQa8da3UAkidJJsLRfWNTDSncvMHbZt9).
TOOBY FOR PREZ !!
Questo articolo dovrebbe essere stampato in milioni di copie e affisso dalle Alpi a Lampedusa, con fermata obbligatoria a Roma, sede del “boccoglione”, ovvero il coglione della Bocconi.
Sono totalmente d’accordo con te quando ti dichiari perplesso sulla possibilità che anche gli altri Paesi europei, Germania in primis, vogliano distruggere per legge la propria piazza finanziaria. Ma ce li vediamo i Tedeschi (ma anche i Francesi, gli Spagnoli ecc.) che per legge distruggono l’EUREX, uno dei tre maggiori mercati dei derivati al mondo ?
Alla peggio faranno come Hollande, una piccola tassa NON SULLE TRANSAZIONI, spacciata però come tale tanto per accontentare i talebani.
In Italia, al contrario, non è chiaro se per incompetenza o per calcolo, ci avviamo all’annientamento della Borsa.
La gente comune, opportunamente disinformata, crede la crisi sia originata dalle borse regolamentate ed in particolare dalla insignificante Borsa di Milano !!!
Visto che siamo nella patria dell’incertezza del diritto, vorrei porti un quesito sulla assurda via italiana alla tassazione delle transazioni finanziarie.
L’articolato della legge italiana è abbastanza confuso ed eccessivamente conciso e riprende malamente i contenuti della direttiva europea. In particolare, la proposta europea riguarda gli “enti finanziari” e non certo i privati cittadini. In quella proposta, gli enti finanziari soggetti all’imposta vengono individuati in base al cosiddetto “principio di residenza”.
La legge italiana non distingue tra privati cittadini ed enti finanziari ed applica indiscriminatamente il “principio di residenza” a tutti, senza dare chiare esplicazioni né fare dovute distinzioni, creando così il solito mostro giuridico. Infatti, una delle possibili e più gettonate e demenziali interpretazioni della legge è la seguente:
1 – se un pensionato fiscalmente residente in Italia compra oggi cento azioni ENI e le rivende fra un anno pagherà la tassa, sia all’acquisto che alla vendita. Se un hedge fund, fiscalmente non residente in Italia, compra e vende centomila azioni ENI cento volte al giorno non pagherà nulla.
2 – se un piccolo trader, con residenza fiscale in Italia, compra un derivato trattato su una borsa non italiana (su cui non c’è alcuna tassa sulle transazioni) dovrà comunque pagare la tassa. Ovvero, la legge italiana riesce ad imporre tasse su transazioni all’estero e non già su beni posseduti all’estero. E’ come se il fisco italiano mettesse una tassa sulla compravendita di un immobile a Parigi oltre che sul possesso di quell’immobile.
Ti sembra l’interpretazione corretta ?
Grazie e complimenti
Grazie per il tuo bel commento.
L’interpretazione è ovviamente corretta, ma credo di aver letto pure di peggio in quella legge, ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?). Io in primo luogo non ce li vedo certi intermediari diventare sostituti di imposta: costa troppo. Sicché certi se non tutti i marketmaker diranno ai propri clienti: «Fatti vostri», o al massimo chiudono baracca e burattini e se ne vanno. In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.
Ma poniamo pure il caso che io venda un’azione a un tizio all’estero: anche lui dovrebbe pagare la tassa, perché io sono italiano. E se non la paga che succede? Si annulla l’operazione anche a lui?
A me la Tobin Tax così come congegnata più che un mostro giuridico, pare semplicemente ridicola.
“.. ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?)
In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.”
Ma ce lo immaginiamo la Cassa di Compensazione e Garanzia che annulla un’operazione sui futures per “mancato versamento dell’imposta” ???
La neurodeliri a Palazzo Chigi, D’URGENZA !!!
Ma questa tassa non creerà semplicemente un mercato parallelo con transazioni fittizie, senza passaggi di titolarità fra gli attori?
I mercati paralleli ci sono già, si chiamano MTF. Chi-X, per dirne uno, già assorbe un quarto dei volumi europei.
Il rischio è che la liquidità si sposti sempre più nelle dark pools, dove è più difficile capire come si formano i prezzi, a discapito dei mercati “ufficiali” più trasparenti ma lasciati semideserti, che si limiteranno a prendere i prezzi dagli altri MTF, dove operano perlopiù i grandi attori.