[Economics for dummies] La Tobin Tax e l’economia irreale

Questi ultimi [i derivati] in particolare, per lo più non regolamentati, sono solo per meno di un quinto legati ad operazioni reali, ovvero a coperture sulle oscillazioni dei tassi di cambio e dei tassi di interesse. Il resto è speculazione purissima.

Qui rientriamo nel concetto di liquidità che abbiamo già affrontato 1500 parole fa. Ripetiamolo: un mercato è liquido se un tizio qualsiasi può scambiare qualcosa in grande quantità, in poco tempo e con poca spesa. Appare logico e consequenziale che più gente c’è sul mercato, più è facile  scambiare, tanto è vero che più un mercato è concorrenziale, più tende ad essere efficiente.

Torniamo indietro di 4 anni: in questo articolo spiegavo (fra le altre cose) perché i future hanno soppiantato i contratti forward. In poche parole, perché i future sono standardizzati e sono più facili da scambiare. È lo stesso motivo per cui non esistono banconote da sette euro: sono una rottura di scatole.

Facciamo un salto in avanti a 500 parole fa. Immaginiamo che sul mercato esistano contratti derivati standardizzati da 1000. La nostra azienda può scegliere di prendere un contratto derivato (forward) da 100000 oppure cento contratti derivati (future) da 1000. Secondo voi, per un dato livello di prezzo, è più facile trovare un solo soggetto che scambi un solo contratto da 100000 o cento (pure meno, purché più di uno) soggetti desiderosi di scambiare cento contratti da 1000? Riformulo la domanda per i paninari di turno: in un frigorifero è più facile trovare Guernica o un litro di latte?

[E sia chiaro, qui tralasciamo casi più realistici, in cui magari l’azienda vorrebbe scambiare 145000 o 32000 o 1647000].

Ora supponiamo che la Tobin Tax azzeri la speculazione altissima, purissima, levissima. TRAC, sparisce l’80% del mercato. Secondo voi, trovare cento soggetti disposti a scambiare cento contratti per un dato prezzo è più facile o più difficile ora che c’è la Tobin Tax? Riformulo la domanda: se ci fosse una sola mucca su tutto il pianeta, comprare un litro di latte sarebbe più facile o più difficile?

Ma non è solo più difficile: è pure più costoso, e non solo in termini di tempo. Qui purtroppo devo essere più tecnico, ma cerco di rendere tutto ai minimi termini.

Ogni cosa scambiata sui mercati ha due prezzi: uno è Ask (oppure Offer), l’altro è Bid. Il Best Ask è il miglior prezzo a cui posso comprare, il Best Bid è il miglior prezzo a cui posso vendere. Ad esempio, poniamo il caso (semplificando moltissimo) che l’euro contro il dollaro abbia come Bid 1,29 e come Ask 1,39. Questo significa che se voglio vendere adesso, devo farlo a 1,29; se voglio comprare adesso, devo farlo a 1,39. Cosa significa? Significa che da qualche altra parte del mondo c’è qualcuno che è disposto a comprare a 1,29 e qualcun altro che è disposto a vendere a 1,39.

Notate subito una cosa: nel momento stesso in cui io compro o vendo mi ritrovo in perdita per 10 centesimi (da moltiplicare per la quantità acquistata o venduta). Quello (si chiama Bid-Ask Spread) è un costo che l’investitore deve sostenere e sperare poi di riuscire a coprirlo.

In un mercato molto liquido, ovvero con moltissimi partecipanti, il Bid-Ask spread è ridottissimo, perché è molto probabile che qualche partecipante decida di fare migliori proposte di acquisto o di vendita. Ad esempio, qualcuno potrebbe essere disposto a vendere a 1,30, qualcun altro a 1,38, sicché lo spread (e quindi il costo per l’investitore) si riduce. E sappiate che questa cosa (la riduzione degli spread) fa incazzare le banche, che guadagnano un sacco dagli spread molto larghi: fino a qualche anno fa le borse statunitensi erano piene di frazioni. Le azioni si potevano comprare a un dollaro e un ottavo, o tre dollari e tre quarti, eccetera. Lo spread minimo insomma era di 12,5 centesimi, e le grandi banche d’affari si incazzarono di brutto quando le borse passarono ai centesimi, sicché lo spread poteva pure essere di un solo centesimo, a tutto vantaggio degli investitori.

Infatti uno dei mercati preferiti dagli investitori è il cross EURUSD: è liquidissimo (= ci sono moltissimi partecipanti di tutte le “taglie”), e infatti gli spread sono ridottissimi, ad esempio 0,007 centesimi (o se preferite, 0,00007 euro). Questo significa che ci sono moltissime persone disposte a comprare o vendere ad ogni livello di prezzo, ovvero ad ogni millesimo di centesimo. Per la nostra solita azienda, trovare quei centomila euro da comprare contro il dollaro è una bazzecola.

Oggi.

Domani no: la Tobin Tax allontanerà molti soggetti dal mercato (l’80% del volume abbiamo detto), e di conseguenza gli spread si allargheranno, rendendo ancora più costoso per chi non fa “speculazione purissima” (qualunque cosa voglia dire) coprirsi da uno fischio di rischio d’impresa e “maledetto il giorno in cui ho venduto roba agli americani”. Intanto le banche lucrano sugli spread. Contenti? (( Per amor di precisione, il mercato del cross EURUSD è troppo grande per essere influenzato dalla Tobin Tax italiana, e così per tutti i mercati internazionali: chi ci perderà sarà il mercato italiano, già di suo affamato di capitali e perciò insignificante. ))

Voglio evidenziare alcun parole dalla frase citata sopra:

[i derivati vengono scambiati su mercati] per lo più non regolamentati

Si sappia che la Tobin Tax sposterà i capitali in quei mercati più opachi, sicché sarà più facile per gli “speculatori” fare il bello e il cattivo tempo. La liquidità attira la liquidità, e se questa sparisce dai mercati regolamentati, semplicemente si sposterà su quelli non regolamentati, per non dire nascosti.

Niente moralismi quindi ma la ricerca di un equilibrio che oggi non c’è.

Che frasso significa? I mercati più sono liquidi e più sono in equilibrio. In ogni singolo istante. Sui mercati, in un dato momento, il prezzo di una cosa è “giusto” finché non giungono nuove informazioni che cambiano tale prezzo. Facebook martedì 23 ottobre valeva 19,50 dollari ad azione, e il prezzo era giusto. Poi s’è scoperto che questa bolla coi riccioli fa meno schifo del previsto, e il giorno dopo ne valeva 23,50, e il prezzo è comunque giusto. Di che equilibrio parliamo? Del sistema economico? Qui c’è da capire come rendere i prezzi meno informativi possa migliorare l’equilibrio del sistema economico.

È come la barzelletta di quelli a cui non piace che i mercati scendano e allora si vietano le vendite. Citofonare Consob.

Panara poi ci spiega a quali condizioni la Tobin Tax riporterà questo fantomatico equilibrio.

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6 Comments

  1. TOOBY FOR PREZ !!

    Questo articolo dovrebbe essere stampato in milioni di copie e affisso dalle Alpi a Lampedusa, con fermata obbligatoria a Roma, sede del “boccoglione”, ovvero il coglione della Bocconi.
    Sono totalmente d’accordo con te quando ti dichiari perplesso sulla possibilità che anche gli altri Paesi europei, Germania in primis, vogliano distruggere per legge la propria piazza finanziaria. Ma ce li vediamo i Tedeschi (ma anche i Francesi, gli Spagnoli ecc.) che per legge distruggono l’EUREX, uno dei tre maggiori mercati dei derivati al mondo ?
    Alla peggio faranno come Hollande, una piccola tassa NON SULLE TRANSAZIONI, spacciata però come tale tanto per accontentare i talebani.
    In Italia, al contrario, non è chiaro se per incompetenza o per calcolo, ci avviamo all’annientamento della Borsa.
    La gente comune, opportunamente disinformata, crede la crisi sia originata dalle borse regolamentate ed in particolare dalla insignificante Borsa di Milano !!!

    Visto che siamo nella patria dell’incertezza del diritto, vorrei porti un quesito sulla assurda via italiana alla tassazione delle transazioni finanziarie.
    L’articolato della legge italiana è abbastanza confuso ed eccessivamente conciso e riprende malamente i contenuti della direttiva europea. In particolare, la proposta europea riguarda gli “enti finanziari” e non certo i privati cittadini. In quella proposta, gli enti finanziari soggetti all’imposta vengono individuati in base al cosiddetto “principio di residenza”.
    La legge italiana non distingue tra privati cittadini ed enti finanziari ed applica indiscriminatamente il “principio di residenza” a tutti, senza dare chiare esplicazioni né fare dovute distinzioni, creando così il solito mostro giuridico. Infatti, una delle possibili e più gettonate e demenziali interpretazioni della legge è la seguente:
    1 – se un pensionato fiscalmente residente in Italia compra oggi cento azioni ENI e le rivende fra un anno pagherà la tassa, sia all’acquisto che alla vendita. Se un hedge fund, fiscalmente non residente in Italia, compra e vende centomila azioni ENI cento volte al giorno non pagherà nulla.
    2 – se un piccolo trader, con residenza fiscale in Italia, compra un derivato trattato su una borsa non italiana (su cui non c’è alcuna tassa sulle transazioni) dovrà comunque pagare la tassa. Ovvero, la legge italiana riesce ad imporre tasse su transazioni all’estero e non già su beni posseduti all’estero. E’ come se il fisco italiano mettesse una tassa sulla compravendita di un immobile a Parigi oltre che sul possesso di quell’immobile.

    Ti sembra l’interpretazione corretta ?

    Grazie e complimenti

    1. Grazie per il tuo bel commento.

      L’interpretazione è ovviamente corretta, ma credo di aver letto pure di peggio in quella legge, ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?). Io in primo luogo non ce li vedo certi intermediari diventare sostituti di imposta: costa troppo. Sicché certi se non tutti i marketmaker diranno ai propri clienti: «Fatti vostri», o al massimo chiudono baracca e burattini e se ne vanno. In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.

      Ma poniamo pure il caso che io venda un’azione a un tizio all’estero: anche lui dovrebbe pagare la tassa, perché io sono italiano. E se non la paga che succede? Si annulla l’operazione anche a lui?

      A me la Tobin Tax così come congegnata più che un mostro giuridico, pare semplicemente ridicola.

      1. “.. ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?)
        In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.”

        Ma ce lo immaginiamo la Cassa di Compensazione e Garanzia che annulla un’operazione sui futures per “mancato versamento dell’imposta” ???
        La neurodeliri a Palazzo Chigi, D’URGENZA !!!

  2. Ma questa tassa non creerà semplicemente un mercato parallelo con transazioni fittizie, senza passaggi di titolarità fra gli attori?

    1. I mercati paralleli ci sono già, si chiamano MTF. Chi-X, per dirne uno, già assorbe un quarto dei volumi europei.

      Il rischio è che la liquidità si sposti sempre più nelle dark pools, dove è più difficile capire come si formano i prezzi, a discapito dei mercati “ufficiali” più trasparenti ma lasciati semideserti, che si limiteranno a prendere i prezzi dagli altri MTF, dove operano perlopiù i grandi attori.

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